
Roma - È un colpo al cuore leggere che a Roma, la Trattoria Settimio al civico 117 di via del Pellegrino, a un passo da piazza Campo de' Fiori, ha abbassato le saracinesche dopo 90 anni. A breve però lo storico locale riprenderà vita grazie a uno degli interpreti più quotati della cucina romana, già al timone della Trattoria da Cesare al Casaletto, Leonardo Vignoli.
Anche se Settimio rimarrà sempre una trattoria, e quasi sicuramente con lo stesso storico nome, l'idea che Mario e Teresa, con la loro solarità romana, non saranno più lì ad accogliere i loro clienti e a cambiare il menu, mette tristezza.
Aperta nel 1932, la Trattoria Settimio, dal capostipite, passa poi al figlio Mario Zazza, oggi 81 anni, che con la moglie Teresa lo ha reso un posto unico. Con quel menu fisso che cambiava tutti i giorni, Settimio aveva conquistato personaggi come Renato Guttuso, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Mario Monicelli e Carlo Verdone.
Per chi ha avuto la fortuna di fermarsi da Settimio almeno per un pranzo o una cena, sa bene che qui le polpette erano squisite, forse seconde solo a quelle delle nonne, per non parlare delle verze, degli agretti e di quelle mele cotte con la cannella che inebriavano i palati con quel sapore antico e semplice tipico dei giorni di festa.
Come si legge in giro sui social, effettivamente con la chiusura di Settimio in via del Pellegrino «un pezzo di Roma se ne va». Un altro pezzo che si aggiunge a quelli già andati via per sempre, e con loro quella romanità sorniona e verace che ha caratterizzato un'epoca che non ritornerà mai più.