Bonelli: Dylan Dog e Martin Mystere nell'Abisso del male

Magazine, 04/12/2018.

… in ogni caso sento che il nostro non è stato affatto un addio. Chissà quando, chissà dove, ma un saluto tra Dylan Dog e Martin Mistére non può essere che un arrivederci

Anno 1992, la pagina 161 del secondo team up tra Dylan Dog e Martin Mistére apriva le porte a nuovi incontri tra i due. Incontro atteso e sperato dai lettori delle due testate perché i primi due capitoli realizzati tra il 1990 e il 1992, Ultima fermata: l’incubo e La Fine del Mondo, si dimostrarono convincenti e originali mantenendo inalterata la mitologia dei due protagonisti. Due albi da leggere e rileggere e poi conservare gelosamente perché diventati cimeli, ma anche la promessa di un nuovo incontro che, fino a oggi, non si era ancora realizzato. Perché un nuovo sodalizio si compiesse ci sono voluti 26 anni e tantissima acqua sotto tantissimi ponti, un lungo filo di storie che partono dal 1992 fino al 28 novembre 2018, il giorno in cui, dopo l’anteprima lucchese, è arrivato in edicola L’Abisso del Male. La copertina dell’albo (6,90 euro nella versione da edicola che diventano 9 euro per la varant/poster lucchese, in vendita sul sito Bonelli) è di Angelo Stano, in piena continuità con la tradizione.

Le 189 tavole, disegnate come le prime da Giovanni Freghieri, sono state invece scritte da Carlo Recagno con la supervisione di Alfredo Castelli e Roberto Recchioni e Moreno Burattini (una supervisione che nasconde una sorpresa), il curatore che ha raccolto il testimone di Tiziano Sclavi e portato Dylan Dog ad essere di nuovo presente al proprio tempo, e gettano le basi per quello che è probabilmente il progetto narrativo più ambizioso mai realizzato dalla casa di Via Buonarotti. Al centro della narrazione del Team Up c’è infatti la costruzione delle fondamenta di un universo narrativo del quale fanno parte tutti gli eroi bonelli. L’idea di un progetto davvero monumentale e che si colloca in linea con gli incontri che nei prossimi anni vedranno Dylan Dog e soci incrociarsi con le icone del fumetto americano della DC.

Fino a oggi infatti, ciascun eroe Bonelli viveva in un contesto proprio, impermeabile o quasi alla realtà di narrazione dei suoi colleghi. Negli anni, quella che era quasi una regola editoriale è stata infranta più volte, proprio a partire dal 1990 quando le penne di Alfredo Castelli e Tiziano Sclavi si incrociarono per la prima volta in un albo storico, talmente importante che Sclavi decise di far risalire proprio all’incontro tra i due l’origine del Giuda Ballerino, la storica imprecazione di Dylan Dog.

Il compito di aprire L’Abisso del Male è stato affidato all’avventuriero creato da Guido Nolitta - pseudonimo di Sergio Bonelli - Jerry Drake; primo personaggio Bonelli che i lettori del Team Up si troveranno di fronte.

Il prologo è ambientato nel 1944, quando una pattuglia statunitense, di cui Drake fa parte, assale una base nazista. La base nasconde un segreto diabolico che Mister No si limita a sfiorare e che invece coinvolgerà direttamente Dylan Dog e Martin Mystere. La struttura dell’albo, oltre che a confermarsi come un amichevole incontro tra gli autori che lo hanno realizzato - lo stesso avvenne tra Castelli e Sclavi negli anni novanta - offre una lettura scorrevole e godibile.

Il primo incontro tra i due protagonisti, freddo, è presentato in una sequenza londinese nel quale emerge con forza il talento di Freghieri; il suo tratto resta inconfondibile e i lineamenti morbidi, giovanili, conferiti a Dylan e Martin consentono al disegnatore di accompagnare al meglio le interazioni tra i due.

I due sono amici che non sempre sono disposti a tollerare le proprie differenze e che sembra vogliano andare ciascuno lungo la propria strada; ovviamente ben altro destino li attende. L’albo scorre lineare, con un’architettura che lo sorregge bene e con personaggi comprimari, appartenenti alle rispettive pubblicazioni, che sottolineano peculiarità e difetti dei due. A Lord Wells e Madame Trelkovski, colonne storiche dell’universo dylaniato, rispondono il Signor Dee e il Signor Kelly , truffatori improbabili legati alla saga del BVZM (Buon Vecchio Zio Martin). Tante le sequenze degne di nota, su tutte quelle che coinvolgono Zagor, che evidenziano la capacità di Recagno e Freghieri di fare muovere i protagonisti.

Così come in passato, DYD e MM si trovano a fare i conti con una minaccia su scala planetaria, donne avvenenti, scambi carichi di ironia tra Groucho e Java e un nemico dal grande potere che richiederà un avversario alla sua altezza per poter esser ricacciato nell’abisso da cui proviene.

La maggiore foliazione e la presenza di due volumi alle spalle ha consentito un lavoro di maggiore indagine del rapporto tra protagonisti, sviluppata anche un una sequenza intra dimensionale, disegnata rispettivamente da Sergio Gerasi e Giulli Camagni. I due si trovano a fare i conti con altre versioni di sé, una sorte di specchio deformato nel quale prendere coscienza dei propri limiti e del rispettivo legame con l’altro.

Dylan e Martin assomigliano per contrasto e presenza carismatica ai due Professor Jones, interpretati da Harrison Ford e Sean Connery, di Indiana Jones e l’Ultima Crociata. Il pragmatismo di Martin, un pizzico di cinismo, vanno in inevitabile contrasto con l’idealismo romantico di Dylan. La sfida vera non sembra siano i diavoli dell’Inferno con cui avranno a che fare, quanto la ricerca di uno stato di reciproco equilibrio.

Se la storia prende e scorre rapida al punto che è piacevole ritornarci sopra, a colpire sono gli ospiti presenti: Dragonero, Gea, Zagor, ma anche uno spicchio dell’universo di Nathan Never, Dampyr e tanti altri, come a voler confermare l’impegno nel  trovare uno spazio comune, un minino comune denominare, nel quale mettere gli eroi nella condizione di interagire; da questo punto di vista l’albo funziona a meraviglia, tanto da aver fatto crescere in modo notevole il volume attorno ai bonelli che verranno.

Un albo dalla buona qualità di scrittura e disegnato con grande partecipazione, ma che soprattutto regala ai lettori un racconto atteso per ben oltre un quarto di secolo, e che promette, gettata la prima pietra, che il meglio deve ancora venire.

Di Francesco Cascione

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