Buscando el duende: a Genova un flasmob a ritmo di flamenco. L'intervista all'ideatrice Lalli Cretella

Genova, 06/06/2023.

Lalli Cretella è un metallara che ama il flamenco. Ebbene sì, le due cose, che solo apparentemente sembrano lontane, possono in realtà convivere pacificamente, nel segno della musica e dell'arte.

Lalli ha un passato glorioso, ha militato nella band Steel Drama, mitico gruppo rock interamente composto da donne, che negli anni Novanta da Genova raggiunse il successo in Italia e all'estero, macinando date live nei club più famosi. Ma è grazie ad un altro gruppo di cui Lalli Cretella ha fatto parte, le Missbit, che nasce la passione per il flamenco: «Durante una data in Spagna, a Girona, prima del nostro concerto, è salita sul palco una band di apertura. Sono stata letteralmente fulminata dall'energia dei chitarristi, che erano soltanto in due, ma sembravano cinquanta! Da lì mi si è aperto il mondo del flamenco, non solo dal punto di vista musicale, ma anche per quanto riguarda il canto e il baile».

Sono tredici anni ormai che questa storia d'amore continua e non ha intenzione di fermarsi, visto che Lalli ha in programma un grande progetto che, anche in questo caso, da Genova sarà proiettato verso il mondo intero:  «Domenica 23 luglio alle 18 piazza San Lorenzo si trasforma in un enorme tablao, per un flashmob che convolgerà le ballerine di tre scuole genovesi. Si tratta de La primera flamenca di Simona di Spirito che ha anche creato la coreografia, Asd Genova Flamenco di Bruna Learchi e Asd Raduga Flamenco di Marianna Maierù. Io parteciperò in veste di cantante, con il brano che ho composto, dal titolo Buscando el Duende».

Cercando il duende, letteralmente un demone, ma non in senso negativo, piuttosto una sorta di spirito passionale che possiede l'anima e il corpo degli artisti, non solo quelli che hanno a che fare con il flamenco, ma tutti e che li porta a dare il meglio di loro. Ce lo spiega meglio proprio Simona di Spirito, ballerina e coreografa: «Quando te sube el duende oppure una persona està enduendada è come trovarsi in un'altra dimensione. È una sensazione talmente forte che chi l'ha provata, alla fine dell'esibizione, spesso non ha memoria di quello che è successo. È una specie di fuoco, l'apoteosi dell'espressione dell'arte».

Questo spirito oltrepassa addirittura gli aspetti tecnici, quando sube, non importa quale sia il livello di preparazione dell'artista, l'esibizione sarà comunque spettacolare e di grandissimo impatto.

«L'idea quindi è quella di trovare l'occasione », continua Lalli, «di trovare qualcosa di bello, che unisca le persone dopo la pandemia e nonostante gli attuali scenari di guerra, sotto il comune denominatore della gioia. Nel testo della canzone specifico che il duende si trova ovunque, oltrepassa i confini perchè in realtà è dentro di noi».

A proposito di confini da oltrepassare, Lalli ha fatto un lavoro mastodontico di ricerca di altre scuole di flamenco in tutto il mondo, che ha contatto per proporre una gigantesca collaborazione, una vera e propria esibizione corale:  «Solo a Tokyo esistono venti scuole di flamenco! Ho preso contatti con scuole ovunque, dalla Colombia, al Messico, alla Russia e gli Stati Uniti. Per quanto riguarda l'Europa, ho già ricevuto delle conferme di partecipazione da Londra e in Italia da Roma e Palermo».

Il video della coreografia è stato spedito, ora non rimane che aspettare domenica 23 luglio per godere dell'esibizione live a Genova: «Stiamo ancora cercando il modo di avere degli schermi per collegarci con tutte le scuole che parteciperanno. Non sappiamo ancora se sarà possibile, ma sicuramente faremo uscire un video in cui compariranno tutti i ballerini che si esibiranno sulle note di Buscando el duende, brano che è già disponibile su tutte le piattaforme».

Note che verranno suonate live dalla band Quetòma Stai: «Qué toma! è un'espressione che si usa tantissimo durante nel flamenco, un po' come se fosse un'incitazione a tirare fuori il massimo dell'energia», spiega Lalli, «volevo aggiungere la parola style, ma suonava male, non rifletteva la nostra natura italiana, così ho modificato in stai. In questo modo ricorda anche la nostra espressione Come stai? ed è un rimando al fatto che nel flamenco è necessario stare, tenere la posizione».

Fa parte della band Simone Spreafico, chitarrista che ha militato nella band lombarda Mercanti di Liquore, attiva tra il 1995 e il 2010 e recentemente tornata in attività, conosciuta anche per le rivisitazioni delle canzoni di Fabrizio De André e per aver partecipato al grande concerto in ricordo di Faber al Teatro Carlo Felice, nel 2000, durante il quale suonò la celebre Geordie.

Simone ha calcato il palco insieme ad artisti come l'attore Bebo Storti, il drammaturgo Marco Paolini e il cantante Tonino Carotone, in giro per il mondo: «Anche io ho sempre subito il fascino del duende. Vicino casa mia c'era un accampamento gitano e spesso mi trovavo con loro a suonare la chitarra. Probabilmente la rumba flamenca che spesso ho suonato, deriva proprio da quell'esperienza. Quando Lalli mi ha chiamato per questo progetto, dopo lo stop della pandemia, quasi non ci potevo credere».

La rumba flamenca è quello che si definisce cante de ida y vuelta, che gli spagnoli portarono a casa dal Sudamerica ed è oggi considerato il palo, il ritmo, per eccellenza della musica flamenca. Perchè il flamenco è proprio questo, un sincretismo di stili e di arti, le cui origini si perdono addirittura nella lontanissima India: «Non si tratta solo di baile, ma appunto anche di musica, di costumi e di tradizioni», aggiunge Simona Di Spirito.

«Unire le persone è proprio l'intento di questo flashmob», conclude Lalli Cretella, «ed è anche un modo alternativo per fare musica. Nonostante le miriadi di piattaforme digitali non è facile uscire. Per anni la musica è stata il mio sostentamento, anche economico, ho pubblicato dischi, fatto interviste in giro per il mondo, i miei pezzi erano passati in radio. Adesso esiste un successo che viene gonfiato velocemente e altrettanto velocemente svuotato. Non abbiamo la pretesa di cambiare il mondo con questa iniziativa, che è solo una goccia nel mare, ma è anche vero che il mare è proprio fatto di gocce...».

Di Paola Popa

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