Capodanno 2020 in musica con laVerdi e la Nona di Beethoven all'Auditorium di Milano

Studio Hanninen
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Contenuto in collaborazione con laVerdi

Milano, 09/12/2019.

Per il secondo anno consecutivo è il direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, il maestro Claus Peter Flor, a guidare la rivoluzionaria e misteriosa Sinfonia n.9 di Ludwig van Beethoven, capolavoro che ad ogni ascolto riesce a donare emozioni nuove e imprevedibili.

Com’è ormai tradizione da oltre vent’anni, laVerdi brinda al nuovo anno con il suo pubblico e con Milano, intonando le note immortali del prodigioso Inno alla Gioia - esaltante finale della Nona Sinfonia di Beethoven. L'appuntamento è per domenica 29, lunedì 30, martedì 31 dicembre 2019 (sempre alle ore 20.00) e martedì primo gennaio 2020 (ore 16.00) all'Auditorium di Milano.

I quattro appuntamenti all’Auditorium di largo Mahler sono ormai un evento esclusivo e un rito immancabile per la città di Milano, che continua la tradizione consolidata di eseguire il capolavoro di Beethoven in occasione della fine dell’anno come avviene anche a Berlino, Vienna e New York.

A fianco del Maestro di Claus Peter Flor - che aveva diretto la prima edizione del capolavoro beethoveniano nel 1999, in occasione dell’inaugurazione dell’Auditorium di Milano e successivamente nella Stagione sinfonica 2017 de laVerdi - è per la prima volta il maestro Lionel Sow a dirigere il Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi, che nel capolavoro di Beethoven ha un ruolo di primo piano. Un debutto molto atteso quello del giovane direttore d'orchestra e violinista francese, che ha diretto molte formazioni corali e che attualmente è direttore del coro dell'Orchestre di Parigi.

A completare uno scenario d’impatto inimitabile, con circa 200 persone in scena tra musicisti e orchestrali, anche quattro solisti di fama internazionale: il soprano Valentina Farcas, il contralto Christina Daletska e il basso Thomas Laske.

I biglietti per la Nona di Beethoven all'Auditorium di Milano sono in vendita su happyticket a prezzi che variano dai 21 ai 52 euro + diritti di prevendita. Per ulteriori informazioni telefonare al numero 02 83389401.

La Nona sinfonia di Beethoven: storia di un capolavoro

È difficile, per l’ascoltatore dei nostri tempi, capire quanto traumatica possa essere stata per il pubblico contemporaneo a Beethoven l’introduzione di solisti e coro in una sinfonia, fino ad allora appannaggio della sola orchestra. Così come è difficile comprendere la complessità e la meraviglia dell’opera ed in particolare del suo quarto movimento, che si pone di fronte all’uditorio come summa del pensiero, musicale, ma soprattutto umano, del compositore.

L’ultima sinfonia composta da Beethoven fu eseguita per la prima volta a Vienna il 7 maggio 1824 a distanza di dieci anni dall’Ottava Sinfonia, la cui tiepida accoglienza da parte dei critici gli aveva lasciato un po’ di amarezza. Il compositore, ormai completamente sordo, si era dedicato negli anni seguenti alla cameristica, e in particolare all’amato pianoforte, regalando al mondo una serie impressionante di capolavori.

Dedicata A Sua Maestà il Re di Prussia Federico Guglielmo III, la Nona ebbe subito un successo enorme ed è ancora oggi una delle opere più note ed eseguite di tutto il repertorio classico, considerata la più grandiosa composizione musicale mai scritta, il cui testo e spartito sono stati dichiarati dall’Unesco nel 2001 Memoria del Mondo.

Da subito il pubblico comprese appieno la portata del messaggio di Beethoven, di quell’uomo burbero e scontroso che senza arrendersi alle avversità della vita aveva tradotto in musica alcuni princìpi dell’Illuminismo, come la rappresentazione di una tensione finalizzata al raggiungimento della felicità universale, condizione perseguibile nell’esaltazione della fratellanza e nel sincero convincimento della presenza di una Bontà Celeste, di un Essere Supremo che dal caos primordiale fonda un ordine morale a cui ogni uomo è chiamato a contribuire, esercitando virtù come la tolleranza, la giustizia, la fratellanza, la lotta contro i pregiudizi e il diritto di ciascun uomo ad essere felice.

Attraverso l’uso del coro, inoltre, la partitura trasmette con maggiore energia un concetto filosofico, un programma che diviene evidente e definitivamente riconoscibile nell’Inno alla Gioia, il grande finale vocale basato sul testo dell'omonimo poema di Friedrich Schiller. Il tema, riadattato da Herbert von Karajan nel 1972, viene eseguito spesso durante le cerimonie dell’Unione Europea, anche se non è mai stato ufficializzato come inno.

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