La regola del lupo: un omicidio sul Lago di Como. L'ultimo libro di Franco Vanni - Magazine

La regola del lupo: un omicidio sul Lago di Como. L'ultimo libro di Franco Vanni

Libri Magazine Lunedì 4 marzo 2019

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Magazine - «Il sole era ancora solo un’idea, nascosto dietro alla barriera delle montagne incombenti sull’acqua immobile, da cui cominciava a levarsi una luce pallida e diffusa». Sono appena le sei del mattino, è l’alba, quando uno dopo l’altro, solo inframmezzati da un grido, due colpi di pistola, rompono il silenzio e la pace del lago di Como. Un uomo colpito a morte alla testa, giace riverso nel tender della sua barca a vela al largo di Pescallo, nel comune di Bellagio. I suoi compagni di barca risvegliati dal rumore telefonano ai carabinieri per dare l’allarme.

Il cronista scrittore Franco Vanni torna in libreria con La regola del Lupo (Baldini+Castoldi 2019, pp 288, euro 17)  un nuovo giallo ambientato nel borgo di Pescallo, una specie di angolo di paradiso che, a detta dell’autore ricorda le Cinque terre, a sud-est del promontorio di Bellagio. E in La regola del lupo riporta sulla scena come protagonista Steno Molteni, giornalista ventisettenne (quasi un alter ego di Vanni), cronista del settimanale milanese di cronaca nera La Notte, che abbiamo già incontrato in Il caso Kellan, pubblicato un anno fa sempre da Baldini+Castoldi. Dicevamo un giallo e un intrigo dal sapore classico, quasi vittoriano, che ci riporta ai famosi enigmi anglosassoni della stanza chiusa, anche se stavolta al posto di una stanza chiusa, abbiamo una slanciata barca a vela di dodici metri ancorata a distanza dalla costa.

Un anno è passato dalla precedente avventura di Steno Molteni, che continua a lavorare a La Notte, settimanale cartaceo e quotidiano online, e scrive di cronaca nera, ma  tre volte alla settimana continua a darsi da fare la sera come barman dell’Hotel Villa Garibaldi che lo ospita a un prezzo stracciato, nella stanza 301. Steno infatti, è il figlio del portiere del Grand Hotel Villa Serbelloni di Bellagio, vecchio compagno e collega di lavoro del signor Barzini, oggi in forza al Villa Garibaldi e a cui  si deve la sua attuale e  comoda sistemazione. Steno ha a disposizione una vecchia Maserati Ghibli, con  autista, affidatagli da un amico che vive a Singapore e l’ha ereditata dal padre con il vincolo di farla circolare.

Dunque dicevamo all’inizio, che Steno ha un anno in più, vive ancora in albergo e ha avuto una storia di sesso, arrivata alla chiusura, con un’avvocatessa più vecchia di lui. E proprio la stessa mattina degli addii, quando scende per fare colazione, il signor Barzini, lo informerà che, al largo di Pescallo, un vero e proprio personaggio particolare, l’imprenditore Filippo Corti, detto Il Filippino, noto per il suo pelo sullo stomaco ma ormai destinato al gabbio dove avrebbe dovuto scontare più di 10 anni, è stato ucciso con un colpo di pistola.

Dai primi riscontri gli inquirenti desumono che non si tratti di suicidio ma di omicidio e che a uccidere Filippo Corti sia stato un proiettile sparato proprio dalla barca, nel giorno del suo quarantesimo compleanno. A bordo, per festeggiare con lui, c’erano tre amici: due uomini e una donna. L’amico d’infanzia Andrea Castiglioni, ma con il quale per anni non si era parlato, figlio di Rocco Castiglione, suo angelo custode e protettore ma che Corti aveva ricompensato fregandolo, l’altro amico e anche compagno di scuola e gioventù, Marco Michelini, ora un avvocato di grido ma anche lui vittima di lontane angherie del Filippino e Priscilla Odescalchi, grande, primo e perduto amore di Corti,  alla quale in passato aveva spezzato il cuore. A conti fatti tre potenziali assassini ma chi di loro avrebbe sparato? E poi, come e perché?

Del defunto si parla senza peli sulla lingua come di «… un grandissimo figlio di puttana». Certo, era un tipo che aveva puntato a far fortuna a ogni costo, travolgendo ogni ostacolo. A indagare sull’omicidio con interrogatori informali e sopralluoghi sulla barca sarà il Maresciallo Salvatore Cinà, detto Lupo, luogotenente di stazione, maresciallo dei carabinieri di Bellagio prossimo alla pensione, coadiuvato dai Ris e sotto l’ala alcolica dell’imperdibile pubblico ministero dottor Ciro Capasso, mentre, a distanza da Milano, dalla stanza 301 dell’albergo Villa Garibaldi, Steno Molteni, il nostro amico del settimanale La Notte, sarà teso a ricostruire vita, morte e miracoli del defunto Filippino e ad approfittare dell’aiutino che non guasta di Scimmia, l’amico in polizia, dopo aver spedito al lago la bella Sabine fotografa del giornale di origini eritree, per seguire il caso.

Ma ben presto l’atmosfera si riscalda e l’inchiesta assume contorni più precisi, obbligando Molteni a raggiungere la collega. Nonostante i bastoni tra le ruote del Maresciallo Cinà , vecchio superiore di Steno Molteni al quale rinfaccia sempre di aver tradito l’Arma per fare il giornalista, i due si troveranno implicati fino al collo in due indagini parallele, nel meraviglioso scenario del lago italiano forse il più famoso nel mondo.

Due indagini tese a sbrogliare un caso facile facile? Che poi cammineranno parallele pur se in competizione tra loro per arrivare alla verità. Ma forse la verità la conosce solo un uccellino giallo? O magari  il lupo semi leggendario, al quale il Maresciallo deve il soprannome e al quale in passato erano stati attribuiti stragi di animali nella zona. E forse, come decreta Cinà : «Non c’è lupo abbastanza forte da sopravvivere a un branco di cani».

Un giallo da leggere in cui l’autore ha anche compensato lettori e  protagonista con una nutrito ventaglio di comprimari: dal maresciallo normanno Cinà ex capo di Steno, al figlio di Cinà detto Scimmia, che il padre considera degenere perché ha scelto la polizia (è lui il poliziotto dell’aiutino). Dal fido carabiniere Sala, braccio destro di Cinà, al il pubblico ministero Ciro Capasso che va a wisky. Da Sabine, la bella e milanesissima fotografa di origini eritree che la nonna di Steno chiama affettuosamente negretta, ad Armando l’autista di Steno, un incredibile barbone pulitissimo, astemio e sportivo. Dal padre segreto di Filippo Corti ex galeotto che vive in un campo rom e per riscattare il passato si prende cura dei bambini dei suoi vicini, all’irrinunciabile, gola profonda, portiere del Villa Garibaldi, signor Barzini, il più valido gazzettino del lago.

Franco Vanni è cronista giudiziario del quotidiano la Repubblica. Barista e disegnatore per gioco, cura con tre amici il blog di pesca anonimacucchiaino.it. È onorato di avere dato una mano a Claudio Cecchetto nella scrittura di In diretta. Il gioca jouer della mia vita. Il clima ideale è il suo primo romanzo pubblicato nel 2015 per Laurana Editore. Nel 2018 con Baldini +Castoldi ha pubblicato Il caso Kellan.

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