Una Tosca cinematografica al Carlo Felice, con il tema della violenza sulle donne

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Genova, 17/04/2019.

La Tosca di Puccini torna al Teatro Carlo Felice di Genova da giovedì 2 a domenica 12 maggio 2019 in una versione decisamente cinematografica, a più di un secolo dalla prima assoluta del 14 gennaio 1900 al Teatro Costanzi. Sul podio a dirigere l'orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova, è Valerio Galli, diplomato nel 2002 con il massimo dei voti. Galli, oltre ad essersi esibito come pianista solista, dal 2007 ha intrapreso la carriera di direttore d'orchestra riscuotendo grandi successi in tutti i teatri del mondo, applaudito recentemente dal pubblico di Genova nella direzione del dittico Rapsodia satanica e Gianni Schicchi, al Carlo Felice.

La regia è firmata da Andrea Cigni. Laureato al Dams di Bologna, dopo numerose esperienze di recitazione, mimica, dizione, danza ed espressività corporea e aver collaborato con importanti registi quali Pier Luigi Pizzi e Giancarlo Cobelli, a partire dal 2007 dedica buona parte della sua attività artistica alla regia d'opera, firmando numerosi allestimenti in Italia e in ambito internazionale e vincendo nel 2015, come miglior regista, il Premio Social Oscar della Lirica GbOscar per le eccellenze della lirica. Le scene sono realizzate da Dario Gessati, i costumi sono di Lorenzo Cutuli e le luci di Fiammetta Baldiserri. L'allestimento proviene dai Teatri di Opera Lombardia e Fondazione i Teatri di Reggio Emilia.

«Questa Tosca vuole guidare lo spettatore attraverso un percorso in tre atti, da una costrizione degli interpreti, in una condizione di assoluto stress, fino a una liberazione finale - speiga il regista Andrea Cigni - Quella al Carlo Felice è una Tosca cinematografica, che propone agli spettatori un preciso punto di vista, una strana prospettiva quasi sbagliata e con una via di fuga asimmetrica. La morte non è qui vissuta come qualcosa di negativo, ma come qualcosa di liberatorio, come un respiro. Sono tre in tutto le morti che accadono all'interno dell'opera: quella di Scarpia, quella di Cavaradossi e quella di Tosca. Quest'ultima nonsegnerà la fine, ma è un appuntamento, una possibilità per qualcosa che avverà dopo».

La Tosca di Giacomo Puccini è un'opera degli eccessi. La gelosia di Tosca, l'eroismo repubblicano del suo amato, il pittore Mario Cavaradossi, la cattiveria del Barone Scarpia, capo della polizia: tutto è estremo in questa vicenda, ambientata nella Roma politicamente in subbuglio del 1800. I momenti forti non si contano: la tortura di Cavaradossi e la sua fucilazione in scena. Tosca che, cantante lirica vissuta sempre d'arte d'amore senza far mai male ad anima viva, uccide Scarpia, colui davanti a cui tremava tutta Roma, congedandosi dal suo cadavere con un rituale tra il macabro e il solenne; e poi il salto nel vuoto di Tosca dei Bastioni di Castel Sant'Angelo e la libidine sfrenata di Scarpia.

In Tosca l'attuale tematica della donna e della violenza sulle donne torna a proporsi allo spettatore. Ecco, perché, il Teatro Carlo Felice di Genova organizza giovedì 18 aprile 2019, alle ore 17.30, presso l'Auditorium Montale, il primo del triplo ciclo di incontri sulle Signore del Melodranna Italiano. Il primo incontro è proprio un'introduzione a Tosca, con il titolo Fino all'Ultimo Respiro. A dirigere l'incontro è la psicologa e psicoterapeuta Gianna Schelotto.

«Dal momento che il tema donne, violenza, emarginazione, conflitti e diritti si fa emergente, il Carlo Felice decide di affrontarlo attraverso l'opera, con Gianna Schelotto - racconta il sovrintendente del Teatro Carlo Felice Maurizio Roi - Gli spettatori, andando a teatro, non assistono a qualcosa di passato e inesistente ai giorni nostri: al Carlo Felice di Genova si parla di noi, dell'essere umano e delle problematiche del nostro tempo».

«Con il triplo ciclo di incontri al Carlo Felice ci si domanderà se ci sia poi tanta distanza tra Tosca e le ragazze di oggi, che vengono troppo spesso tradite, uccise, seviziate - spiega la psicologa e psicoterapeuta Gianna Schelotto - Un'associazione audace, ma tuttavia necessaria. Per intervenire sulla problematica della violenza sulle donne si può certamente partire dal melodramma per leggere e attualizzare le vicende dell'Opera, in chiave moderna. Da psicologa, non mi sento di dare un consiglio a tutte le ragazze vittime di violenza, per un semplice motivo: il consiglio non serve a nulla se non si lavora sul territorio circostante. Molte donne sanno benissimo di andare al cosiddetto ultimo appuntamento, eppure ci vanno lo setsso. Dobbiamo cominciare a trattare questi fenomeni di violenza come vere e proprie dipendenze».

Di Fabio Liguori

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