Serie tv, Netflix e il Binge-watching. Da Doctor Who a Westworld

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Magazine, 11/10/2017.

Per Wikipedia il Binge-watch è il guardare programmi televisivi per un periodo di tempo superiore al consueto, in particolare l' usufruire della visione di diversi episodi consecutivamente, senza soste.

Si tratta ovviamente di un fenomeno legato alla diffusione di Internet e delle aziende come Netflix, che si occupano di  distribuzione via internet di film, serie televisive e altri contenuti d'intrattenimento. Anche solo 10 anni fa sarebbe stato impensabile, perchè  i film si noleggiavano o si scaricavano (illegalmente) da E-mule o Torrent. Per chi , come me, appartiene a quella generazione, il binge watching non è forse mai diventato un fenomeno così acuto, però si, lo ammetto … pian piano ci sono scivolata dentro (complice anche la penosa offerta televisiva).

Ho iniziato con Doctor Who, chiaramente la nuova serie , perchè il Dottore è in onda dal lontano 1963. Ci ho impiegato quasi un anno, senza stress, alternando periodi più intensi ad altri in cui non  avevo il tempo di vedere un episodio  anche per settimane, ma sono riuscita ad arrivare in fondo… ora in attesa della nuova serie che (squillo di trombe e suspence) vedrà protagonista una donna. Ognuno ha il suo Dottore preferito e ovviamente la corrispondente compagna, poi ci sono elementi imprescindibili come il Tardis, il cacciavite sonico o i Dalek. Il Dottore ti conquista ogni volta in modo diverso e finisci col non guardare più con lo stesso sguardo le statue degli angeli.

Finito di vedere tutto ciò che era disponibile del Doctor Who, mi sono ritrovata un pò orfana e ho iniziato a scandagliare la rete, ascoltando le opinioni di chi , seriamente, è serie tv addicted. Complice il fatto che lo apprezzo moltissimo come attore, mi sono dedicata a Sherlock, bellissima serie modernamente riambientata, a cui Benedict  Cumberbatch dà il volto ad  nevrotico ma irresistibile Holmes, coadiuvato dal perfetto Martin Freeman nel ruolo di un Watson umano e sensibile.  Però accidenti,  4 serie di solo 3 puntate ciascuna finiscono in fretta e il senso di vuoto riappare.

Sempre indirizzata nelle mie scelte da reminiscenze giovanili, vengo attratta da Westworld. In questo caso il ricordo era quello del celebre film Il mondo dei robot  (non a caso scritto  e diretto da quel Crichton che anni dopo darà vita a Jurassik Park), con Yul Brynner nel ruolo dell’androide impazzito. Westword parte da questo spunto iniziale e amplia, grazie anche agli sviluppi scientifici avvenuti in questi decenni, l’eterno argomento della ribellione delle macchine, rese sempre più umane dall’uomo stesso.

Essendomi letta da ragazza tutta la collezione Urania, nonchè parecchio Asimov, la fantascienza  e aree limitrofe, hanno sempre costituito per me una grande attrazione. Sono quindi passata a Sense8. Indubbiamente un’idea molto originale in cui 8 perfetti sconosciuti , abitanti in luoghi totalmente diversi del pianeta, scoprono di avere tra loro un’ altissimo livello di empatia e connessione psichica. Anche in questo caso, pian piano ci si affeziona ai personaggi, alle loro storie personali, ai loro sentimenti e debolezze. Peccato che Netflix (produttrice della serie) abbia deciso di cancellarla per gli alti costi di produzione. Rimaniamo quindi in attesa dell’episodio finale , accordato come contentino extra, viste le migliaia di lamentele da parte dei fans.

E ora? Ora, ho da poco iniziato a vedere Stranger Things, un mix tra XFiles, ET e svariate altre produzioni anni ‘80 con una Winona Rider nel ruolo di madre divorziata e lavoratrice che si occupa di tirar su i suoi 2 ragazzi, con le sue ansie e nevrosi e un gruppo di bravissimi attori ragazzini che ricordano tanto i Goonies. C’è anche Matthew Modine nel ruolo del cattivo e ovviamente non manca la creatura mostruosa.

Anche questa serie però è destinata a finire  presto e quindi, nell’attesa di un nuovo Doctor Who o Sherlock o Westworld, sarò costretta a immergermi nella rete alla ricerca di qualche cosa che mi attragga nelle lunghe  e freddolose serate autunnali, sul divano, con la copertina d’ordinanza. Praticamente una umarell da serie tv.

Di Cristina Torriano

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