
Roma - In via di Ripetta, a poche decine di metri da piazza del Popolo, ci si imbatte in una macelleria che non può non incuriosire i passanti. Le pareti ricoperte di piastrelle bianche smaglianti con i quadri ben posizionati fanno da cornice al bancone, dove troneggia un vaso di fiori sempre freschi. I vecchi ganci e i vecchi pesi riportano a un mestiere antico, quello del macellaio, che per Annibale, così si chiama la macelleria, e così si chiama il gagliardo proprietario, è un'arte nel vero senso della parola.
Annibale ci accoglie con calore, quel calore tipico dei romani classe '42 che ci fa sentire a casa, tanto da offrirci un buon caffè. Siamo in una macelleria e sembra di essere nel soggiorno di un caro parente che non vediamo da un po'. Annibale ama parlare, ma più che altro ama raccontare il suo mestiere da macellaio, che ha iniziato a conoscere da adolescente, quando l'estate dopo la scuola, invece di andare al mare o in montagna, si andava a imparare un mestiere. E lui andò dal macellaio vicino a casa, e gli piaceva capire i tagli e le carni più pregiate. Annibale amava quello che faceva e amava ascoltare le richieste dei clienti.
Così, nel 1964, Annibale preleva l'antica macelleria di via di Ripetta, nata alla fine dell'Ottocento - come ricorda la targa all'entrata - e ne fa una tra le più ricercate di Roma. Le carni qui sono di prima scelta, provenienti da allevamenti selezionati. Ma poi con il tempo diventa anche un luogo di grande fascino. Sì, perché qui sembra sia passato il meglio del cinema e del teatro italiano.
Con orgoglio, e con un pizzico di malinconia, Annibale ci racconta di quando Giuglietta Masina veniva qui di nascosto da Fellini per fumarsi in pace una sigaretta nel retro bottega, sorseggiando una tazzina di caffè e scambiando due chiacchiere con il macellaio. Di quando Eduardo De Filippo, con la sua notoria severità, veniva a scegliere i pezzi di carne migliori. E poi c'era Luigi Magni, che voleva stare in cassa perché si divertiva tanto a scherzare con i clienti. Ci racconta anche di quando lo stesso Magni, con Vittorio Gassman e Monica Vitti, sono entrati all'improvviso per fargli uno scherzo.
Annibale, il maestro, come lo chiamano tutti, è un fiume in piena e racconta anni ormai lontani, ma che hanno segnato la nostra storia; e mentre parla l'occhio non può non andare su un Leone d'oro che svetta tra i suppellettili bovini posti su una mensola. Il regalo gli era stato donato dal grande e poliedrico scenografo teatrale e cinematografico Pietro Zuffi, che nel 1954 alla Scala realizzò le scene e i costumi per l'Alceste di Gluck, con protagonista Maria Callas.
La macelleria Annibale è uno di quei luoghi magici che raccontano con ironica malinconica la storia di quella Roma che fu e di cui non vogliamo perderne le tracce.
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