Eutanasia sì o no? Marco Cappato: «Ognuno deve avere il diritto di scegliere»

Torino, 29/05/2017.

«Il problema non è: "Sì o No" all'eutanasia, ma eutanasia legale contro eutanasia clandestina. Nessuno ritiene che ci sia una scelta migliore di altre, ma credo che ciascuno deve avere diritto di scegliere».

Diritto di scegliere, su queste parole ruota l'argomentazione di  Marco Cappato, Radicale e dell'associazione Luca Coscioni, sul tema del fine vita.

Dopo il "suicidio assistito" di Dj-Fabo, accompagnato in una clinica in Svizzera proprio da Cappato, l'argomento è tornato di prepotente attualità, la Camera ha da poco approvato una proposta di legge sul testamento biologico, che deve ancora passare in Senato e l'opinione pubblica si divide tra favorevoli e contrari.  

Dal perché serve una legge sull'eutanasia, a cosa è cambiato nel tempo rispetto a questo tema, passando per Eluana Englaro e Dj Fabo, fino all'incontro con chi soffre, Cappato - che lunedì 29 maggio alle 21 interviene al Circolo dei Lettori di Torino in un incontro voluto dall'Università torinese sul tema Diritto e diritti alla fine della vita - ci ha raccontato il suo punto di vista su un tema così spinoso, su cui è difficile pronunciarsi in maniera netta, ma dove ascoltare è sempre la soluzione migliore.

Perché l’Italia ha bisogno di una legge sul fine vita?
«Una legge c'è già, è il codice penale dell'epoca fascista che condanna al carcere l'aiuto al suicidio e l'omicidio del consenziente, senza fare distinzioni per persone affette da malattie irreversibili e sofferenze insopportabili. La criminalizzazione dell'eutanasia porta all'eutanasia clandestina e all'accanimento terapeutico».

Quali sono i passi importanti che il Parlamento deve fare e perché, in questa direzione?
«In questa legislatura c'è da approvare la legge sul testamento biologico, per rendere effettivo l'obbligo costituzionale di rispettare la volontà del paziente che vuole interrompere le terapie o lasciare disposizioni per quando non sarà più in grado di intendere e di volere».

Quali sono le conseguenze sulle persone di questo vuoto legislativo?
«Chi è fortunato di capitare con i medici giusti o chi ha le condizioni di salute ed economiche per andare all'estero, trova solitamente una soluzione. Gli altri subiscono situazioni che non vorrebbero».

Cosa pensa della proposta di legge passata alla Camera?
«È un passo avanti. Nella prossima legislatura si dovrà discutere anche di eutanasia».

Nel presentare il suo intervento al Circolo dei lettori, scrive che: «I prossimi passaggi parlamentari della legge sul testamento biologico sono un'occasione per riconnettere Parlamento e società», perché?
«Tutti i sondaggi confermano che i cittadini sono pronti a legalizzare sia il testamento biologico che l'eutanasia. I partiti, invece, hanno paura e rimangono indietro».

Perché oggi portare avanti i concetti di autodeterminazione terapeutica e eutanasia è così importante? Cos’è cambiato rispetto a 30 anni fa quando, forse, non ci si poneva il problema?
«Il processo del morire è sempre di più un processo lungo, che può durare mesi o anche anni. Dunque, è sempre più importante poter scegliere».

Lei ha incontrato diverse persone che non ce la facevano più a vivere, ultimo Dj-Fabo, cosa li porta a scegliere questa strada?
«Ognuno ha le proprie personalissime motivazioni, che credo sia impossibile davvero comprendere se non ci si trova in quelle situazioni. La parola che solitamente dà meglio l'idea è "sofferenza"».

Per aiutarle lei mette a rischio la sua libertà, perché lo fa?
«Per aiutarle e per aiutare i Parlamentari ad avere il coraggio di prendere delle decisioni».

Il padre di Eluana Englaro in un’intervista al Corriere della Sera ha sottolineato le differenze tra il caso di Eluana e quello di Di-Fabo: «Eluana aveva chiesto “lasciate che la morte accada”. Questo ragazzo chiede: “Uccidetemi”. Quello di mia figlia era diritto all’autodeterminazione, questa è eutanasia. È molto diverso», Cosa ne pensa?
«Sicuramente sono due casi molto diversi. Penso che però riguardino lo stesso diritto: quello a decidere su se stessi».

Qual è la linea di discrimine tra il sì e il no all’eutanasia?
«Il problema non è: "si o no" all'eutanasia, ma eutanasia legale contro eutanasia clandestina. Nessuno ritiene che ci sia una scelta migliore di altre, ma credo che ciascuno deve avere diritto di scegliere.

Di Rosangela Urso

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