Giacomo Grosso in mostra a Torino, dalla Nuda alla Sacra Famiglia

Torino, 28/09/2017.

Tra i quadri più noti c’è sicuramente La nuda, che fu esposta per la prima volta alla Triennale di Torino nel 1896 e che suscitò un nugolo di polemiche, le quali ebbero l’unico effetto di aumentare la fama del suo autore: Giacomo Grosso. Il talento del pittore torinese, nato a Cambiano nel 1860, era già cristallino. La pennellata dolce, i colori ovattati, la potenza dirompente dei soggetti.

La Nuda, infatti, arrivò un anno dopo il Supremo convegno, esposto alla Biennale di Venezia (1895). L’opera rappresentava un gruppo di donne nude poste intorno alla bara di Don Giovanni. Tanto bastò per scatenare le ire del Patriarca di Venezia, il futuro Papa Pio X, “scandalo” che anche in quel caso diede fama al pittore torinese, se uno scrittore come Antonio Fogazzaro decise di intervenire pubblicamente in sua difesa.

Ma Giacomo Grosso era soprattutto un uomo di cultura, apprezzato dall’aristocrazia piemontese e amante degli arredi settecenteschi, noto a livello europeo e internazionale, che lavorò a Buenos Aires e divenne Senatore della Repubblica italiana nel triste periodo del regime fascista.

Il giusto tributo al suo lavoro artistico gli viene reso da una mostra a lui dedicata, che apre giovedì 28 settembre per proseguire fino al 28 gennaio, organizzata da quattro enti differenti (anche questo, di per sé, è un avvenimento): Fondazione Accorsi-Ometto, Comune di Cambiano, Palazzo Madama e Accademia Albertina di Belle Arti.

La mostra rappresenta il secondo appuntamento del ciclo I Maestri dell’Accademia Albertina e, per la prima volta dopo i primi anni Novanta, riunisce oltre cento quadri del pittore torinese.

Diverse collezioni private hanno prestato numerose opere (quasi la metà del totale), ma a completare l’esposizione ci sono le collezioni degli enti organizzatori. Il Comune di Cambiano, ad esempio, esporrà Il Pater Noster (1934) e il Ritratto di Giuseppe Verdi (1902), fra gli altri.

Le opere di Giacomo Grosso, tuttavia, sono presenti anche in musei di fama come la GAM di Torino, che ne presterà alcune, tra cui Ritratto di signora del 1920.  Dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, poi, arriveranno Signora in aperta campagna (1889) e Ritratto della contessa Daisy de Robilant Francesetti di Malgrà (1897).

Un viaggio nell’opera di Grosso suddiviso tra i quattro enti coinvolti. Ognuno di essi, infatti, esporrà una parte della mostra con le medesime date, eccezion fatta per Palazzo Madama, dove chiuderà in anticipo rispettoagli altri, il 23 ottobre.

Per entrare nel mondo di Giacomo Grosso e conoscere la sua figura di uomo d’arte, poi, la mostra sarà accompagnata da un ciclo di conferenze tenute da storici e curatori.

Il 5 ottobre. a Palazzo Madama, la storica dell’arte Clelia Arnaldi di Balme terrà una conferenza dal titolo La cornice d’alcova e gli arredi del Settecento nello studio di Giacomo Grosso (ore 17.30). Altre tre conferenze, tra il 7 ottobre e il 25 novembre, saranno ospitate dalla Fondazione Accorsi-Ometto, mentre il 14 ottobre sarà la Biblioteca del Comune di Cambiano a ospitare una conferenza di carattere biografico: Giacomo Grosso, dagli anni dell’adolescenza allo scandalo veneziano, con lo storico dell’arte Gian Giorgio Massara (ore 17.00).

Tra l’11 novembre e il 5 dicembre, infine, gli incontri si terranno presso la Sala azzurra dell’Accademia Albertina di Belle Arti. 

Di Paolo Morelli

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