
Roma - Nel tratto più animato e trafficato di via Flaminia, a un passo da piazzale Flaminio, c'è uno strano negozio dove dalle vetrine si intravedono montagne di bambole e pupazzi di ogni epoca e genere che, tra il via vai confuso e caotico della strada, attira l'attenzione dei passanti. Siamo al civico 58A di via Flaminia, davanti alla Casa delle Bambole che, dal 2010, grazie alla tenacia di Pierina Cesaretti, incanta i bambini di ogni età.
La Csaa delle Bambole è un posto magico, che inizia la sua storia nel cuore di Roma, e precisamente nel rione Monti, in via Magnanapoli nel lontano 1939, quando un artigiano iniziò a restaurare giocattoli di ogni genere e fattezza, portando avanti il laboratorio fino al 1987, anno in cui la Pierina Cesaretti, insieme al marito Angelo, acquistano il locale per farne in verità un negozio di souvenir.
I clienti continuavano a portare bambole e pupazzi di ogni sorta per ripararli così, un po' per curiosità e un po' per accontentare i clienti, Pierina inizia a imparare con passione e impegno il mestiere di restauratrice di bambole. Si appassiona talmente tanto che nel corso degli anni diventa la dottoressa delle bambole a tutti gli effetti.
Gli anni passano, le bambole si accumulano e alcune collezioni piano piano prendono forma, con esemplari anche della metà dell'Ottocento e dei primi decenni del Novecento riposte con amore in alcune vetrine all'interno del negozio. È il mondo di Pierina che, mentre cresceva i figli, portava a nuova vita bambole di pezza, plastica e porcellana, cavallucci di legno e pupazzi di ogni forma e fattezza nel suo storico laboratorio di Monti, che poi dovette lasciare. Ma Pierina non demorde e, dopo una lotta estenuante durata alcuni anni, riesce a farsi assegnare il locale di via Flaminia per poter continuare la sua nobile professione.
Purtroppo il mestiere di Pierina, anno dopo anno, ha messo a dura prova le sue mani e le sue braccia rendendo ora alcuni interventi non più possibili, ma il suo negozio-laboratorio è, oggi come ieri, un luogo di pellegrinaggio continuo, dove si entra con un sorriso e con la speranza che la dottoressa delle bambole possa fare il miracolo, ovvero ridar vita a quella bambola, a quel pupazzo a quel piccolo gioco parte preziosa della vita di ognuno.
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