Helena Parada Kim e Kappao, mostra bipersonale

Galleria Patricia Armocida Cerca sulla mappa
DA Venerdì23Settembre2022
A Venerdì16Dicembre2022

Dal 23 settembre al 16 dicembre 2022 la Galleria Patricia Armocida di Milano (via Argelati 24) ospita la mostra bipersonale di Helena Parada Kim e Kappao. L'inaugurazione è fissata per le ore 19.00 di giovedì 22 settembre; la mostra è poi aperta al pubblico fino a venerdì 16 dicembre in orario 11.30-19.00 dal martedì al sabato, oppure su appuntamento (ulteriori informazioni via email).

Helena Parada Kim (1982) presenta in occasione della sua prima mostra personale in Italia, curata da Tiziana Castelluzzo, quattordici nuovi lavori, cinque tele ad olio su lino e nove dipinti ad olio su carta. Figlia di una infermiera coreana emigrata in Europa dopo la guerra di Corea e di un ex monaco spagnolo, nata e cresciuta in Germania, Helena comincia a dipingere fin dall’infanzia. L’ambiente multiculturale in cui cresce la spinge a cercare di comprendere e conoscere la cultura, la lingua e la storia delle sue radici ed in particolare la cultura del paese di sua madre, la Corea. Mentre frequenta una delle accademie d’arte tedesche più prestigiose a Düssendorf sotto la guida di Peter Doig, si imbatte in uno dei vecchi album fotografici di sua madre e rimane particolarmente colpita da una foto che la ritrae con le sue cinque sorelle, nell’imminenza della partenza per l’Europa, vestite con l’abito tradizionale coreano: l’Hanbok. Ispirata da quella foto che catturava il senso di disperazione di una famiglia che stava emigrando, separandosi per sempre, Helena sceglie proprio l’Hanbok come elemento che meglio rappresenta il tema dell’identità culturale che diventerà centrale nel suo lavoro. Dopo un lungo periodo di ricerca, sviluppa la serie degli Hanbok, dove figure umane appaiono sfumate, sfuocate come lo sono le foto e i ricordi di un vissuto mai sperimentato. Nonostante la sagoma delle mani e della testa, i soggetti scompaiono dentro gli abiti astraendosi e l’abito assurge a simbolo per ritrarre il soggetto e allo stesso tempo, per ricordarlo. Nei sui dipinti l’Hanbok rappresenta un elemento di dignità e di sopravvivenza culturale che resiste alla storia di un luogo geopoliticamente instabile. Helena espande questo concetto nella serie Kyopos, dove ritrae figlie di immigrati coreani in Germania in abiti tradizionali immerse in un contesto esplicitamente occidentale e contemporaneo, nel desiderio di mescolare e confondere le diverse culture, Oriente e Occidente, tradizione e modernità. Questo desiderio di creare un legame tra cultura orientale ed occidentale è anche espresso nella tecnica pittorica utilizzata da Helena che attinge alla ai grandi maestri della tradizione pittorica europea. In particolare Velázquez e Zurbaràn rappresentano una delle principali fonti di ispirazione delle sue opere. 

Kappao (1977) per la sua nuova mostra personale presso la galleria presenta settantotto sculture in ceramica di piccole e medie dimensioni e otto dipinti su tavola. Dopo aver studiato Sociologia alla University of Korea a Seoul, Kappao si trasferisce in Italia per studiare all'Accademia di Brera di Milano. Una volta tornata in Corea prosegue la sua attività scultorea con la tecnica della ceramica, dedicandosi anche alla pittura. La ricerca artistica di Kappao indaga le relazioni umane nella società contemporanea. Fin dalla nascita le persone instaurano relazioni con gli altri e vivono interagendo con famigliari, amici, amanti, colleghi. In questi rapporti ognuno crea le proprie emozioni e la propria personalità, comprende i pensieri e i sentimenti degli altri e stabilisce i confini della vita sociale. L’empatia emotiva che si condivide con le persone vicine, ma anche con gli animali domestici, con gli oggetti e gli spazi a noi familiari, ci permette infatti di essere noi stessi dandoci conforto psicologico. Eppure all’interno della rete di rapporti con il mondo esterno siamo come piccole isole, legate da una sottile linea tratteggiata che ci unisce ma ci mantiene a una giusta distanza l’uno dall’altro. I personaggi in ceramica di Kappao hanno delle espressioni ambivalenti e non facilmente rilevabili, senza una chiara rappresentazione del sesso, dell’età o di altre caratteristiche che possano alludere alla loro identità. Hanno sottili espressioni facciali che sembrano esprimere curiosità, indifferenza, gioia o noia. Appaiono a tratti felici a tratti no, a volte sembrano quasi imbarazzati dalle emozioni che cercano di contenere, senza riuscirci, perché sopraffatti dal momento che stanno vivendo. I loro volti distolgono lo sguardo dallo spettatore, come a voler nascondere i propri pensieri. Attraverso queste espressioni e nella relazione che suscitano nello spettatore, Kappao cerca di catturare l’essenza dei soggetti e delle interazioni tra gli esseri umani, un continuo rimando tra conforto, solitudine e alienazione. Nei dipinti invece, piccoli spazi, giardini segreti, case, uccelli, puledri e alberi sono schierati ritmicamente in un palcoscenico, decorato come un teatro. Oggetti minuti e vari motivi sono disposti giocosamente, simili ai liberi stati immaginativi dell’infanzia. Un’atmosfera di vita casuale e spontanea che conduce ad un viaggio in uno spazio interiore e conforta la mente. Le figure di Kappao rappresentano il ritratto di ciascuno di noi e della complessa psicologia dell’essere umano contemporaneo.

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