«Disegnare è una necessita». La storia di Andrea Piccardo, fumettista genovese

Genova, 17/05/2023.

Storie e racconti che prendono vita su carta, quasi come per magia. Questo è il fumetto, un compagno fedele dell'infanzia (e non solo) che, attraverso i disegni, i dialoghi e le sfumature di colore, ci trasporta immediatamente in un mondo fantastico.

Ma chi si nasconde dietro a questa magia? Ovviamente il fumettista, ma il processo che porta alla creazione di un comic è molto più complesso e affascinante di una frettolosa risposta. Per approfondire l'argomento abbiamo fatto una bella chiacchierata con Andrea Piccardo, fumettista genovese, che ha iniziato la sua carriera, coltivandola già da piccolo: «Sono figlio di una maestra d'asilo, che mi ha insegnato in senso pratico a disegnare; inoltre ero molto curioso e sentivo la necessità di mettere su carta tutte le storie che sentivo o leggevo. L'unico modo era quello di disegnarle». 

Il disegno è una questione di famiglia per Andrea: «Mio nonno era un disegnatore e anche mio fratello Stefano lo è, quindi si può dire che sia qualcosa di fortemente radicato in me».

Disegnare è anche un fatto di emulazione, parafrasando il vecchio detto secondo cui emulare sia una atto di ammirazione: «A un certo punto inizi a riconoscere gli stili di chi ti circonda, lavorativamente parlando, e provi ad applicarli. E più li applichi e più migliori. Per me è stato proprio così, anche ai tempi dell'Università e poi a bottega da Andrea Musso, oppure rapportandomi con grandi illustratori come Sergio Fedriani. Poco dopo ho iniziato a lavorare per editori come Magic Press, Double Shot, 001... Insomma, come diceva Faber, se la gente sa che sai suonare, suonare ti tocca, e da lì è iniziato tutto».

È sorprendente constatare come tutto abbia avuto origine da una semplice necessità, quella di raccontare, che supera le attitudini, il famoso dono di natura di cui spesso si parla, quando l'argomento è il disegno: «Io non sapevo neppure fare un cerchio col bicchiere. Rispetto a mio fratello Stefano, ero quello che non sapeva disegnare, ma era talmente forte il bisogno di raccontare, che sono andato avanti. Lui è un illustrarore, io sono un fumettista. Sono due approcci totalmente diversi. Io racconto con una sequenza di immagini, lui con un'immagine sola. Se il mio bisogno è quello di far stare tutte le mie parole dentro ad una storia, il suo è quello di far stare un enorme racconto all'interno di una sola immagine».

Il bisogno come comune denomitatore, supportato dalla famiglia, in cui il disegno era visto come qualcosa di serio. Serio come alcune situazioni in cui un fumettista o un illustratore si trovano ad affrontare per lavoro: «Perché di questo si tratta, è un lavoro, e il fatto che in casa mia questo concetto fosse ben chiaro e accettato mi è stato molto di aiuto». 

Una di queste situazioni potrebbe essere, ad esempio, illustrare un sito molto istituzionale, come quello dell'Inps. La creatività, in questi casi può essere rinchiusa tra paletti: «È successo a mio fratello Stefano, ma per noi che facciamo questo mestiere di comunicaizione è bello pensare che nessun muro sia un confine. Ogni limite può essere scavalcato, guardando un po' più in là. Da anni lavoro per Hitachi, su prodotti fumettistici e di animazione che vanno in tutto il mondo. Dialogare quindi è molto difficile, ma noi riusciamo a fare una magia, l'illusione della comprensione, siamo capaci di comunicare in maniera universale gesti, odori, rumori e colori».

Per arrivare a fare la magia, l'ispirazione è fondamentale: «Il mio mito è senza dubbio Giorgio Cavazzano, autore di Altai & Jonson e gigantesco fumettista per Disney e Tiziano Sclavi, creatore di Dylan Dog. Il suo stile un po' francofono, buffo e divertente alla Asterix e Obelix, ma applicato a storie potenzialmente realistiche, mi ha aperto un mondo. Ma ce ne sono altri, come Dino Battaglia, che abbiamo imitato tutti!».

Andrea Piccardo è anche insegnante presso la Genoa Comics Academy in via Luccoli 26/2 a Genova: « Partendo sempre dal concetto di necessità di disegnare, le mie, le nostre lezioni sono modellate proprio sui bisogni dei nostri allievi. Non prendiamo le loro mani e le costringiamo a fare quello che vogliamo noi, ma piuttosto le guidiamo, in modo che possano arrivare a mettere su carta quello di cui sentono l'urgenza. Li accompagniamo gradualmente ad acquisire quelle che oggi si chiamano skills, basate però sulle loro attitudini. In questo modo maturano molto presto, senza essere soffocati e riescono ad essere molto più malleabili e a seguire i cambiamenti delle tendenze di mercato. Essere fumettista è un lavoro e se sei versatile puoi trovare impiego molto più facilmente, senza rimanere spiazzato».

Quando sfogliamo un fumetto vediamo tratti, colori, ombre e parole che scorrono fluide, ma la magia parte da un punto ben preciso, ossia la storia. Prima si raccolgono tutte le informazioni ad essa riferite e successivamente si disegna, vignetta per vignetta, la sceneggiatura: «In poche parole si scrive cosa dicono i vari personaggi, uno per uno, e cosa dicono le didascalie. A questo punto arriva il processo chiamato storyboard, ossia un disegno approssimativo, seguito dai bozzetti. Alla fine si inchiostra e poi si colora, la mia parte preferita, con tonalità e ombre che danno concretezza ».

L'era digitale ha ovviamente inglobato anche tutto il mondo del fumetto: «Con un unico problema, però, ossia la mancanza dei pezzi originali, che quindi gli autori non hanno e non possono vendere. In questo modo si è bruciato un pezzo di economia e, anche se esistono ancora autori che producono su carta, il digital sta piano piano soppiantando le intere produzioni».

Parlando di produzioni, le ultime creazioni di Andrea Piccardo sono quelle contenute nel romanzo illustrato di Franco Boggero, dal titolo A dirlo son parole: «Sono racconti, dei piccoli episodi raccolti dall'autore che ho illustrato insieme a mio fratello Stefano. Come diceva nostra mamma, ci siamo spartiti la pappa (ride). Un po' a me e un po' a lui, un racconto a me e un racconto a lui. Sono venute fuori tante belle illustrazioni e, visto che Franco è anche musicista, durante le presentazioni abbiamo anche un supporto musicale».

Concludiamo parlando di Genova, questa città che dal punto di vista artistico, è una fucina di talenti: «In città ci sono tantissimi fumettisti, anche grazie al fatto che probabilmente la più importante scuola di fumetti in Italia sia a pochi kilometri da qui, a Chiavari. Da lì sono usciti tanti bravissimi fumettisti contemporanei come Enrico Macchiavello, Alessandro Parodi, Gabriele Parma e tanti altri. È interessante notare che la scuola genovese, che fino ad un certo punto ha avuto un suo carattere, con nomi come Ivo Milazzo e Giancarlo Berardi, autori di Ken Parker, oppure come  Giovan Battista Carpi che disegnava per Disney, poi si è improvvisamente scollegata dal mondo. L'arrivo di internet ha però ribaltato la situazione e i giovani fumettisti, da Genova, sono partiti per girare il mondo e hanno fatto grandi cose».

Di Paola Popa

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