
Magazine - Una quinta indagine per il commissario Maugeri, dal sapore del giallo classico e squisitamente storico, ambientata stavolta a Milano a fine dicembre del 1948. Il Natale è quasi alle porte, gran parte della città mostra ancora le ferite della guerra, si stenta a ripartire, mancano ancora tante cose, bisogna fare la fila per alcuni generi alimentari ma tutti i cittadini, anche i più poveri, cominciano orgogliosamente a rialzare la testa e a fare progetti di vita e di futuro. Ma il freddo e la gelida pioggia che imperversano da giorni hanno provocato un’epidemia di influenza che sta svuotando scuole e uffici. Anche il nostro commissario Maugeri è costretto a stare a letto. Maugeri trema, ha la febbre, tossisce come un disperato e, covato amorevolmente dalla moglie Giovanna premurosa anche troppo, è costretto a sottostare ai dictat imposti dal dottore: caldo, letto, e medicine. In teoria non dovrebbe mettere il naso fuori dalle coperte per una settimana e neppure alzarsi per telefonare ai suoi uomini.
E qui scatta la novità, la brillante trovata inserita da Capezzuoli che, con Maugeri ammalato, dal primo capitolo gli affida la parte di supervisore e, piazzandolo necessariamente in secondo piano, gli farà condurre la maggior parte di una complessa e difficile indagine tramite il suo vice, l’ispettore Valenti.
Per fortuna Valenti abita nell’appartamento vicino e tutti i giorni, con la scusa di sapere come sta il commissario, passa in visita per metterlo al corrente di quanto succede. E Maugeri aggira come può la consegna del telefono, alzandosi di nascosto e chiamando Valenti in questura. Il suo vice lo tranquillizza: gli uffici sono semideserti e come lui sono fuori gioco quasi tutti i suoi superiori e molti colleghi. Persino il vice questore ha la febbre. E anche sul fronte delinquenza non c’è molto da segnalare. Pare quasi che anche i delinquenti siano ammalati, unica brutta storia: una sparatoria di prima mattina. Dalle parti dei Giuriati, un assalto a colpi di pistola ha lasciato a terra, gravemente ferito, uno spazzino, un certo Sante Arcidiacono, assunto da meno di quattro mesi in comune e che avendo ottenuto di alloggiare in una delle case minime dotate di gabinetto di viale Argonne, sperava di poter festeggiare finalmente il Natale.
Sante Arcidiacono è stato colpito da due dei tre proiettili sparati da una Fiat Cinquecento giardiniera secondo il testimone, custode di un campetto sportivo, ma non è morto. Trasportato d’urgenza con l’ambulanza in ospedale è stato operato. Ma è grave, in prognosi riservata e non si sa ancora quando potrà essere interrogato per dare la sua versione.
Ma chi è stato? Un avvertimento? E no! Perché hanno sicuramente sparato per farlo fuori. Un attentato mancato dunque? Ma chi? E perché si voleva uccidere uno spazzino? Cosa c’è dietro? Si può pensare a qualche scheletro nell’armadio?
Un attacco lento, quasi in sordina, per questo nuovo romanzo di Capezzuoli, che però dopo poche pagine cambia volto e, in un crescendo di tensione e morti ammazzati viene trasformato quasi in un hard boiled in salsa internazionale. La trama è azzeccata: perché il ferimento dell’uomo darà il via a una catena di omicidi e aprirà uno spiraglio sulla memoria del passato, adottando una corretta imparzialità nel raccontare avvenimenti che a tutt’oggi suscitano tensioni politiche, benché siano passati più di settant’anni dalla fine della guerra e dai conflitti intercorsi tra partigiani bianchi e rossi, durante gli ultimi mesi di combattimenti e dopo la Liberazione, quando si è sfiorato la guerra civile.
Sante Arcidiacono era tornato vivo dalla Russia e poi si era arruolato nella Brigata Garibaldi. Lo si conosce come un brav’uomo, un lavoratore attento, un padre di famiglia che pensava solo a portare qualche dolcetto in tavola a Natale per i suoi bambini, ma si capirà presto che non è stato ferito da nottambuli ubriachi o drogati. Si dovrà ricercare le ragioni dell’attacco altrove, risalire a una brutta storia del passato, degli ultimi mesi di guerra che meriterebbe di essere riportata alla luce e far parte della memoria.
Il Natale del commissario Maugeri (Todaro 2018 pp 208, Euro 15) è un bel romanzo in cui Fulvio Capezzuoli, riesce a cavalcare la storia, inserendo nelle sue pagine la giusta dose di passione e tensione narrativa che piacciono ai lettori e, offrendo loro, un ottimo punto di partenza per un eventuale approfondimento sui misteri del passato. Insomma la storia che l’autore ci ha sempre raccontato con le avventure di Maugeri, in questo romanzo inalbera la S maiuscola perché non parla solo di un qualcosa successo a Milano, ma ci dà anche il senso di ciò che fu l’ultima parte della guerra in Italia, combattuta dagli italiani.
Fulvio Capezzuoli è milanese. Critico cinematografico e collaboratore della Fondazione Cineteca Italiana, ha pubblicato diversi saggi sul cinema. Nel 2014 esordisce con il primo romanzo giallo: Milano 1946, delitti a Città Studi, cui seguiranno Milano 1947, misteri a Porta Venezia, Milano 1948, Maugeri e lo zoppo dei Navigli, e Il commissario Maugeri e il fantasma di via Ariosto pubblicato nel 2017, sempre con protagonista il commissario Maugeri.