Genova, 20/05/2020.
Se da lunedì 18 maggio sono tanti i ristoranti e i locali che hanno riaperto a Genova, alcuni facendo anche rete, come è successo a Sarzano, sono purtroppo diversi quelli che, alemeno per il momento, non alzerano la saracinesca. Dopo il Rumenta, questa volta è il Molly Malone, il pub di Multedo che nel 2019 ha compiuto 20 anni a non riaprire. Così scrivono i gestori su Facebook in un post di spiegazione datato 18 maggio:
«Facciamo una premessa, questo post non vuole essere una critica a chi oggi riapre i locali, vorremmo farlo anche noi, non vediamo l’ora, però, in fondo c’è sempre un però...Stasera avremmo dovuto fare il post per la riapertura con i 10 comandamenti per poter frequentare in sicurezza il pub, invece proveremo a spiegarvi brevemente, almeno ci proviamo perché per ora non apriamo.
Non apriamo perché è troppo grande il rischio di
lavorare per non pagare neanche le spese.
Non apriamo perché le linee guida sono Economicamente irricevibili,
lavorare, se tutto va bene al 30% con i costi del 100% significa
solo accumulare debito.
Non apriamo perché ci dicono che possiamo…ma nella sostanza è
impossibile.
Non apriamo perché le condizioni sono ancora più stringenti
di quando abbiamo scelto di chiudere prima che ce lo
imponessero, convinti che in quella situazione fosse impossibile
lavorare
Non apriamo, perché per poter aprire oggi queste linee guida
sarebbero dovute uscire almeno 15 giorni fa.
Non apriamo, perché aprendo ci esporremmo a possibili sanzioni
dovute all’interpretabilità di queste indicazioni (vuoi vedere che
i 600 euro se li riprendono con una bella multa).
Non apriamo perché il pub è aggregazione sociale e
non è compatibile con il distanziamento sociale.
Non apriamo perché ci chiedono di schedare i clienti e mantenere
l’elenco per 14 giorni.
Non apriamo perché ci viene delegata la responsabilità di vigilare
sui comportamenti degli avventori, se avessimo voluto fare gli
sceriffi avremmo fatto il concorso.
Non apriamo perché noi non forniamo beni di prima
necessità, al pub si va per stare insieme, il mangiare e
bere è un accessorio, una scusa.
Non apriamo perché possiamo ancora decidere di non accettare
disposizioni che non ci consentono di dare il meglio di noi stessi
come abbiamo sempre fatto.
Non apriamo perché un altro lock down non sarebbe sostenibile e
spazzerebbe via tutte le attività che hanno resistito fino ad
ora.
Non apriamo perché nessuno ci ha ancora detto a che ora
chiudere.
Però, in fondo c’è sempre un però. Riapriremo…e daremo il
massimo come sempre!».