Fridays for Future Milano: dentro al movimento che vuole cambiare il sistema

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Milano, 25/10/2019.

20 agosto 2018, piazza del Parlamento, Stoccolma. Una giovane ragazza dalle trecce bionde e lo sguardo fiero siede da sola sulle scale del Riksdag. Tiene in mano un cartello: skolstrejk för klimatet, sciopero scolastico per il clima. Si è ripromessa di sedersi lì, ogni giorno, saltando la scuola, per domandare al governo svedese azioni concrete per contrastare il cambiamento climatico. La protagonista della nostra storia è Greta Thunberg e, se non avete mai sentito il suo nome, dovreste farvi delle domande. 

Un anno fa Greta protestava da sola a Stoccolma. La sua protesta è diventata una manifestazione globale: un anno dopo oltre 7 milioni di persone sono scese nelle piazze di 160 paesi, da New York a Tokyo, da Città del Capo a Roma, per dimostrare contro l’immobilità e l’inattività dei governi di fronte alla morsa del cambiamento climatico che sta uccidendo il pianeta. È stata la più grande manifestazione climatica della storia.

Loro sono i ragazzi di Fridays for Future, movimento internazionale partito dagli studenti che hanno deciso di saltare le lezioni ed invadere le strade con cartelli colorati in mano per chiedere ai potenti del mondo di non rubargli il futuro. I ragazzi di Fridays for Future sono giovani, anzi giovanissimi, coscienti, arrabbiati e determinati, non hanno età né nazionalità ma ogni mese, il venerdì, manifestano per difendere la terra, l’unica casa per il loro, e nostro futuro.

Abbiamo fatto una chiacchierata con due di loro: Sarah Brizzolara ha 23 anni, studia lettere moderne, Andrea ne ha 26, ed ha appena finito scienze politiche. Entrambi fanno parte di Fridays for future Milano, nato il 14 dicembre 2018 quando Sarah Marder - cittadina americana a Milano dal 1988 - si siede da sola, davanti a Palazzo Marino con un cartello che recita Climate emergency. Risponde all’invito di Greta: «chiunque tu sia, ovunque tu sia, abbiamo bisogno che ti metta davanti al tuo Parlamento o al tuo Comune per fargli sapere che esigiamo un’azione per il clima». Quel venerdì Sarah era da sola. Il venerdì dopo erano in 3, poi 6, 20, 40. Al primo sciopero globale per il clima, il 15 marzo 2019, le strade di Milano sono state invase da 100 mila persone. Al terzo sciopero globale di venerdì 27 settembre 2019 i milanesi in piazza erano più di 200 mila

Vi aspettavate un bilancio così alto? 

Andrea: «La crescita in termini di numeri è stata abbastanza inaspettata, soprattutto tra il secondo e il terzo sciopero».

Sarah: «Penso che il successo del 27 settembre 2019 sia stato dovuto anche al fatto che, con i numerosi incendi estivi e lo scioglimento del ghiacciaio del Monte Bianco, le persone hanno visto con i loro occhi gli effetti del cambiamento climatico e quindi percepito la crisi più vicina». 

E oltre ai numeri, cos’è cambiato?

S.: «In università vedo molta più attenzione da parte dei ragazzi nell’utilizzo la plastica. Quasi tutti hanno le borracce ormai, e anche Statale ha adottato molte iniziative plastic free. In generale poi si dialoga molto di clima, ambiente e cambiamenti climatici». 

Cresce quindi la consapevolezza da parte dell’opinione pubblica, ma il vostro è un appello ai governi: vedete un impatto dal punto di vista politico?

S.: «Milano è stato il secondo comune in Italia a dichiarare l’emergenza climatica, il 20 maggio del 2019. Questo vuol dire riconoscere la gravità degli effetti ambientali e socio-economici determinati dal riscaldamento globale e reagire nell’immediato, innanzitutto riducendo a zero le emissioni nette di gas serra nel più breve tempo possibile. A marzo Milano ha approvato il Piano di Governo Territoriale (Pgt), una serie di misure che, entro il 2030, dovrebbero rendere la città più inclusiva e sostenibile». 

A.: «Tutto questo però non è sufficiente, Milano è una citta che ha il 60% della sua superficie edificata. Non c’è da stupirsi se poi soffriamo di problemi di salute. Lo stile di vita delle persone non è sano e deve cambiare: aspiriamo ad avere sempre di più e questo non è sostenibile». 

È per questo che vi siete avvicinati al movimento? 

A.: «Sì, per questo e per paura: viviamo ormai in una società insostenibile, in continua degenerazione e incapace di rigenerarsi. Io non potrò insegnare a mio figlio cos’è un uccello, che rumore ha lo scrosciare di un fiume o addirittura cos’è la pioggia, questo non è futuro».  

S.: «Mi sono sempre occupata di ambiente ma sentivo la necessità di trovare uno sfogo più concreto, che facesse la differenza, e l’ho trovato nel fare attivismo per un movimento globale, anche se assorbe moltissime energie e tempo». 

Fridays for Future è un movimento globale, come riesce a organizzarsi in modo pratico? 

A.: «Fridays for Future è un movimento globale orizzontale che non ha una struttura, o meglio, ce l’ha ma è molto liquida e quindi in continua evoluzione e distruzione. Non si organizza quindi in gerarchie e tutti possono farne parte in egual misura». 

A Milano esistono due grandi realtà nella lotta al cambiamento climatico: cosa differenzia Fridays for Future da Milano per il Clima?

S: «Milano per il Clima nasce da una costola di Fridays for Future. La differenza è che Milano per il Clima è un insieme di associazioni che si occupano di ambiente, e quindi anche di divulgazione. Fridays for Future è un movimento apartitico che chiede alle persone di scendere in piazza come persone e individui e non come membro di un sindacato, un partito o qualsiasi altra cosa».

da Extinction Rebellion?

S.: «Extinction Rebellion è un po’ il cugino di Fridays for Future, il limite tra i due movimenti è molto poroso. La principale differenza è che Fridays for Future manifesta in modo silenzioso davanti ai luoghi istituzionali mentre Extinction Rebellion si occupa di fare disobbedienza civile».

Cosa possono fare Milano e i milanesi per salvare il pianeta

S.: «In una società usa e getta la vera cosa da fare è diventare consumatori consapevoli: categorico no alle bottiglie di plastica e sì alla borraccia, no al fast fashion e sì a mezzi pubblici e bicicletta. Milano è seconda città in Europa per raccolta differenziata ma si può ancora fare tanto: bisogna creare una città a livello umano, implementare le ciclabili e il sistema della mobilita sostenibile elettrica che comprende anche la regolamentazione dei monopattini elettrici».

È chiaro quindi che Fridays For Future non sia una scusa per non andare a scuola ma soprattutto: non è una modaFridays for Future è una necessità, recita il manifesto del movimento; una disperata richiesta delle nuove (e meno nuove) generazioni di salvare il pianeta e garantire a tutti un futuro sulla terra, perchè non c'è alcun pianeta B. 

Di Angelica Pansa

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