Ottobre 22, con Renato Sarti e Fabio Zulli

Laila Pozzo
Teatro della Cooperativa Cerca sulla mappa
DA Venerdì28Ottobre2022
A Domenica13Novembre2022

Dal 28 al 30 ottobre e dal 3 al 13 novembre 2022 va in scena in prima nazionale al Teatro della Cooperativa di Milano lo spettacolo Ottobre 22 di Sergio Pierattini, la nuova produzione in cui Renato Sarti ha collaborato sia con Sergio Pierattini, autore del testo, sia con lo storico Mimmo Franzinelli per ricostruire, a cent’anni di distanza, le vicende che hanno portato alla Marcia su Roma e per cercare di comprendere come l’analisi di quell’evento possa in qualche maniera essere d'aiuto oggi per evitare pericolose derive antidemocratiche.

Ottobre 22 racconta gli eventi che resero possibile, nel contesto della grave crisi politica e sociale del 1922, la Marcia su Roma. Un dramma a due personaggi che indaga le contraddizioni e l’incapacità di una classe politica che consegnò il paese al fascismo. Il testo si concentra sulla figura di Luigi Facta, l’ultimo presidente del Consiglio prima di Mussolini. Fu infatti questo liberale di vecchio stampo, fidato discepolo di Giolitti, ma bollato dalla maggioranza degli storici come incapace e inetto, che ebbe in mano, insieme a Re Vittorio Emanuele, le sorti del paese nel pieno dell’insurrezione fascista che precedette la chiamata a Roma di Mussolini da parte del sovrano e il successivo arrivo delle colonne in marcia verso la capitale.

La mancata firma del re al decreto di assedio che avrebbe messo fuori legge Mussolini e fermato definitivamente le schiere fasciste è uno dei punti nevralgici della storia italiana sul quale ancora oggi ruotano molti degli interrogativi degli storici. Eppure, al suo arrivo a Roma la sera del 27 ottobre, Vittorio Emanuele aveva espressamente dichiarato allo stesso Facta che Roma avrebbe dovuto essere difesa ad ogni costo (questa affermazione, comportava, almeno nell’interpretazione del ministro della Guerra, Soleri, manifestamente l’adozione dello stato d’assedio). Facta aveva, con maggior fermezza, dichiarato ad uno dei suoi ministri che i fascisti avrebbero dovuto farlo a pezzi prima di arrivare alla capitale. Perché allora quel decreto non fu firmato? Quando, tempo dopo, il deputato Egidio Fazio chiese a Facta delucidazioni su quello che era avvenuto durante l’incontro che vide la revoca dello strumento che avrebbe fermato Mussolini, l’ex presidente del Consiglio dichiarò che non avrebbe mai rivelato il contenuto del dialogo che era intercorso con il sovrano neanche se messo davanti ad un plotone di esecuzione.

Nella finzione drammaturgica questa spavalda evocazione si materializza nella pistola puntata su Facta da un giovane invalido, vittima della violenza squadrista. L’azione, espressione di quello che appare come un sequestro, si snoda, dopo le prime battute di un disorientato Facta, in un serrato processo non solo all’operato dell’uomo chiamato per ben due volte alla guida dei governi che precedettero l’avvento di Mussolini, ma all’intera classe politica liberale e democratica che non seppe per incapacità o non volle, per bieco opportunismo, opporsi all’avanzata fascista. Facta sembra per lunga parte del dramma un politico consumato e ribatte colpo su colpo alle accuse del giovane. La maschera di brav’uomo prestato suo malgrado alla politica e di strenuo difensore delle istituzioni e della legalità è tuttavia messa continuamente in discussione dalle incalzanti accuse del giovane, fino a svelare gli aspetti contraddittori e ambigui del suo operato politico.

Il distacco tra la persona ficta che il politico piemontese ha costruito di sé e che propone al giovane interlocutore e la sua natura doppiogiochista, intenta a tessere, nei giorni precedenti l’arrivo di Mussolini, un’improbabile trattativa con lo stesso nella vana speranza di essere ancora a capo di un esecutivo, ha una forte valenza drammaturgica e si trasforma in violenta lacerazione con l’incalzare dell’accusa più grave: quella di essere stato colui che ha convinto il re a non firmare il decreto di assedio e di essere in fondo un complice consapevole di Mussolini. Quando con l’ennesima ed ultima piroetta dialettica Facta riesce a respingere quest’ultimo assalto, un inaspettato e tragico epilogo mette fine al confronto. La scena finale dà un’ulteriore chiave di interpretazione del personaggio, quando, all’indomani di una notte popolata da brutti sogni, lo si ritrova a fianco di un giovane dalle stesse sembianze del protagonista del suo incubo. È l’agosto del 1924 ed il giovane segretario gli annuncia la notizia del ritrovamento del cadavere di Giacomo Matteotti.

Sul palco Renato Sarti, nei panni di Facta, e Fabio Zulli, nel duplice ruolo del giovane sequestratore e del segretario del politico piemontese. Nato dalla collaborazione tra Renato Sarti e Sergio Pierattini, il progetto s’inserisce all’interno dell’attività del Teatro della Cooperativa, che pone la memoria storica come uno degli elementi cardine delle sue produzioni e da sempre si impegna a raccontare eventi cruciali del XX secolo, offrendo lo spunto per una visione differente della storia e delle storie, indagandole, grazie alla ricchezza anche emozionale del linguaggio teatrale, da punti di vista inediti.

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