© Brescia e Amisano / Teatro alla Scala
Dal 28 settembre al 2 dicembre 2025 va in scena in prima assoluta per un totale di nove rappresentazioni al Teatro alla Scala di Milano (via Filodrammatici 2) Anna A., la nuova opera commissionata dal Teatro alla Scala alla compositrice Silvia Colasanti su libretto dello scrittore e traduttore Paolo Nori, con la direzione di Anna Skryleva (nelle recite anche Bruno Nicoli e Paolo Spadaro) e la regia di Giulia Giammona con scene di Lisa Behensky e costumi di Giada Masi.
L’opera è dedicata alla figura della poetessa Anna Achmatova (1889-1966), tra le voci più alte della lingua russa; Colasanti e Nori hanno concepito un lungo flashback in cui confluiscono parti recitate e cantate. Anna A. è inserita nella programmazione per il pubblico più giovane ma destinata a un pubblico universale, è eseguita da Solisti e Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala.
Achmatova ormai prossima alla fine è interpretata dall’attrice Elena Ghiaurov, mentre nei panni di Anna giovane si alternano Laura Lolita Perešivana e Etīna Emīlija Saulīte. Il cast comprende inoltre Carlotta Viscovo come Lidija Cukovskaja, l’amica di Anna, mentre Aleksandrina Mihaylova e Naslican Karakaş sostengono le due parti di Nina Berberova e Marina Cvetaeva, Valentina Pluzhnikova quelle di Zinaida Gippius e Nadežda Mandel’štam e Geunhwa Lee quelle di Sergej Gorodeckij e Nikolaj Punin, Wonjun Jo e Akilbek Piyazov quelle di Nikolaj Gumilëv e Michail Bulgàkov, Haiyang Guo e Zizhao Chen sono Osip Mandel’štam, Damiano Salerno è la voce del Potere e il Coro giovanile dell’Accademia interpreta le madri.
Questo il calendario delle nove rappresentazioni di Anna A.: domenica 28 settembre alle 11.00 (anteprima) e alle 14.30; , domenica 19 ottobre alle 11.00 e alle 14.30; domenica 23 novembre alle 14.30; lunedì primo dicembre alle 14.30 e alle 20.00; martedì 2 dicembre alle 11.00 e alle 14.30. Biglietti: da 24 a 48 euro + diritti di prevendita; per info e prenotazioni: 02 72003744.
Nata nei pressi di Odessa, in Ucraina, Anna Achmatova si distingue nei gruppi di poeti acmeisti in cui conosce il suo primo marito, Nikolaj Gumilëv, con cui ha un figlio, Lev, e da cui divorzia nel 1918. Gumilëv viene fucilato per cospirazione nel 1921. La censura si abbatte sulla produzione poetica di entrambi. Il secondo marito muore di tubercolosi; il terzo, Nikolaj Punin, viene arrestato più volte, come anche Lev. Lei riesce a farli liberare, ricorrendo anche all’aiuto di Pasternák, ma Punin viene nuovamente arrestato e muore in un campo nel 1953. Achmatova riprende a scrivere nel 1940 e durante la guerra viene inviata in un rifugio sicuro in Uzbekistan insieme a un gruppo di intellettuali non del tutto organici ma che il regime voleva proteggere, tra cui Šostakovič (la Settima Sinfonia di quest’ultimo è ricordata anche nell’opera di Silvia Colasanti: Quando ha risuonato la musica della Settima abbiamo voltato gli altoparlanti verso il fronte. Ci assediate? E noicantiamo). Nel 1946 Anna Achmatova viene espulsa dall’Unione degli scrittori sovietici che la considera congelata sulle posizioni dell’estetica borghese-aristocratica. Dal 1949 Lev è in un gulag e Achmatova fa la coda con le altre madri e mogli davanti alle prigioni di Leningrado per avere notizie. Nel 1955 la riabilitano e poi liberano Lev; nel 1962 pubblica la sua opera più nota, Poema senza eroe.
L’opera di Silvia Colasanti, in cui si intrecciano canto e prosa, presenta la poetessa negli ultimi giorni della sua vita, all’ospedale di Domoedovo, confortata dall’amica Lidija Čukovskaja che negli anni della censura aveva memorizzato i suoi versi diventandone segreta custode. Dalla conversazione tra le due donne emergono i ricordi della vita di Anna, i lutti, le persecuzioni ma anche la forza della poesia. Quando le mogli e madri degli scomparsi assiepate con lei davanti al carcere di Leningrado le chiedono se può raccontare quello che stanno vivendo, Anna risponde: Posso.