Forme sfuggenti, fotografia e scultura in un connubio di arte e ambiente

Davide Tansini

Contenuto in collaborazione con In arce 

Genova, 17/12/2019.

Recupero e rigenerazione, pareidolia, diversa percezione dello spazio, ricerca di scenari creativi insoliti: sono le parole-chiave del progetto Forme sfuggenti, che dal gennaio 2018 combina fotografia e scultura creando uno speciale connubio di arte e ambiente.

Attiva in Italia, Svizzera, Francia e Monaco, l’iniziativa è dedicata all’opera artistica di Erminio Tansini. Fra la sua produzione pittorica (a olio) e scultorea (in bronzo e in legno) il progetto seleziona quest’ultima, concentrandosi sulle creazioni lignee.

Tansini ha iniziato a produrre queste sculture sin dall’inizio degli Anni Novanta, ma per diverso tempo le ha concepite come un fatto intimo, evitando di presentarle nelle mostre. Il loro debutto espositivo è avvenuto nel 2017, con la partecipazione dell’artista alla 57a Biennale di Venezia.

Tansini lavora con legni particolari: quelli recuperati dal mare e dai fiumi (Val Tidone, Lunigiana, Val Nure e, soprattutto, Riviera Ligure di Levante, Val Trebbia, Val Taro). Sono ceppi, radici, tronchi e rami travolti dalle frane, trascinati dalle correnti, levigati dall’acqua e dalle rocce. Il processo creativo delle sculture inizia lungo i torrenti e sulle spiagge, dove l’autore seleziona pezzi dalle sagome frastagliate e contorte, corrosi dalle intemperie, sbiancati dal sole.

Legno all’apparenza inutilizzabile; tuttavia, uno dei temi fondamentali delle sculture tansiniane (e di Forme sfuggenti) è proprio quello della rigenerazione. Erminio Tansini recupera e risana il materiale ligneo: ne conserva la caratteristica e inimitabile naturalità, donandogli al tempo stesso una sorta di nuova vita artistica. Crea così intrecci, sovrapposizioni e agglomerati di masse, profili e chiaroscuri, giocati sulla pareidolia: nelle sue sculture appaiono e scompaiono sagome riconoscibili, fugaci e sempre mutevoli secondo il punto di vista e la sensibilità dell’osservatore. Da qui prende le mosse Forme sfuggenti. Il progetto allestisce sets fotografici che scenarizzano le sculture di Tansini presso castelli, corsi e specchi d’acqua, paesaggi rupestri, scogliere marine e siti archeologici.

Sono luoghi affini al carattere scarno ed essenziale della scultura tansiniana; inoltre, poco utilizzati per manifestazioni culturali ed espositive di tipo tradizionale. Ricompaiono i temi del recupero e della rigenerazione: la rassegna Forme sfuggenti riacquista questi luoghi allo spazio artistico, trasformando la percezione stessa dell’ambiente e delle opere. Grazie a giochi di prospettive, luci e sovrapposizioni le sculture interagiscono visivamente con la natura e le architetture circostanti: si creano scene oniriche, simboliche, fantastiche e surreali, fissate attraverso l’obiettivo della fotocamera.

Tra i posti utilizzati per le riprese figurano il Castello Brown di Portofino, quello di Brescia, il Palazzo dei Principi Grimaldi a Monaco, il Ponte Gobbo di Bobbio, il Castello Sforzesco di Milano, quello di San Giorgio alla Spezia, Punta Mesco tra Levanto e Monterosso al Mare, la Spiaggia della Grotta del Diavolo a Vernazza e quella di Riomaggiore, il Castello di Canossa, quello di Torrechiara, il Parco Ciani di Lugano, il Ponte Coperto di Pavia, il Castello Doria di Porto Venere, la Plage de Carnolès a Roquebrune-Cap-Martin. Il progetto artistico Forme sfuggenti è diretto da Davide, figlio dell’artista stesso.

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