Monument Valley, viaggio nel luogo sacro dei Navajo e icona del cinema western

Magazine, 06/06/2023.

Anasazi e Hohokam sono il mistero, Navajo e Apache sono la storia, John Wayne colui che ne ha fatto il mito. Da questi pochi elementi nasce e cresce nell’immaginario collettivo quel Sud-Ovest americano capace di attraversare le epoche come pochi altri al mondo.

Terra complicata e complessa, piena di contrasti, quella che ospita uno degli assoluti capolavori che la natura ha compiuto. La Monument Valley, a metà tra Arizona e Utah, è uno dei posti più fotografati, raccontati e disegnati al mondo, icona assoluta dell’immaginario legato a miti intramontabili di celluloide firmati John Ford. Essa non è esattamente un parco nazionale ma più propriamente un parco tribale, per l’ingresso nel quale è richiesto un contributo di 20 dollari per ogni autovettura con un massimo di 4 persone e di 8 dollaari per ogni persona in più.

Proprietà e gestione di questo luogo, per molti versi ritenuto sacro, sono affidati alla popolazione Navajo, tendenzialmente schiva e riservata, che ha saputo comunque conciliare l’ingombrante mondo degli “uomini bianchi” con la loro tradizione.

Prima ancora di addentrarsi nella zona è importante ricordare che i nativi osservano il fuso orario dello Utah (Mountain Time) per tutto l’anno, compresa l’ora legale. Ciò risulta significativo se si arriva dal Grand Canyon o da Page (nel periodo dell’ora legale): quando sono le 13.00 a Page, sono le 14.00 nella Monument Valley. Ricordate il cambiamento di orario per non perdere le vostre escursioni o gli appuntamenti.

Un’altra importante considerazione da fare è che i mesi più caldi nella Monument Valley sono luglio e agosto, quando la temperatura può raggiungere i 35/40 gradi, mentre in inverno le temperature possono andare anche sottozero, specialmente nei mesi di dicembre e gennaio, quando talvolta è possibile trovare la neve. Il periodo migliore pertanto è la primavera, specialmente in aprile, maggio e giugno.

Per giungere in questo luogo di meraviglie, fatto salvo il viaggio in aereo dall’Italia, esiste una sola spettacolare strada, sia che la si percorra da sud (venendo da Kayenta) o da Nord (da Mexican Hat), ed è la mitica U.S. Route 163, percorrendo la quale, già da una certa distanza, si incominciano a intravedere formazioni rocciose pressoché inconfondibili, per poi svoltare, obbligatoriamente, sulla Indian Route 42 direzione Visitor Centre, il vero e proprio accesso al “parco” presso il quale si paga l’ingresso.

A quel punto, dal balcone naturale dello stesso, si comincia a entrare nella meraviglia monumentale delle formazioni rocciose forse più famose al mondo, le West ed East Mitten, chiamate così perché somiglianti a guantoni da boxe messi in posizione verticale.

Dopo aver scattato le doverose foto di rito, potete scegliere di scendere in auto lungo la Valley Drive, l’unica strada sterrata di 27 km, che si snoda tra i monoliti e le altre formazioni rocciose. Questo vi permetterà di avvicinare alcune delle più belle e famose conformazioni rocciose (tra cui la Merrick Butte) regalandovi panorami mozzafiato ed emozioni uniche. Tenete comunque a mente che in questo caso alcune parti del percorso potrebbero risultare difficili da attraversare se avete un’auto con fondo troppo basso, e che l’ingresso ai camper è sempre vietato.

Una soluzione alternativa è effettuare la visita del parco con i tour in fuoristrada, guidati dai Navajo, con i quali potrete raggiungere aree riservate come la Mystery Valley e alcune aree chiuse a coloro che si recano lì con la propria auto, come Hunts Mesa e Ear of the Wind.

Il costo minimo è 60 dollari a persona e si può scegliere tra diverse formule: Valley Drive Tour (1 ora e 30 minuti), Sunrise o Sunset Tour (3 ore), Mystery Valley Tour (3 ore e 30 minuti). Meglio portare con sé qualcosa per coprire la bocca e il naso dalla polvere, abbondante acqua e un cappello sulla testa.

Per gli appassionati di trekking si segnala il Wildcat Trail, circa 5 km di media difficoltà che parte dalla sinistra dell’accesso della Valley Drive e permette di effettuare un anello attorno al West Mitten Butte.

Un altro sentiero molto più breve (1 km andata e ritorno), che ripaga con un minimo sforzo, si trova al di fuori del parco, poco prima dell’ingresso: si chiama Goulding Arch Trail, si prende dal Goulding’s Lodge & Campground e permette di raggiungere un bell’arco di roccia naturale sconosciuto ai più.

Impossibile non fare tappa al John Ford Point, l’enorme sperone di roccia posto orizzontalmente su cui è di rito posizionarsi e farsi scattare una foto in lontananza.
Nella piazzola di sosta troviamo le bancarelle degli indiani che vendono il loro artigianato, ovviamente fatto come tradizione comanda. Merita sicuramente una visita e l’acquisto di oggetti unici a prezzi contenuti.

Su questo promontorio con i monoliti sullo sfondo si può incontrare un nativo Navajo sul suo cavallo. Si può scattare semplicemente una fantastica foto della scena oppure, pagando qualche dollaro, si può salire e fare una foto sul cavallo, con uno sfondo da film.

Occorre ricordare che la Monument Valley è nel bel mezzo del nulla. Anche le città di medie dimensioni sono lontane ore. Nonostante l’afflusso di turisti, le opzioni per alloggiare sono molto ridotte e i posti letto finiscono velocemente. Il massimo è poter alloggiare presso The View, l’hotel gestito dai Navajos all’interno del parco prenotabile solamente sul sito ufficiale, sicuramente un’esperienza speciale in quanto dalle sue camere si può assistere agli spettacolari tramonti e alle albe che colorano le guglie rocciose. Un’alternativa a 9 km dal Visitor Centre è il Goulding’s Lodge. Oltre al motel, ci sono alcune cabine e tende da campeggio, ben posizionate, con tutti i comfort moderni, ma la vista da qui non ha nulla a che vedere con quella del The View.

Più facilmente si può scegliere di dormire nelle città di Kayenta, Mexican Hat o Bluff, che posseggono strutture con tariffe più economiche rispetto a quelle della Monument Valley o delle immediate vicinanze.

Prima di lasciare la Monument Valley una tappa quasi obbligatoria è quella del Goulding’s Trading Post Museum, un vecchio emporio che nel corso degli anni ha assistito tutte le produzioni cinematografiche girate nella valle e che oggi è stato trasformato in un piccolo museo dedicato a questi film e alla storia dei Navajo.

Insomma, uno spaccato di poesia, bellezza e mito tale a volte da mettere in soggezione, un moto dell’anima, un po’ come viaggiare, incredibilmente e letteralmente, nel tempo.

Di Enrico Pietra

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