Don Gallo: un ricordo, a sette anni dalla morte

Francesca Baroncelli

Genova, 22/05/2020.

Noi della redazione di mentelocale.it lo ricordiamo con grande affetto, don Andrea Gallo. Un giorno è venuto a trovarci: si è seduto ad una delle nostre scrivanie ed è stato al gioco di fingersi giornalista, scrivendo al computer mentre noi gli scattavamo qualche foto. Indimenticabile e doloroso, per noi, anche il giorno in cui se ne è andato: eravamo lì, sempre alle nostre scrivanie, ad aspettare che quella brutta notizia arrivasse. Ed è arrivata alle 17.45 del 22 maggio 2013, sette anni fa.

Oggi il suo ricordo è ancora vivo. Lo è quello della Comunità di San Benedetto al Porto, fondata dal prete di strada amico di De Andrè. È di oggi la notizia che Papa Francesco ha citato Fabrizio De Andrè nell'introduzione a un libro dedicato alla quarantena: chissà come avrebbe commentato questa notizia Don Gallo, che amava scherzare dicendo: «Ma se divento Papa, dovrò chiamarmi PapaGallo?» (ecco come don Gallo aveva commentato l'elezione di Bergoglio a Papa).

Sulla pagina Facebook dedicata a don Gallo, gestita dalla Comunità di San Benedetto al Porto, oggi si legge un ricordo dolce e sentito: «22 maggio 2013 - 22 maggio 2020: 7 anni dalla tua partenza... Il viaggio continua»; e ancora: «L'angelo arrivò alle 17.45 di mercoledì 22 maggio 2013, in una bella giornata di luce, di sole e di calore e noi ci siamo fatti coraggio e lo abbiamo lasciato andare e ora, continuiamo a Osare la speranza e, sempre con coraggio, cerchiamo di continuare a essere trafficanti di sogni. Grazie Gallo!».

Il post continua con un testo scritto da don Gallo: «Chissà se domani ci sarò ancora. Sono vecchio, malandato. Vivo cercando continuamente una ricomposizione, una sintesi, un modo per ricondurre la mia giornata a una unitarietà di senso. Cerco sempre di camminare dentro la compagnia di tutti... A volte vorrei un'indicazione su come fare per essere un buon cittadino di questo mondo. Abitare la Terra. Imparare ad ascoltare, a fare silenzio, a restare in attesa ha accresciuto in me la gioiosa consapevolezza che io non salvo nessuno, che sono solo un mendicante, un cercatore di senso, uno che interroga la vita. Vorrei imparare l'umiltà di esserci, rallegrandomi della presenza degli altri... Avete paura della morte? Io sì, tanta. Ma è misteriosamente la nostra strada. Certo, se mi venisse concessa una proroga sarei contento. Domani se Dio mi dà salute voglio essere più uomo, sognatore di un mondo migliore, voglio farmi coinvolgere e travolgere, sporcarmi le mani, contaminarmi con gli altri... Gli ultimi minuti della mia vita vorrei cantare un inno alla gioia per tutto quello che mi è stato concesso di conoscere. Mi sento un bimbo, ho il genio della fanciullezza. A ottant'anni spero di poter dire all'angelo che mi verrà a chiamare: Senti un po', ritorna fra dieci anni».

Di Francesca Baroncelli

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