Ulisse, lo spettacolo al Porto Antico: «Nostalgico, moderno e immortale»

Igor Chierici/Facebook, ph Jenny Costa
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Genova, 26/07/2019.

Ulisse come Spider-man, contaminato da Venom. Non c'è libro di letteratura epica che oggi azzardi questa similitudine, eppure è un'immagine sorprendentemente vera di ciò che rimane dell'eroe di Itaca. E se è vero che in ognuno di noi alberga ancora oggi un Ulisse in miniatura, quell'immagine a metà strada tra Omero e Stan Lee rappresenta sopratutto ciò che siamo. Così l'attore Igor Chierici racconta a Mentelocale lo spettacolo Ulisse, in scena da venerdì 23 a martedì 27 agosto 2019 sull'Isola delle Chiatte del Porto Antico di Genova, per la seconda edizione di Sea Stories 2019. Regista dello spettacolo in musica, rivisitato in chiave drammaturgica a due passi dal mare, è lo stesso Chierici, che vestirài panni di Ulisse, insieme a Luca Cicolella. Su Happyticket si possono acquistare i biglietti dello spettacolo Ulisse al Porto Antico: nel frattempo, ecco cosa ci ha raccontato Igor Chierici sul nuovo spettacolo di Sea Stories... 

«La trama dello spettacolo comincia con Ulisse tornato a casa in abiti da mendicante, nella sua amata Itaca, dopo tanti anni passati in mare - racconta Igor Chierici - L'isola dove il nostro eroe fa ritorno sarà ben resa sull'Isola delle Chiatte del Porto Antico di Genova, grazie a un grande tappeto di sabbia. Ulisse vede il sogno di Penelope: le oche di Odisseo sono state uccise da un'aquila. Si tratta di una profezia: Ulisse si rassicura, dal momento che le oche rappresentano i Proci e l'aquila lo stesso marito di Penelope. Chiede allora alla sua terra di lasciargli ancora qualche istante per poter narrare alla sua mente, e al pubblico presente, il racconto delle sue avventure, dalla partenza al ritorno. Da qui, parte un grande flashback, dove compaiono in scena anche i compagni di viaggio del nostro eroe, morti durante il percorso verso casa».

Il racconto ha inizio sull'Isola dei Ciclopi: «Qui Perimede, interpretato da Luca Cicolella, regista dello spettacolo insieme a me - continua Chierici - chiama Ulisse portandolo in una caverna, dove incontra Polifemo. Ecco una curiosità dello spettacolo: Omero ambienta ipoteticamente l'Isola di Polifemo in Sicilia, ma io, ispirandomi a Dante, che nel 26esimo canto della Divina Commedia parla dei sardi e di Ulisse, ho deciso di spostare in Sardegna l'Isola dei Ciclopi. Si vedrà infatti Ulisse indossare una maschera ispirata alla tradizione sarda dei Mamuthones. In scena ci sarà anche Cristina Pasino nei panni Euriloco, mentre Bruno Ricci interpreta Elpenore. La musica è affidata a Edmondo Romano, con cui avevo già collaborato ne La Leggenda di Ernest Shakleton. Romano suonerà due strumenti: il duduk armeno, tipico del medioriente,  e lo chalumeau, suo derivato occidentale». Igor Chierici sottolinea la scelta di affidare un ruolo maschile a Cristina Pasino: «Cristina è il jolly del cast. Mascolina nei tratti, sarà in realtà molto femminile nel momento in cui svestirà i panni di Euriloco per indossare quelli della maga Circe, della sirena e infine quelli di Penelope».

Con la prima edizione di Sea Stories, il pubblico ha potuto seguire le avventure di personaggi che il mare lo hanno attraversato e subìto. Ulisse fa eccezione, lui che il mare lo ha sfidato, conquistato e vinto. Un rapporto particolare quello tra Odisseo e il mare, come ricorda Chierici: «È il concetto di Nostos, ovvero del viaggio, a fare da cardine della storia. Per noi, è la nostalgia di prendere e partire che ci emoziona, qualcosa che abbiamo vissuto e che ci manca, ma che non dimentichiamo nonostante tutto. Nell'Odissea, invece, c'è la nostalgia di non riuscire a star fermi perchè mossi proprio dal ricordo, inseguendolo fino alla fine: il viaggio per mare è fortemente simbolico nella storia di Ulisse, che riesce infine a dominarne tutti i pericoli, chissà per quale destino. Spesso ci perdiamo ad osservare l'orizzonte, mentre per Ulisse scrutare l'ignoto significa andare oltre, per arricchirsi e per sfidare quella sete di conoscenza».

La domanda è: come può uno spettacolo come l'Odissea essere contenuto in uno spazio relativamente ristretto come quello dell'Isola delle Chiatte al Porto Antico? Come dialogherà la storia con la location?: «I genovesi lo sanno, l'Isola delle Chiatte può essere calma se non passano traghetti e se alle navi non viene in mente di partire, ma anche agitata all'avvicinarsi di un'imbarcazione - ricorda l'attore - Dunque quale location di Genova poteva essere migliore per rappresentare l'Odissea? Ulisse alterna momenti di quiete a quelli di tempesta, questo artificio scenico aiuterà sicuramente lo spettacolo. La musica, scritta da me e suonata da Edmondo Romano, sarà altrettanto importante per immergere il pubblico nei momenti, di stasi e di scoperta».

Per Igor Chierici, l'Odissea sa essere attuale ancora oggi: «Il teatro shakespeariano può sembrare oggi passato e stancante per le nuove generazioni, ma in realtà penso che lo Shakesperare, così come il Checov, rimarrà sempre immortale e continuerà a smuovere in noi emozioni antiche, ancestrali: l'amore tra Romeo e Giulietta, l'ambizione della vendetta in Amleto, l'aspirazione nel Macbeth e l'invidia di Otello, sono sentimenti che abbiamo sempre provato e proveremo sempre. E l'Odissea non fa eccezione: c'è un piccolo Ulisse in tutti noi, soprattutto in questo periodo storico in cui siamo chiamati a dire sempre la nostra. Certo non è più quell'Ulisse puro che conosciamo nell'Odissea: per fare un'accezione più moderna, quello di oggi è un Ulisse più simile ad uno Spider-man infettato da Venom, un Ulisse più sporco, che mantiene ancora il desiderio di scoprire, di sfidare, di dimostrare. L'Ulisse di ieri però, aveva un egoismo più sano rispetto a quello che abbiamo noi oggi».

Un mito quello di Ulisse, ma quali sono i miti di Igor Chierici?: «Ho avuto un percorso teatrale in costante crescita: sono sempre stato ammaliato da Gigi Proietti, per ciò che è stato ed è ancora oggi il suo modo di porsi e di gestire il palcoscenico, insuperabile in A Me gli Occhi, Please. Poi le mie attenzioni nel mondo del teatro e del cinema sono cambiate: oggi mi piace capire la differenza attoriale e di impostazione dalla fotografia italiana a quella americana. E apprezzo molto il talento di Pierfrancesco Favino, che unisce bene cinematografia e teatro».

Di Fabio Liguori

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