Genova, oltre 2mila firme per le bici in Porto. La petizione di Cittadini Sostenibili

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Genova, 10/06/2019.

Oltre 2mila firme in pochi giorni (la cifra destinata ad aumentare) e decine di commenti a sostegno della petizione su Change promossa da Giacomo D'Alessandro di Cittadini Sostenibili e indirizzata all’Autorità Portuale del Mar Ligure Occidentale. La richiesta è semplice e urgente: consentire il passaggio per chi si muove in bicicletta e a piedi sulla strada che collega il Porto Antico di Genova alla Foce.

Una via naturale bloccata dai varchi portuali, che da piazza Cavour conduce a Piazzale Kennedy; per essere precisi via Molo Giano - via Molo Cagni - via dei Pescatori. Una direttrice lineare, in piano contrariamente a corso Aurelio Saffi, meno lunga e meno trafficata. Tra i sostenitori dell'idea c'è anche Davide Cassani, dal 2014 ct della nazionale di ciclismo.

L'obiettivo è quello di far aprire un tavolo tecnico con il comune di Genova e l’autorità portuale per far in modo che la strada possa essere percorsa dalle biciclette. Sono noti i motivi di sicurezza che riguardano la chiusura della zona portuale, così come il fatto che all'interno vi si muovano mezzi pesanti. Oggi, però, sulle strade di Genova i ciclisti rischiano l'incolumità perché costretti a muoversi nel traffico, senza corsie riservate o segnaletica dedicata. La strada interna al porto è meno trafficata, meno lunga e meno faticosa di corso Aurelio Saffi.

Oggi, a Genova, le piste protette sono davvero poche. In centro ci sono solo via XX Settembre, il pezzetto ciclopedonale di Piazza Fontane Marose, il piccolo tratto da Caricamento a Via Rubattino (palazzo Dogana) e quello di via Buozzi. Questi tratti sono per lo più collegati fra loro da itinerario ciclabile che vuol dire: "ciclisti passate di qua con un adeguato livello di sicurezza anche se il percorso è promiscuo”.

Si dice nella petizione: Si tratterebbe di un miglioramento, soprattutto se l'Autorità Portuale fosse disponibile ad aprire un tavolo nel quale discutere la formula migliore per effettuare questa apertura: una corsia transennata ciclo-pedonale? Un sistema di tesserino annuale per chi fa richiesta, con il quale farsi identificare in entrata e in uscita? D'altronde l'accesso alle strutture sportive con sede nel porto ha una sua formula funzionante. E c'è, in Europa, il precedente autorevole del Porto di Rotterdam che consente le visite portuali di gruppi di turisti. Certo una volontà comune potrebbe andare incontro a tutte le esigenze. Volontà capace di trovare soluzioni in fretta, come ha dimostrato l'apertura di strade alternative in seguito alla tragedia di Ponte Morandi. Si spera che non sia necessaria una tragedia per adottare provvedimenti lungimiranti volti a riunificare parti cruciali di questa città.

Genova non può più permettersi di restare bloccata e lacerata urbanisticamente, mentre soffoca di traffico. Secondo uno studio recente condotto da TomTom, siamo al 4° posto in Italia e 94° nel mondo tra le città più congestionate: il genovese passa in coda il 31% di tempo in più rispetto a quanto necessario per il tragitto. Il numero crescente di ciclisti e pedoni non può aspettare 5-10 anni la realizzazione dei pur necessari progetti di ammodernamento come il cosiddetto waterfront e la Ciclabile Super 11. La mobilità sostenibile va protetta e favorita subito, con le misure già realizzabili. La strada tra Cavour e Kennedy è l'emblema di un passaggio naturale tra due zone cuore della città, reso inaccessibile. C'è tutta l'intenzione dei promotori a battere pubblicamente su questo tasto, convinti che l'Autorità Portuale sia un ente amico della cittadinanza, del suo presente e del suo futuro.

Tante le realtà che hanno espresso pubblico sostegno per questa petizione, a partire dai promotori di Tutta Genova Bike To School (la manifestazione di piazza svoltasi il 21 marzo scorso per chiedere al Comune misure urgenti per la mobilità ciclabile), come FIAB Genova, tRiciclo Bimbi a basso impatto, Cicloriparo, Anemmu inbici a Zena, Riprendiamoci Genova, ma anche alcuni consiglieri dei municipi interessati come i giovani Alberto Cattaneo (Centro Est) e Edoardo Marangoni (Medio Levante).

«Genova è ferita - recita il testo su Change - È fisicamente lacerata da molti errori urbanistici accumulati negli anni, oltre che da un traffico rumoroso e soffocante. Oggi, per migliorare la qualità di vita della popolazione attiva, alcune cose si possono fare subito e a costo zero. La città, i suoi enti storici, devono scegliere se favorire i cambiamenti positivi e dimostrarsi amici della città, o avvitarsi su ciò che sembra immutabile e inevitabile. La bici è il primo mezzo di trasporto sostenibile in città. Non è solo il futuro, ma sempre di più il presente. Occorre proteggere e favorire chi si sposta in bicicletta e a piedi. Proteggere. Favorire. Questo fa una città europea oggi».

Di A.S.

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