«Suocero invadente e un marito che non mi difende: cosa devo fare?»

Suocero invadente: «Quando non c'è mia suocera devo cucinare anche per lui, ma io lavoro. E mio marito non mi difende

Magazine, 29/03/2019.

Carissimo dott. Ventura,

le scrivo per porre alla sua attenzione una problematica familiare che non riesco più a gestire. Premetto che ho la famiglia di mio marito (suoceri e cognata) con una mentalità completamente diversa dalla mia: io sono discreta, sto al mio posto, sono educata, umile, altruista, laureata e specializzata. Per carità avrò anche mille difetti, ma loro non hanno nulla a che fare con tutto questo.

Sono una docente partime e mi capita almeno tre volte la settimana di essere a casa per pranzo. Loro abitano in un appartamento sopra il mio. Da settembre la figlia è andata a lavorare al Nord e non riuscendo a gestire la bambina piccola di 1 anno e non potendola mandare all'asilo nido per questioni economiche, hanno chiesto l'aiuto di mia suocera.

Da settembre ad oggi mia suocera è stata lì per molti mesi mentre mio suocero pensionato andava e tornava. Complessivamente mio suocero è stato a casa sua senza moglie due mesi e mezzo non continuativi. Dove si pone il problema? Nel fatto che quando è al Sud mio suocero implicitamente pretende di ricevere pietanze a pranzo e a cena cotte e servite. Io fin'ora, per quieto vivere, gliel'ho fatte, anche per evitare di litigare sempre con mio marito. Ma ora, sinceramente, non mi va più. Anche perché a breve ho un concorso e io sono costretta a studiare durante l'ora di pranzo per due ragioni: se riesco mangio giusto qualcosina alle 11,  come un frutto per evitare di appesantirmi e farmi venire la sonnolenza; approfitto che mia figlia di 5 anni è all'asilo fino alle 16. Ciò che mi dà fastidio è che mio suocero pretende di venire da me per mangiare e bussa anche se mi sente studiare. Mi ha sempre fatto comprendere di voler mangiare a pranzo, anche in assenza  di mia figlia e mio marito, tant'è che alcune volte abbiamo mangiato da soli (io mangiavo per fargli compagnia).

Ho cercato di farglielo capire in tutti i modi, con delle frasi, mettendo mio marito ai fornelli mentre io me ne andavo a studiare ma con nessun risultato. Io praticamente oltre a pensare a mia figlia, mio marito, il mio lavoro, il mio studio, devo anche essere responsabile della sua alimentazione per non so quanto tempo (forse questa volta addirittura un mese). La moglie è andata via senza chiedermi alcuna gentilezza in merito (sarebbe stato troppo cortese da parte sua) e dicendomi che il marito al Nord non avrebbe avuto nulla da fare.

Non sa cucinare da solo, non si mette la pentola e se qualche volta usciamo devo preparargli il cibo e se capita di non prepararglielo ce lo fa capire non in maniera esplicita; diventa un arrabbiato col sorrisino solo verso il figlio. Allora io mi domando: fino a che punto mi compete fare questo? Per me è un intralcio al mio studio, alla mia libertà, una pressione psicologica. Anche perché si tratta di un ora per prepararlo, un ora per farglielo mangiare, un ora per pulire... tre ore preziose che toglierei al mio studio. Inoltre io penso che lui sta facendo un favore alla figlia e come tale deve esserlo al 100%, se non sa fare la spesa impara per il bene della figlia, se non si sa cucinare si adatta. Perché la condizione della figlia deve ripercuotersi sulla conduzione della mia famiglia e sulla mia quotidianità? Eppure sa che si tratta di un concorso importante che richiede massimo studio.

La moglie, poi, se sa che il marito non è in grado perché non le compra sughi pronti, tonno... e prodotti di facile utilizzo? Perché sa che c'è la cuoca giù? Lo dà per scontato pur senza chiedermi nulla?

Mio marito? Difende i suoi a spada tratta da una vita. I genitori sono stati sempre motivo di litigio perché troppo ingombranti e diversi da me. E in merito alla questione dice che io non posso capire perché sono figlia unica, che non si nega il cibo a nessuno figuriamoci ai genitori, che sono malvagia e una persona cattiva. Io mi offendo tantissimo, perché al contrario sono una persona altruista, anzi è stato il mio essere troppo accomodante a fargli assumere questi comportamenti. Tuttavia, ho sempre fatto comprendere che ci sono dei limiti ma hanno fatto finta di non capirli.

Cos'altro posso fare per far comprendere a mio suocero che deve arrangiarsi da solo quanto meno a pranzo e quando dobbiamo uscire? Cosa posso fare per evitare di litigare con mio marito ed averlo dalla mia parte?

La ringrazio per la sua disponibilità

Buongiorno,

ho scelto questa sua mail perche sono sicuro che molte altre donne si riconosceranno nella sua storia.

Purtroppo non ho risposte alle sue domande. Il suo è un  problema sociale e quindi culturale e non psicologico. Lei è una donna del presente, mentre i suoi suoceri e purtroppo anche suo marito,  sono persone del millennio passato. Un tempo in cui le donne non studiavavo, non lavoravano ed erano confinate nei ruoli casalinghi. In fondo, suo suocero, presumo non più giovanissimo, si comporta come se vivesse ancora con i previlegi che vantava sulla propria moglie e dunque capisco perche sua suocera sia stata ben contenta di scaricare sulla nuora le proprie incombenze.

Ma se il comportamento dei suoi suoceri è compatibile con la loro età, trovo invece molto triste che per suo marito, indubbiamente più contemporaneo conti di più la sua vecchia famiglia d'origine a scapito della sua nuova famiglia. A meno che, inconsciamente, non si senta minacciato da una moglie che oltre a saper  cucinare,  ha un proprio lavoro e ha un più alto livello di istruzione.

Evidentemente i tempi corrono più velocemente delle nostre capacità di stare al passo dei cambiamenti.

Dott. Marco Emilio Ventura
Psicologo Psicoterapeuta Mental Coach
Genova

Di Marco Ventura

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