La figura dell'operatore socio assistenziale. Come si diventa OSA e quali sono gli sbocchi professionali

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Magazine, 25/11/2019.

OSA è l’acronimo di Operatore Socio Assistenziale e si tratta di una figura che offre un’assistenza specializzata a persone che presentino una limitata autonomia. Oltre a seguire un adeguato corso di formazione per diventare OSA, quindi, chi desideri intraprendere questo percorso professionale deve tenere a mente che sono necessarie inclinazioni caratteriali specifiche, che includano empatia, sensibilità e pazienza: ciò perché bisognerà prendersi cura di persone svantaggiate, che dovranno sentirsi comprese e accudite nel migliore dei modi.

L’Operatore Socio Assistenziale può lavorare in un’abitazione privata,ma anche in una struttura sanitaria.A seconda delle esigenze, quindi si rivolge a un’utenza piuttosto vasta: si può trattare di persone anziane, soggetti con determinate dipendenze o disabili e ognuna di queste categorie necessita di attenzioni specifiche. Per poter lavorare come OSA, come già accennato, bisogna seguire un corso, che potrà essere effettuato anche a distanza e fornirà le basi essenziali di questo mestiere.

I temi fondamentali riguarderanno la psicologia, lo studio della società attuale, delle leggi vigenti, nonché dei rudimenti di medicina. Questa figura dovrà essere elastica e individuare ogni necessità dell’assistito a 360°, da quella meramente fisica, riguardante l’igiene personale, a quella sociale. In tal senso, l’abilità dell’operatore è nel prestare innanzitutto aiuto fisico, per cui sarà indispensabile avere buonaforza fisica, in caso si debba sostenere il soggetto al fine di supportarlo negli spostamenti.

L’aspetto meno noto è quello che riguarda, invece, l’osservazione dell’ambiente circostante, utile a individuare eventuali situazioni di disagio, sia a livello familiare che sociale: in alcuni casi, occorrerà sollevare i membri familiari da un impegno che si presenti troppo oneroso, in altri addirittura bisognerà scongiurare situazioni potenzialmente rischiose, segnalandole agli organi competenti.

La salute dell’assistito sarà, quindi, la priorità assoluta di un operatore socio assistenziale che dovrà avere una soglia di attenzione sempre adeguata alla situazione. In molti casi, sarà sufficiente una buona compagnia e non occorrerà altro. Di sicuro, si tratta di un mestiere molto ricercato, perché l’aspettativa di vita aumenta di anno in anno e molte persone anziane hanno bisogno di assistenza specializzata presso le strutture ove siano ospitate.

Non solo, esistono svariate strutture di recupero, per casi di tossicodipendenza o problematiche simili, che necessitano di operatori volenterosi da assumere per gestire i pazienti e lo stesso vale per ospedali, sia per quanto riguarda il pubblico che il privato: gli infermieri spesso non sono sufficienti a garantire un turnover adeguato, specie in tempi in cui i tagli alla sanità non rendono possibili nuove assunzioni ad alti livelli di specializzazione.

Anche alcuni centri per l’infanzia che seguono bambini con vari tipi di problematiche possono avere necessità di una figura di OSA e, in questi casi, bisogna avere, invece, una forte propensione verso i più piccoli. Come accennato, infine, è anche possibile lavorare presso famiglie private che richiedano espressamente, magari tramite le ASL locali, assistenza per congiunti non completamente autosufficienti per un determinato numero di ore. In alcuni casi, potrebbe rendersi necessario trattenersi anche durante le ore notturne o comunque garantire turnazioni flessibili, quindi la dedizione a questo lavoro dovrà essere totale e includere, oltre a una certa resistenza fisica, anche una buona dose di umanità.

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