Mercoledì 7 maggio 2025 a Milano prende il via Life, il nuovo festival multidisciplinare di Zona K: un progetto che intreccia teatro, arti visive, giornalismo, scienza e attivismo, per esplorare con sguardo lucido e linguaggio poetico i nodi del nostro tempo. Il festival si svolge in una rete di spazi che valorizza e dà continuità alle collaborazioni cittadine avviate da Zona K negli anni passati ed è articolato in due parti: la prima, in collaborazione e coproduzione con la Fabbrica del Vapore, si tiene dal 7 al 19 maggio; la seconda, dal 4 al 21 giugno, si articola invece tra Zona K, Teatro Out Off, Teatro Fontana e altri spazi cittadini non convenzionali.
La giornata inaugurale di mercoledì 7 maggio, ospitata a partire dalle ore 17.30 negli spazi della Fabbrica del Vapore (via Procaccini 4, Milano), ne esprime da subito la vocazione: Dries Verhoeven presenta in prima nazionale Everything Must Go, installazione performativa immersiva che riproduce una corsia di supermercato e riflette, tra ironia e critica, sulle contraddizioni morali del consumismo contemporaneo. Poco dopo, i fotoreporter di Prospekt, Pietro Masturzo e Samuele Pellecchia, aprono una finestra sulla Palestina contemporanea con Cronache di un’apartheid, breve racconto fotografico di soprusi e resistenza. Chiude la serata Who’s Afraid of Representation?, la toccante performance di Rabih Mroué e Lina Majdalanie che mette in dialogo la body art e la violenza nei contesti di crisi, ponendo domande scomode sulla rappresentazione e sul potere delle immagini.
Everything Must Go dell'autore di teatro e artista visivo olandese Dries Verhoeven, in scena da mercoledì 7 a venerdì 9 maggio dalle 17.30 alle 22.30 presso lo Spazio Messina, parte dal fatto che, con l’introduzione delle casse self-service, il furto nei negozi è aumentato. Questo fenomeno ha ispirato l’artista a esplorare le frizioni morali della società tardo-capitalista. Ha incontrato 24 persone che occasionalmente dimenticano di pagare i loro acquisti, parlato con ladri in detenzione e con coloro che considerano il furto una forma di resistenza politica. Questi consumatori proletari e autoproclamati Robin Hood sono stati invitati a esaminare se stessi e il mondo in cui operano. Tra le macerie del mercato libero, Verhoeven ha scoperto un gruppo di consumatori cinici che hanno interiorizzato l’etica opportunistica dell’ambiente economico che li circonda: perché essere virtuosi quando il mondo sta andando in rovina? Eppure, in pubblico, si presentano come persone perbene. Proprio come i supermercati, anche per loro l’etica è una questione di apparenza.

Dries Verhoeven, Everything Must Go © Willem Popelier
Everything must go è un’installazione vivente che può essere visitata per 5 ore continuative al giorno. Lo spazio è occupato dalla rappresentazione di una galleria, replica di una corsia di supermercato, dotata di numerose telecamere di sorveglianza. Un performer, vestito da Biancaneve con una maschera da maiale, incarna il consumatore neoliberista. I visitatori possono passeggiare nell’installazione, sbirciare tra i prodotti o seguire gli eventi nel supermercato tramite gli schermi. Il testo si basa su interviste con esperti di furti nei negozi e sulle parole di Jean Genet, Karl Marx, Ruben Östlund, Rachel Shteir, Mathild Clerc-Verhoeven e Slavoj Žižek.
Da mercoledì 7 a lunedì 19 maggio, sempre dalle 17.30 alle 22.30, la Cattedrale della Fabbrica del Vapore ospita la mostra fotografica Cronache di un’apartheid di Pietro Masturzo e Samuele Pellecchia, fotoreporter di Prospekt, agenzia nata a Milano nel 2004 che si occupa di ricerca e documentazione in ambito nazionale e internazionale. ll lavoro di Prospekt si occupa da sempre di questioni socio-politiche, con un particolare interesse per la resistenza dei popoli di fronte alla violazione dei diritti umani. I loro progetti fotografici sono stati pubblicati nei più importanti magazine internazionali ed esposti nei musei e gallerie di tutto il mondo. I due autori presentano il loro lavoro mercoledì 7 maggio alle ore 18.00.

Cronache di un'apartheid, Prospekt (Pietro Masturzo e Samuele Pellecchia)
Mercoledì 7 maggio alle ore 19.30, poi, la Cattedrale ospita lo spettacolo Who’s Afraid of Representation?, la toccante performance del duo Rabih Mroué e Lina Majdalanie. Joseph Beuys, Chris Burden, Orlan, Marina Abramović e Gina Pane sono nomi di spicco della body art europea, esposti in un catalogo. Un grande schermo è posto al centro della scena, poi un uomo e una donna tirano a sorte. La donna viene scelta per prima e apre il catalogo a pagina 33; vedendo il nome di Gina Pane, ha 33 secondi per descrivere una performance dell'artista. La parte divertente di questo lavoro di Rabih Mroué e Lina Majdalanie non deve trarre in inganno. Quando è il suo turno, Mroué deve raccontare la storia di Hassan Mamoun, un funzionario pubblico del Libano che ha ucciso dieci persone.
Sand in the Eyes © Joachim Dette
Rabih Mroué e Lina Majdalanie affrontano il tema della violenza autoinflitta dagli artisti del corpo e della violenza che colpisce il loro paese, attraverso questioni controverse legate alla rappresentazione in una società in crisi, fatta di comunità diverse e dove l’individualismo è visto come una minaccia. Presentata per la prima volta nel 2005, la pièce riattiva la memoria della violenza esibita nella corrente artistica della body art degli anni Settanta giustapponendola alla ben più dirompente violenza delle zone di guerra e che spesso l’ha ispirata. Un’evocazione e un omaggio a quei artisti estremi che mettono in discussione il potere e il significato della rappresentazione in reazione a una realtà intollerabile che continua ad avere un impatto su di noi mezzo secolo dopo.
Biglietti: intero 15 euro; ridotto 13 euro per over 65 e 10 euro per under 26 e studenti. Per info e prenotazioni 02 97378443 o 393 8767162.