Dal 26 marzo al 13 giugno 2025 presso lo Spazio Pesca di Milano (via Paolo Sarpi 56) è aperta al pubblico la mostra personale Canzoni per animali d'appartamento di Diego Gualandris. L’esposizione è il secondo appuntamento (chapter II) di The time it takes, un ciclo di mostre avviato a gennaio 2025 a cura di Arianna Pavoncello e Carolina Latour, che esplora il rapporto tra il tempo, la creatività e la complessità della produzione artistica contemporanea.
In un’epoca dove la velocità domina ogni scelta, il tempo dedicato alla ricerca e alla progettualità diventa un atto di resistenza. Il progetto The time it takes avvia una riflessione sulla percezione e gestione del tempo nel lavoro e nella ricerca delle artiste e degli artisti rispetto alle sollecitazioni della società di oggi. Dopo la mostra personale di Federika Fumarola Recupero di un tempo di osservazione perduto (chapter I), visitabile fino al 23 marzo 2025, Spazio Pesca, base logistica dello Studio Pesca, riconfermandosi luogo di riflessione e sperimentazione dove esplorare nuovi linguaggi tra arte e creatività, ospita le opere di Diego Gualandris, che attraverso tecniche e materiali pittorici sperimenta superfici inusuali, creando mondi fantastici che intrecciano mitologia, letteratura e psichedelia.
La ricerca di Diego Gualandris include la scrittura di storie e favole, popolate dalle stesse creature fantastiche che abitano l’immaginario da cui emergono i suoi dipinti. In mostra due serie dell’artista che hanno come soggetto il sole, un elemento che Gualandris elabora in questa mostra non considerandolo nella sua simbologia ultraterrena e mistica, ma riportandolo alla condizione di essere vivente, di animale e interessandosi prevalentemente ai suoi passaggi di stato e di età.
Nella serie Il sole da giovane, piccoli dipinti a olio su tavola trovano nei confini imposti dalla cornice la sensazione rassicurante di contenere un pezzo di universo. Questi lavori comunicano la loro autonomia, identificativi di un tempo circolare che si risolve e continuamente riparte. Il sole è nella sua adolescenza, nel pieno della sua potenza, ma tra sei o sette miliardi di anni morirà, come tutti gli esseri viventi. Timidamente questi soli sembrano cercare il loro spazio tra il diradarsi dell’atmosfera, pulsando di un’energia potente, adolescenziale, e per questo anche inconsapevole e incerta. Lingue di fuoco protendono all’esterno come tentacoli, contenendo nella loro stessa forma l’allusione a qualcosa di biologico, alla potenza della vita nell’aspetto di un fiore o di un virus.
Diversamente, la seconda serie presentata per la prima volta in questa mostra, riflette un tempo lineare dove i soli, nella loro fase adulta, sono collocati su una linea immaginaria di orizzonte da cui nascono infiniti mondi. Un paesaggio desertico è debolmente illuminato da un sole nell’atto di sorgere o tramontare. Un’icona sacra contemporanea in cui l’artista si è imbattuto casualmente: la copertina del Vangelo e Atti degli Apostoli dell’edizione San Paolo, una tra le versioni più diffuse fin dagli anni Settanta. Un’immagine così capillarmente diffusa e culturalmente interiorizzata da risvegliare ricordi d’infanzia. Un paesaggio sintetizzato di una Palestina antica e immaginaria che Diego Gualandris declina in una sorta di ciclo fantasy-pittorico con ispirazioni tratte dal film d’animazione Fantasia di Walt Disney, dall’ambientazione del romanzo Dune o del pianeta desertico Tatooine di Star Wars.
Appropriandosi dell’oggetto, Gualandris trasforma, estende e declina ossessivamente la potente semplicità dell’immagine terra-sole-cielo in uno e cento altri mondi che l’osservatore può attraversare. Un’astrazione mentale che permette all’artista di abitare, e far abitare, momentaneamente mondi fantastici ereditati dalla cultura fantasy, vera e propria mitologia contemporanea.
La mostra è visitabile a ingresso gratuito previo appuntamento via email, nei seguenti orari di apertura: 10.00-18.00, dal lunedì al venerdì.