Letteratura e sociale nell'iniziativa #Pensiline-Nonsonoalcapolinea

Sara Spallarossa

Genova, 12/04/2019.

«Siamo partiti a settembre 2018», racconta Marina Giardina descrivendo il progetto Pensiline-Non sono al capolinea, da lei ideato e sviluppato insieme a Andrea Gado, attore e performer, e alla fotografa Sara Spallarossa.

Marina e Andrea hanno con sé una sedia bianca, di quelle di un tempo con lo schienale. Si posizionano alle fermate degli autobus, della metro, delle funicolari, degli ascensori della città di Genova e distribuiscono pillole di letteratura, con il patrocinio del Comune di Genova e l’ok ufficiale di Amt

«Le pensiline - spiega Marina - sono i luoghi dell’attesa, della stanchezza, della rabbia “perché l’autobus non arriva”, “perché è da stamattina che sono in giro”, "perché son sempre in ritardo" e via così». Volutamente sprovvisti di un calendario, Marina, Andrea e Sara rompono la normalità alienata di questi micro-luoghi, per restituire pensiero, dinamismo, comunicazione, e perché no, senso, a un vasto e ignaro pubblico.

Cosa c'è di teatrale in questa performance? Cosa di sociale? «Sguardi che si incontrano. Parole che passano di mano. Mani che leggono. Teste che si rialzano dal foglio e finalmente vedono gli altri, per poi cercare, incuriosite, quelle persone vestite di rosso e, subito dopo, soffermarsi con occhi nuovi sulle altre parole, quelle scritte sui foglietti nelle mani di altri viaggiatori. Il tutto osservato da un occhio al limite della scena, mai invasivo per non disturbare il flusso naturale - ma soprattutto la privacy personale - con la volontà di regalare a chi guarda la suggestione del momento».

Quante tappe avete fatto fino ad ora?  «7 tappe, in 7 luoghi e orari diversi, per cogliere utenze diverse in momenti emotivi diversi, tra cui un ritorno dalla metropolitana di Brin dopo il crollo del ponte».  Marina Giardina e Andrea Gado, nei loro costumi scarlatti, lasciano frasi di Tiziano Scarpa, Roland Barthes, Italo Calvino, Raymond Queneau. «Scelte personali mie e di Andrea». Con loro c'è sempre Sara Spallarossa, fotografa. «Ci trasciniamo con noi due sedie bianche, mentre Sara resta  sempre un po' distante, per coglierci come frammenti di un processo, di un attimo fugace, per non inquadrare mai le persone che incontriamo e a cui lasciamo le pillole». A Sara il compito di fissare l'aspetto transitorio del contatto, dello stupore, del passare di mano, dell'incrocio di sguardi, mani e gambe con una testimonianza per così dire angolata che trattenga tracce di ogni episodio.

Come rispondono le persone quando gli offrite questi stralci di letteratura pret-à-porter? «Dopo la reticenza, qualcuno viene a chiedere un’altra pillola. Altri ci scansano. Qualcuno accartoccia e butta il foglietto». Che significato date a questa performarce? «L'idea è di offrire delle parole in maniera democratica. Offrire bocconi di libri a tutti. Molti scoprono così, per esempio, che Frammento di un discorso amoroso quel giorno caratterizza la loro vita in modo puntuale. Su ogni frammento appuntiamo anche autore e titolo, tutto stampato su striscette di carta utilizzando il carattere della macchina da scrivere».

Vuole essere un incentivo alla lettura? «Sicuro. Io credo che qualcuno poi se lo vada a cercare quel libro proposto in poche righe. La reticenza c’è e i luoghi portano reazioni molto diverse. Qualcuno l’ha anche strappato con rabbia il foglietto. Tendenzialmente le distribuiamo,  a un certo punto però, per superare imbarazzo e diffidenza spesso diciamo “se vuole gliela leggo”. E molti accettano volentieri la proposta. Diciamo: “una piccola pillola letteraria”, “possiamo regalarle una frase/una storia?”, “una storia per questa giornata”. Poi, alle volte, improvvisamente si crea un simposio e i destinatari si mettono a parlarsi e si scambiano i frammenti gli uni con gli altri».

Avete il patrocinio, ma quando salite sui mezzi avete un'autorizzazione ufficiale da Amt? «Sì, viaggiamo con un badge e il permesso giornaliero». Un'incursione al mese, quanto durano ogni sessione? «Quattro ore circa, poi quando ci prendiamo un caffè mica interrompiamo, proseguiamo nella distribuzione, così lo diamo anche al barista un foglietto con la nostra pillola o a chi passa dal caffé e si incuriosisce». 

Dove siete stati fino ad ora? «Abbiamo toccato le stazioni della metro: Darsena, di Negro e Brin. Ci siamo appostati dal tunnel di luce a De Ferrari. Siamo stati alla stazione della metro di San Giorgio, agli ascensori di Castelletto, alla Funicolare del Righi e in corso Italia verso Boccadasse. A questo punto il bello è che l’abbiamo fatto in tutte le stagioni. Per le prossime tappe  abbiamo individuato i mercati rionali». E per quanto riguarda l'orario? «Abbiamo fatto mattina, pomeriggio e sera. Il notturno ci manca». E la nave bus e volabus? «Mancano ancora».

Perché Sara e Andrea hanno accettato di seguirti in questo progetto? «La fotografa mi ha spesso seguito nei mie lavori di danza.  Con Gado invece, era da tempo che volevo fare qualcosa e questa occasione è stata perfetta. Anche perché volevo con me un uomo», Perché? Questioni di sicurezza o ragioni legate a questioni di pubblico: un uomo e una donna che incontrano altri uomini e donne? «Questa seconda ragione».

L'evento, libero e gratuito, intende cogliere di sorpresa il proprio pubblico, quindi non possiamo svelare qui un calendario. Potrete cercarlo, forse, ma l'idea è che ci caschiate dentro per caso. Inseguite dunque chi è vestito di rosso e magari rintraccerete il prossimo evento con un immaginario filo d'arianna negli occhi e nelle orecchie più che nelle mani.

Nel frattempo Marina, Andrea e Sara stanno verificando la possibilità di un accordo con il Comune e Amt per realizzare una mostra con le foto di tutto il progetto. Per il momento chi fosse incuriosito dall'idea può trovarne un bun numero sulla pagina Facebook dell'iniziativa e sull'account Instagram @pensiline.

Di Laura Santini

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