Motherboy, mostra collettiva a cura di Stella Bottai e Gray Wielebinski

Gió Marconi Cerca sulla mappa
DA Giovedì23Novembre2023
A Sabato17Febbraio2024

Dal 23 novembre 2023 al 17 febbraio 2024 la galleria Giò Marconi di Milano (via Tadino 15) ospita la mostra Motherboycollettiva nata dal dialogo tra la curatrice Stella Bottai e l'artista Gray Wielebinski attorno alla nozione del cosiddetto mammone, un concetto che le loro proprie esperienze, rispettivamente come madre e figlio, celebrano, criticano e riconfigurano.

La mostra attinge alle teorie queer, femministe e psicoanalitiche sul rapporto tra madri e figli - rapporto che é carico di grande intensità e simbolicamente ricco - per affrontare i temi del sacrificio, della co-dipendenza, del desiderio, dell’identità, della negazione, delle gerarchie, della possessività e del tradimento. Motherboy riprende la strana convergenza di potere codificata in questo concetto - il lavoro sottovalutato, spesso invisibile, della madre versus il destino privilegiato e viziato del mammone - trattandola come punto di partenza per una critica politica più ampia.

Allo stesso tempo riflette in modo esteso sulla categoria del mammone, esaminando le variazioni di questo legame attraverso diverse configurazioni di genere, etnia e cultura. Indicizzando le molteplici modalità, astratte e non, in cui questo concetto si manifesta storicamente - attraverso l’immaginario della lingua materna, della patria, della Santa Madre e del figliol prodigo - Motherboy offre un punto di accesso a questioni fondamentali dei rapporti umani, come l’amore, il potere e l’asimmetria.

La mostra presenta opere nuove e recenti, selezionate in stretto dialogo con gli artisti partecipanti. Spaziando tra pittura, collage, scultura, video e installazione, l’allestimento articola diverse atmosfere sui tre piani della galleria. Tra i leitmotiv del percorso visivo ed espositivo sono le posture e gli atteggiamenti del corpo, che amplificano il significato di determinate azioni - come stare in piedi, mettersi in posa, dormire, colpire o abbracciare - in connessione con le gerarchie interpersonali e il linguaggio emotivo.

Motherboy è radicato nel contesto italiano e tuttavia proietta uno scenario più ampio oltre le identità nazionali. Il termine mammismo è un esempio di tradizione inventata nel dopoguerra, per via - secondo la storica Marina d'Amelio - di scrittori come Corrado Alvaro, che per primo coniò il termine nel 1952, alla ricerca di ragioni che spiegassero i mali sociali dell’Italia: un’attenzione materna carente o distorta è stata ritenuta responsabile delle carenze degli uomini italiani e quindi della società italiana in generale

Nel complesso, la mostra mette in scena una riflessione sugli aspetti terribili, teneri e comici del rapporto madre-figlio come specchio sia dell'associazione che della dissociazione, affrontandone le ricadute sull'immaginario sociale collettivo. Riflettendo su concetti quali autorità, emancipazione, amore e vulnerabilità, Motherboy tenta di mettere in atto, in maniera generativa, un ritiro dai costrutti patriarcali di questa nozione, alla ricerca di un legame familiare che sia consapevole ma liberato dalla propria storia. Questi gli artisti coinvolti: Sophia Al Maria; Patrizio Di Massimo; Bracha L. Ettinger; Hadi Fallahpishi; Jes Fan; Apostolos Georgiou; Allison Katz; Leigh Ledare; Jonathan Lyndon Chase; Gaetano Pesce; Maia Ruth Lee; Jenna Sutela; Gray Wielebinski; Kandis Williams; Bruno Zhu.

L'inaugurazione è fissata per le ore 18.00 di giovedì 23 novembre. La mostra è poi aperta al pubblico fino a sabato 17 febbraio nei seguenti orari di apertura: da martedì a sabato dalle 11.00 alle 18.00. Per info 02 29404373.

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