Come visitare il Cenacolo di Leonardo? Una dritta per ammirare l'Ultima Cena dal libro Milano Adagio

© Flickr.com / Luca Vanzella
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Milano, 08/11/2019.

Dal 7 novembre 2019 è in libreria Milano Adagio, il nuovo libro di Teresa Monestiroli (Enrico Damiani Editore), una guida volutamente parziale per cittadini frettolosi e disattenti, una passeggiata da flâneur fra giardini e palazzi storici, chiese, bistrot, musei, cinema e panchine in stile adagio urbano alla scoperta del piacere di dedicarsi del tempo anche quando (apparentemente) il tempo non c’è.

Per milanesi in cerca di quiete e per turisti che vogliono uscire dalle rotte più conosciuteMilano Adagio regala il gusto di perdersi dentro l’elegante lentezza della metropoli. Di seguito pubblichiamo un estratto dal libro di Teresa Monestiroli, un consiglio per tutti coloro che vorrebbero visitare il Cenacolo vinciano ma sono intimoriti da code, tempi di attesa biblici e biglietti introvabili.

Una dritta per vedere il Cenacolo

Neanche la folla, comunque contingentata a gruppi di 35 persone per turno, è riuscita a rovinarmi l’emozione di entrare, dopo anni, nel refettorio di Santa Maria delle Grazie per vedere da vicino il fragile capolavoro di Leonardo da Vinci, sopravvissuto per miracolo ai bombardamenti del ‘43 che hanno devastato gran parte del monastero domenicano dove fu dipinto, tra il 1494 e il 1497, per volere del duca di Milano Ludovico il Moro.

Neanche le luci un po’ datate, che lasciano in ombra molti dettagli, in parte sbiaditi dai segni del tempo, hanno ridotto la magia di trovarsi di fronte alla rappresentazione per eccellenza dell’Ultima cena, il dipinto più famoso che c’è in città, l’unico per cui i turisti di tutto il mondo fanno carte false, l’immagine più riprodotta della storia dell’arte, tanto innovativa da diventare già dalla fine del Quattrocento un’icona dirompente.

Fino ad allora, tutte le Cene raffiguravano gli apostoli seduti da una parte del tavolo, insieme a Gesù, con Giuda solo, dall’altra, spalle allo spettatore. Era il momento in cui Cristo identificava il traditore. Leonardo scardina lo schema tradizionale e racconta un altro episodio, più drammatico, quando Cristo annuncia agli apostoli Qualcuno di voi mi tradirà, scatenando una tempesta di sentimenti raffigurati nel volto di ogni personaggio: sorpresa, sgomento, meraviglia, confusione, oggi riconoscibili negli ingrandimenti che si possono ammirare all’uscita del refettorio, lungo un percorso di fotografie che racconta la travagliata storia del capolavoro. Reazioni emotive che affiorano, moti dell’animo cari a Leonardo, inseriti in un’ingegnosa prospettiva che sfonda la stanza dando risalto alla figura di Gesù, al centro.

Il risultato è straordinario. La vulnerabilità dell’opera, un malato grave dagli inizi del Cinquecento, e la difficoltà di vederla - gli ingressi sono a numero chiuso, le vendite aprono di tre mesi in tre mesi e le agenzie turistiche fanno incetta di biglietti - rendono il tutto ancora più affascinante.

Ma come vedere l'Ultima Cena se i posti sono sempre esauriti? La dritta è andare in biglietteria alle 8 del mattino, quando apre: ogni giorno una quota di ingressi viene riservata alla vendita diretta, senza prenotazione, offrendo un biglietto per uno dei turni quotidiani con formule cumulative che comprendono l’ingresso anche ad altri musei della città.

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