Una Sorella di Bastien Vivès: adolescenti, il primo amore e un'estate che cambia la vita

Magazine, 28/03/2018.

Assenza di colore che riempie gli spazi lasciati liberi da un tratto volutamente accennato per una storia che parla di scoperte fin dalla struttura scelta dall’autore.

Una Sorella di Bastien Vivès (ed. Bao Publishing, 212 pp, 19 euro) è il racconto dell’estate che cambia la vita, quella nella quale si assapora il primo sorso di vino, la prima sbronza, la prima sigaretta con il suo fumo spinto dentro mentre i polmoni reagiscono come volessero fuggire o esplodere, l’estate che ha il sapore della prima birra e del primo bacio, quella che si infiamma di desiderio, di gelosia e sente pungente il freddo della solitudine.

L’intento dell’autore pare essere quello di fissare il momento che si colloca, tanto per la mente quanto per la sessualità, esattamente in quello spazio tra curiosità e scoperta che comunemente chiamiamo adolescenza.

Antoine è un ragazzo di tredici anni che vive la sua ultima estate da bambino; l’evoluzione del rapporto con suo fratello minore Titì, la responsabilità vissuta più con senso del dovere che come inevitabile destino e soprattutto l’incontro con Helene, la figlia sedicenne di un’amica di sua mamma, sono gli elementi sui quali Vivès costruisce il suo affresco. Sarà proprio Helene a dare la spallata decisiva all’infanzia di Antoine.

L’autore parigino sceglie l’erotismo, ora abbozzato ora mostrato con estrema onestà, come strumento per raccontare i protagonisti. Antoine è un non-più-bambino-ma-non-ancora-ragazzo che vive in una specie di limbo e che si trova sospeso tra due mondi, uno alle spalle e uno davanti a sé. Mentre gli adulti e la loro raggiunta staticità, come in ogni racconto di formazione che si rispetti, rimangono sullo sfondo, sono le tre età che li precedono ad essere protagoniste.

Helene non ha sicurezze, ma tutta la fragilità di una bambina in un corpo che è prototipo della donna che diventerà; è sola, tormentata come una sedicenne, e trova calore e conforto non nelle lusinghe dei ragazzi più grandi ma nella curiosità di Antoine. Antoine, dal canto suo, è investito dalla curiosità per un mondo, un età, che gli si sta aprendo davanti, che esplode come un fuoco d’artificio. I due ragazzi sono due universi che si avvicinano, uno dipendente dall’altro, e che crescono ciascuno specchiandosi nell’altro. Universi che collidono mentre attorno il mondo va avanti secondo regole proprie che han poco a che vedere con i due.

Il risultato di questo insieme di suggestioni, raccontate e disegnate, è un libro che cattura, che incuriosisce e intriga, è certamente un viaggio a ritroso alla ricerca di quei momenti che inevitabilmente sono memoria collettiva – siamo fatti di acqua e nostalgie –, ma se fosse solo questo non avrebbe il valore che in realtà lo rende una lettura imperdibile.

Nei panni di spettatori, oltre a notare la delicatezza con la quale l’autore protegge l’intimità dei due adolescenti – non sono le velleità voyeuristiche ad essere motore narrativo –, si rimane catturati dalla possibilità offerta di poter mettere al centro del racconto ciascuno dei due ragazzi e, come in un libro game, a seconda della scelta leggere un racconto diverso.

È divertente osservare la crescita di Antoine, che inizia il suo viaggio disegnando Pokemon per poi indagare le forme della sua amica, risultandone inevitabilmente travolto. Come personaggio tra i due mondi è facile individuarne il percorso che parte dai giochi con suo fratello per poi arrivare a confrontarsi con i ragazzi più grandi, con sensazioni inedite.

Se la crescita di Antoine è elemento evidente, ad elevare il racconto è invece proprio la cura dell’autore per Helene, indiscussa protagonista. La ragazza è una sedicenne che si trova a fare i conti con il lutto inespresso di un fratello mai nato e la volontà di vedere in Antoine e Titì proprio quel frammento di famiglia che le è stato negato.

La incontriamo persa nel suo telefono – posa iconografica di una generazione - ma impariamo a conoscerla non appena decidiamo di andare oltre, sfruttando l’occasione che lei stessa decide di offrire. La ragazza estranea, che appare come si materializzasse all’improvviso nella casa che la ospita – Antoine lo incontriamo in viaggio – si scopre mano a mano, si accenna senza mostrarsi, esattamente come canta Ligabue

Ti davi un attimo e poi ti nascondevi bene
Io l'ho capito che sei sempre stata grande più di me

È fragile, avventata, sorella maggiore e guida, ma anche molto di più.

Se l’autore mostra un occhio malinconico verso Antoine, di Helene è invece innamorato al punto di proteggerla, anche nei momenti di maggior sensualità la mostra solo in parte, con un tratto dall’estrema delicatezza, vestendo anche i momenti più intensi di un’atmosfera onirica che trasforma il racconto della carne in poesia dell’eros. Una ragazza con mille sfumature, che mostra ora la sua grande sicurezza, ora solo la sua voglia di cercare calore, ora quel bisogno di affetto che i bambini sanno curare coi gelati.

Bambina che è stata che convive con la donna che sarà.

Il corpo diventa così linguaggio comune, strumento di comunicazione offerto ai ragazzi, il sesso è mezzo, non scopo; l’intimità il terreno comune dove potersi comprendere e conoscere, scoprire, amare di un amore acerbo eppure intenso. Racconto denso, ricco di spunti, capace di arrivare in profondità, un’occasione imperdibile per conoscere il talento del giovane autore francese.

Di Francesco Cascione

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