
Magazine - «Leonardo mosse l’arco sulle corde e fu musica. Una musica che lui stesso non aveva mai sentito. In quel momento accadde l’impossibile». Poche ed efficaci frasi introduttive tratte della quarta di copertina del nuovo e affascinante romanzo di Daniela Piazza, amica e scrittrice, ritornata finalmente e a buon merito a far parte della rosa dei romanzieri storici dopo una troppo lunga assenza dalle librerie.
Ma niente altro come queste poche frasi avrebbe potuto meglio sintetizzare e presentare il suo terzo coinvolgente e intrigante romanzo storico: La musica del male (Rizzoli 2019, pp 240, Euro 17), che vede come protagonista principe Leonardo, il genio folle, amato ma forse mai veramente compreso alla sua epoca. Un personaggio spesso inquietante, mai scontato, dotato di un’intelligenza superiore e di un’infinita poliedrica capacità di inventiva, che lo portò a provare e sperimentare tutto e il contrario di tutto. Un capriccioso, volubile, talentuoso pasticcione che sapeva sognare l’impossibile, un fantastico precursore dei tempi. O a conti fatti si potrebbe pensare a lui come a un viaggiatore del tempo piombato maldestramente dal futuro nei panni che gli furono sempre stretti del figlio bastardo, se pur riconosciuto, del ricco notaio ser Piero da Vinci. Leonardo da Vinci, l’impareggiabile artista, l’indomito ricercatore a ogni prezzo. L’uomo che fu sulla scena per decenni come attore, sceneggiatore o regista della storia e dell’arte, amato, ricercato, maltrattato, corteggiato, osannato dai potenti e perfino dai re.
La musica del male è la storia segreta di una strumento perfetto: l’incomparabile lira d’argento a forma di testa di cavallo creata secondo il racconto vasariano dal genio di Leonardo anche per partecipare a un concorso indetto a Milano dalla magnificenza della corte sforzesca retta da Lodovico il Moro in veste di tutore del nipote e pupillo Galeazzo, formalmente il vero duca di Milano: una lira fabbricata e fusa da Leonardo con le sue mani «…acciocché l’armonia fosse con maggior tuba e più sonora di voce».
Uno strumento, una lira d’argento, destinato dal Maestro a toccare le irraggiungibili vette dell’armonia del cosmo: L’harmonia mundi. Ma in quella lira c’è qualcosa di strano, un arcano imprevisto incontrollabile, qualcosa in grado di rubare l’anima dei suonatori, di consentir loro una diversa e più ampia visione del mondo? O di incollarli alla loro vera essenza umana, buona o cattiva che sia. Non resta che stare in guardia e controllare questo spaventoso potere che potrebbe cambiare il destino di Milano. Perché il male e la morte sono in agguato, pronte a ghermire le loro prede.
Ma ora torniamo al romanzo nell’intento di offrire ai lettori qualche anticipazione. Primavera del 1482, Leonardo da Vinci, preceduto dalla fama di grande musico e sostenuto dalla potente raccomandazione del Magnifico Lorenzo de’ Medici, si presenta alla corte di Ludovico il Moro, mentre è in corso una competizione musicale, con il suo giovane allievo Atalante Migliorotti e accompagnato da Tommaso Masino, esperto nel leggere i moti degli astri, allievo del celeberrimo astrologo magister Ambrogio e che si fa chiamare Zoroastro. Lo scopo ufficiale del Maestro è offrire al reggente di Milano, con gli omaggi del Magnifico, una grande e pesantissima lira d'argento in forma di teschio di cavallo che ha progettato e realizzato personalmente. Naturalmente Ludovico il Moro gli chiede subito di suonare, cosa che lui farà incantando e coinvolgendo i presenti nel magico e rapito vortice di sublimi armonie che si sprigionano dallo strumento. Uno scrosciante applauso accoglie la fine della sua stupenda, sofferta e mirabile esibizione che lo acclamerà l’indiscusso vincitore della gara musicale. Ciò nondimeno, quello straordinario strumento pensato da Leonardo manifesta delle strane proprietà che sfuggono all’intelligenza del suo inventore. Intanto, già durante la sua prima esibizione pubblica Leonardo intuisce che è come se la lira fosse dotata di volontà propria. Le melodie che ne scaturiscono suadenti ma potenzialmente pericolose, sembrano in grado di mettere in connessione l’anima di chi la suona con quella di chi ascolta e smascherarne i sentimenti buoni o cattivi che siano. E poi suonarla lo prova fisicamente e psicologicamente, scatenando in lui durante il sonno spaventosi incubi che teme premonitori.
Passano i mesi, il Maestro è impaziente, non vuole essere confinato nel ruolo di musico, vuole lavorare per il reggente di Milano, creare congegni idraulici, macchine da guerra, dipingere, realizzare immense sculture. Il Moro travolto dalla sua foga gli affida il compito di ritrarre la sua giovane amante Cecilia Gallerani, ma gli impone di suonare di nuovo per lui. Anche perché solo Leonardo e Atalante, il suo giovane allievo musico, sembrano in grado di utilizzare quella lira. Perché? Leonardo non riesce a spiegarselo razionalmente, ma metterà a frutto la sua abilità suonando per eseguire il ritratto di Cecilia Gallerani, amante del Moro. Passano gli anni, Atlante ha seguito la sua strada andando a Mantova alla corte dei Gonzaga, Tommaso è stato assunto come astrologo alla corte sforzesca, mentre il grande genio toscano, diventato il principale protagonista della scena artistica milanese, ha preso in casa altri apprendisti, tra cui Salaì, Tommaso Caprotti, un bimbo vivace, furbo e ladro, insomma un vero diavolo come il Saladino del Pulci. E, proprio per questo, quando all’improvviso, dopo una spettacolare ma tragica festa ducale a Pavia, la lira d’argento scompare, sarà proprio lui, Salai, il primo sospettato, mentre Leonardo dovrà superare lo scandalo e affrontare un’ardua battaglia contro arcane forze oscure e irrazionali che si rifiutano di assoggettarsi alle sue dilette leggi della scienza. Un coltissimo spaccato di vita alla corte sforzesca, con le perfette ambientazioni, con le ricche descrizioni degli abiti, delle fastose pietanze servite nei pranzi di gala e la sfarzosa opulenza delle fiabesche rappresentazioni teatrali. In un’epoca dominata dall’esoterismo e dall’alchimia, in cui maghi e sapienti miravano alla trasmutazione dell’oro, convinti di poter controllare le arcane leggi della fisica, con i più astrusi e diabolici calcoli matematici a fare da faro.
Daniela Piazza (1962), laureata in Storia dell’Arte e diplomata al Conservatorio, lavora come insegnante a Savona. Per Rizzoli ha pubblicato il best-seller Il Tempio della Luce (2012), disponibile in BUR, e L’enigma Michelangelo (2014).