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Magazine - Torna sul palcoscenico Solveig Berg, indovinata protagonista del primo giallo thriller di Hanna Lindeberg: Stockholm confidential ambientato nel dorato ambiente modaiolo svedese. Con Il gusto di uccidere (Longanesi 2019, 416 pp, 17 euro) invece, si parte dalla serata con la proclamazione dei finalisti e, in seguito, del vincitore dell’anno per Il Cuoco d’Oro, la più prestigiosa competizione della cucina svedese tra chef stellati, presso lo Stockholm Grotesque, il famoso ristorante che ospita l’evento. Si potrebbe dire che Il Cuoco d’Oro sia in realtà l’Oscar dedicato alla cucina. E questo gran finale di una competizione, alla quale chiunque abbia, o voglia avere, un ruolo di prestigio nel mondo della gastronomia deve partecipare, vede quest’anno in lotta: il trionfatore del precedente decennio Florian Leblanc e Jon Ragnarsson.
Entrambi grandi chef e per anni soci e gestori proprio dello Stockholm Grotesque, da poco separati e diventati rivali. Quest’anno tutto è cambiato, la corona del vincitore è in bilico e la serata pare destinata a sorprese. Solveig Berg, la più spregiudicata giornalista d’inchiesta di Stoccolma, sempre in caccia di scoop, è stata precettata a intervenire d’ufficio dalla sua datrice di lavoro e capo, Vanja Stridh. Vanja, che è alla testa di un seguitissimo blog il Dark Tables e una dei massimi esperti del settore fa, a pieno titolo, parte della giuria. Ma proprio al momento dell’annuncio del nome del vincitore, tutte le luci si spengono e il fragore di un colpo secco di pistola sovrastando il vocio della sala, colpisce proprio Vanja Stridh. Grida di panico, caos, stoviglie rotte dappertutto e conseguente tentativo di fuga dei numerosi presenti. La vittima viene portata in ospedale, si tenta invano di salvarle la vita.
Partono subito le prime indagini sull’accaduto con l’interrogatorio di tutti i presenti, ma Solveig Berg, che ha raccolto le ultime parole di Vanja prima di morire e ha trovato una busta da aprire in caso di sua scomparsa, pensa che la polizia stia seguendo una strada sbagliata. Insomma toccherà a lei sbrogliare la matassa costretta ad affrontare una minacciosa serie di ostacoli. Pare quasi che i rischi aumentino man mano che Solveig si sta avvicinando alla verità. Chi sta cercando di farla tacere?
Insomma non può mollare, ormai è coinvolta fino al collo in un frenetico susseguirsi di intrighi, concepiti da una mente criminale imprevedibile e persino in certe ombre del sua stessa vita. Eh già perche Hanna Lindberg riporta in pista anche Lennie Lee, l’ex fotografo di moda che ha visto chiudere i battenti della sua fortunata rivista scandalistica, durante i tre anni in carcere per frode fiscale, è tornato a Stoccolma. Ha perso tutto: amici, passato, ma vorrebbe tentare la strada della ristorazione e spende i suoi risparmi per acquistare un food truck. Insomma le strade di Lennie e Solveig sono destinate a incrociarsi un’altra volta.
Hanna, tu lavori come editorialista presso la rivista web del Bonnier Magazine Group quindi frequenti, anche per lavoro, i vari mondi che descrivi nei tuoi romanzi. Ma tutta la Svezia è così glamour e coinvolta nei social come traspare dalle tue pagine?
«Certo che no, la Svezia è anche molto diversa, solo una certa categoria di gente frequenta spasmodicamente i social e vive in un giro sfavillante, pieno di glamour, ma abbastanza mutevole e moralmente discutibile. Spesso proprio questo tipo di frequentazione rischia di trasformarsi in debolezza o peggio in un paravento per nascondere il male, la parte più oscura di quel mondo reale di Stoccolma dove regnano corruzione, tradimento e manipolazione».
I tuoi libri gialli e thriller pur introducendo morti ammazzati, efferati delitti e trame ben congegnate, a conti fatti risultano frizzanti, molte cose che descrivi sono in chiave prettamente umoristica, diversamente da quanto fanno molti tuoi colleghi nordici. Cosa pensi di avere in comune con loro?
«La principale cosa in comune è la lunga notte dei paesi del nord. Il lungo, gelido, buio e intrigante inverno svedese. Al suo culmine a dicembre, al solstizio d’inverno, il sole fa capolino verso le 8.45 e sparisce alle 14.45 spesso oscurato dalle nubi. Per il resto è notte. E forse a tutti noi sembra più facile far commettere dei delitti di notte. Di notte è più facile muoversi di nascosto, colpire».
Descrivi con indubbio humour un mondo sopra le righe, quello degli chef stellati svedesi, dove dominano vanità, presunzione, avidità e abuso di potere in una continua competizione praticamente all’ultimo sangue. Ci descrivi piatti favolosi, presentazioni folgoranti. Ben diversi ci pare da quelli che troviamo ogni giorno nei menù offerti da Ikea. Ma in realtà qual è il tipico cibo svedese?
«La realtà è che il vero cibo, quello consumato abitualmente dagli svedesi è proprio quello che trovare all’Ikea: palline, insomma, polpettine di ogni tipo e patate fritte, salmone affumicato o cotto in vari modi».
Tra i tuoi personaggi quale senti più vicino? Quale preferisci?
«Lennie senz’altro, con tutte le sue debolezze, ma che in questo secondo romanzo è cresciuto come persona e ha cominciato a imparare dai suoi errori che ha pagato fino in fondo e ora mira a riscattarsi umanamente e concretamente».
Nel tuo romanzo il tema di maggior importanza è il dover ricominciare. L’ha fatto Solveig, dovrà rifarlo e lo fa Lennie. Hai dovuto farlo anche tu nella vita?
«Sì molte volte, ma non lo ritengo una cosa drammatica. Penso in realtà che ciascuno di noi finisca con il reinventarsi ogni giorno».
Definiresti il tuo modo di scrittura più letterario o più giornalistico?
«Senz’altro più giornalistico. Dato il mio lavoro, istintivamente lo adotto anche nella scrittura dei miei libri».
Da brava giornalista ti sarai ben documentata, immagino, sui piatti e i ritmi di un ristorante di lusso prima di scrivere?
«Certo che l’ho fatto e per farlo ho lavorato per ben tre giorni nelle cucine, con gli zoccoli ai piedi come loro. Questo perché di solito nelle cucine dei ristoranti non si corre il rischio di morire ammazzati, ma di rompersi qualcosa scivolando sul grasso dei pavimento. E quindi è imperativo usare gli zoccoli».
Le tue accurate descrizioni degli ambienti e dei luoghi ci trasportano idealmente a Stoccolma. Quanto c’è di vero in quello che descrivi e quanto hai inventato?
«La città, le piazze, le strade, gli edifici è tutto vero, reale. Venite a Stoccolma e ritroverete ogni particolare. L’unica cosa che ho inventato è il ristorante. Lo Stockholm Grotesque non esiste, ma esiste il palazzo che lo ospita nello Stortorget (la Grande piazza) ed è l’ex palazzo della Borsa della città. Però un giorno, proprio passando davanti con mio figlio, ci siamo detti: ma guarda, questo sarebbe il posto ideale per un ristorante di gran lusso. Per cui quando ho scritto Il gusto di uccidere, ho piazzato proprio là lo Stockholm Grotesque».
Visto che il tuo è un progetto seriale, sappiamo già che rincontreremo Solveig e Lennie in un terzo romanzo. Quando, come e dove?
«Più o meno ci rivedremo tra un anno, penso, stavolta vado a frugare nella parte oscura del mondo degli influencer, di quella ristretta categoria di persone con un più o meno ampio seguito di pubblico che hanno la capacità di influenzare i comportamenti di acquisto dei consumatori in ragione del loro carisma e della loro autorevolezza. Torneranno in scena sia Solveig che Lennie, sempre con Stoccolma come principale base dell’ambientazione, ma con puntate anche più a nord del paese».
Hanna Lindbergh è nata nel 1981 e vive a Stoccolma. È una giornalista di costume che lavora soprattutto sul web. Stockholm Confidential, il suo romanzo d’esordio, uscito presso Longanesi nel 2017, è subito arrivato in cima alle classifiche svedesi ed è stato pubblicato in oltre 10 paesi.