Il modello di business di quotidiani e riviste dopo il Coronavirus

Magazine, 04/05/2021.

La pandemia da coronavirus che da più di un anno spaventa il mondo potrebbe aver decretato la conclusione del modello di business della stampa per come lo abbiamo conosciuto fino a questo momento. La crisi che è stata innescata dalla situazione di emergenza sanitaria, infatti, potrebbe favorire e perfino rendere più rapido non solo il declino dei giornali cartacei, ma anche quello dell’informazione online. Le ragioni sono molteplici: da un lato il fatto che gli abbonamenti non siano più sufficienti; dall’altro lato il cannibalismo delle piattaforme web, che ormai attirano circa il 90% degli introiti pubblicitari. Uno scenario di questo tipo è valido in tutto il mondo, e le cose non vanno certo meglio nel nostro Paese.

Un lento declino

Va detto che della fine dell’industria delle news si parla ormai da anni, se non addirittura da decenni. Il problema è che ora la fine dei vari modelli di business che caratterizzano il comparto editoriale sembra essere molto più vicina. Colpa, come si è accennato, della pandemia. In base a quanto rivelato dal Financial Times, solo negli Usa sono stati non meno di 38mila i lavoratori del settore che, dal mese di marzo dallo scorso anno, hanno dovuto fare i conti con una riduzione dello stipendio o sono stati addirittura licenziati. Una scure che si abbatte su tutti: non solo i giornalisti, ma anche gli addetti del settore commerciale.

La fine è vicina

Per quel che riguarda l’Europa, invece, il colpo è stato attenuato, anche se solo in parte, grazie al sostegno statale. È chiaro, però, che le scelte più drastiche prima o poi dovranno essere prese. La stima fornita dal gruppo di ricerca Enders Analysis dimostra che, con il calo degli introiti, solo in Gran Bretagna un terzo dei lavoratori che hanno a che fare con il settore del giornalismo è a rischio. Lo scenario coinvolge tanto coloro che sono assunti in testate che esistono da decenni quanto coloro che si impegnano per idee imprenditoriali più nuove, magari supportate da capitali di rischio: è il caso di Vice, per esempio.

La situazione nel nostro Paese

Per quanto riguarda il nostro Paese, la situazione non è delle più rosee, e da aprile 2020 c’è stato un tracollo delle vendite. Vari sono i motivi che contribuiscono a spiegare questo panorama: di certo il fatto che molte famiglie, con licenziamenti e proposte di cassa integrazione, hanno dovuto stringere la cinghia ed eliminare le spese non essenziali, come quelle relative all’acquisto di giornali. Senza dimenticare che un’informazione totalmente concentrata sul Covid rischia di allontanare molti potenziali lettori. Eppure nel digital la crescita annua c’è stata: si parla di un totale di 219mila copie, per un aumento del 17%.

Un modo per risparmiare c’è: i codici sconto

Tuttavia i lettori che non intendono abbandonare le proprie buone abitudini hanno la possibilità di risparmiare nell’acquisto degli abbonamenti riviste: basta andare sul sito Scontiebuoni.it e usufruire dei codici sconto che vengono messi a disposizione sul portale. Questi codici al giorno d’oggi sono sempre più presenti nelle abitudini di shopping della maggior parte dei consumatori, e permettono di ottenere riduzioni di prezzo decisamente consistenti e interessanti.

L’integrazione tra la carta e l’online

Va sottolineato, però, che l’integrazione tra l’online e il cartaceo non sembra essere la panacea di tutti i mali, visto che contribuisce a ridurre i problemi solo in parte. Anzi, in alcuni casi il rischio è quello di generare un gap più elevato fra i diversi settori. Per il Pew Research Center, per esempio, in America i giornali hanno perso, dal 2008 a oggi, più o meno la metà dei lavoratori delle redazioni. Eppure nei primi tre mesi del 2020 il New York Times ha avuto quasi 600mila abbonamenti digitali in più.

Entrate pubblicitarie in calo

Insomma, sembra che solo poche redazioni siano in grado di resistere, mentre la maggior parte è sul punto di crollare. La pandemia ha dato origine a uno choc economico che si è tradotto in una diminuzione degli introiti pubblicitari da cui, in alcuni casi, non si potrà tornare indietro. In 20 anni, le riviste e i giornali hanno visto calare fin sotto la soglia del 10% la fetta del mercato pubblicitario, il cui valore è più o meno di 530 miliardi di dollari. E se in passato la concorrenza era quella della televisione, ora sono Facebook e Google i rivali più temibili, anche per la loro capacità di raccogliere pubblicità locale.

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