La custode di Portovenere - La Spezia

La custode di Portovenere

Libri La Spezia Lunedì 2 agosto 2004

La Spezia - È l’ora più bella, quando la luce del tramonto rende i contorni più nitidi, i colori più intensi. E io sono qui, come sempre, non posso mancare al mio appuntamento. Davanti a me il mare, che instancabile si infrange sulla scogliera, aspra e imponente da togliere il respiro. Un po’ a sinistra il profilo rassicurante della chiesa, il bianco e il nero delle strisce che la vestono appena percepibili contro il sole. E oltre, l’isola, così vicina.

Un luogo perfetto per un incontro d’amore. Uno dei più romantici al mondo. Ma non è questo che mi aspetta. Non l’uomo che amo, e neanche un amico o anche solo qualcuno con cui condividere il mio stato d’animo.

Intorno a me vedo tante persone. Turisti, che arrivano da paesi lontani per visitare il luogo che con il suo nome celebra la bellezza. Molti invece hanno percorso poca strada. Provengono dai paesi vicini, dalla città che si specchia in questo splendido golfo e che proprio adesso è accarezzata dagli ultimi raggi del sole. Non sono mossi dalla curiosità, ma solo dal desiderio di ritrovare se stessi, o sono qui semplicemente per godere di questo spettacolo, gratuito. Per colmare la loro anima con la bellezza costruita dall’uomo e quella regalata da Dio.

Nessuno di loro si offre di ascoltare la mia storia. Nessuno è interessato alle mie fantasie, alle mie paure. Passano davanti a me senza mai incrociare il mio sguardo. Alcuni mi siedono accanto, sfiorandomi appena, silenziosi. Altri invece deridono le mie forme generose, troppo. Questo però mi turba meno dell’indifferenza. Sola in mezzo ad una moltitudine di individui.

E non c’è modo di cambiare questo stato di cose. Immobile, incapace di accennare il più semplice movimento, il mio pesantissimo corpo si oppone ai miei ordini. Ho tentato, quante volte, senza risultato. Sono qui, da un tempo che mi sembra infinito. Condannata.

Ma con la mente posso alzarmi e non solo in piedi, posso volare, in alto, insieme ai gabbiani che tanto invidio, e posso oltrepassare l’isola, fino a vedere solo l’azzurro del cielo e del mare. E una volta raggiunto l’orizzonte, scoprire altri luoghi meravigliosi, di cui ho sentito raccontare dalle persone che sono passate da qui, che davanti a me hanno condiviso con altri la loro esperienza. O che si sono sedute, da sole, e hanno parlato, a volte pianto, sfogando le loro angosce, pensando di non essere ascoltate, di avere accanto solo una statua.

Nota: a Portovenere, vicino alla scalinata che conduce alla grotta Byron, si trova una statua che raffigura una donna dalle forme “generose”, seduta. Credo rappresenti la fertilità, anche se non sono riuscita a trovare informazioni a riguardo. È stata la mia fonte di ispirazione.

Francesca Lavezzoli

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