Ripensare le biblioteche del futuro? Il concorso dell'Università di Genova: come partecipare

Mosman Library/Wikimedia Commons

Genova, 20/01/2019.

Come dovrebbe essere, secondo voi, la biblioteca del futuro? Smart? Ricca di multimedialità? È il momento di chiederselo, proprio oggi che tecnologia e progresso cambiano i connotati dei luoghi pubblici, perfino quello delle biblioteche, da sempre grandi di storia e cultura. Come deve essere una biblioteca 4.0, ora che si assiste a una vera e propria smaterializzazione del libro? Sarebbe bello poter disegnare la propria biblioteca del futuro a Genova

Pare, però, che il futuro sia già qui. l’Università degli Studi di Genova lancia il concorso Future Library, invitando giovani da tutto il mondo a progettare il futuro delle biblioteche, luoghi per l’apprendimento e la conoscenza, disegnando inediti modelli di learning space. Le iscrizioni early bird al concorso termineranno domenica 10 febbraio 2019, ma sarà possibile iscriversi fino a domenica 7 aprile 2019. La scadenza per la consegna degli elaborati è fissata per mercoledì 10 aprile 2019. Tra tutti i progetti sulle biblioteche del futuro, solo alcuni verranno selezionati: il montepremi è di 15mila euro per tre vincitori, su 30 finalisti. Sul sito di Code (competitions for designers), si può consultare il bando completo con le info sul concorso Future Library.

L’ambientazione progettuale è un luogo iconico: l’area dell’ex biblioteca del Dipartimento di Fisica, ospitata nel Polo di Valletta Puggia (1975-1994, Tomaso Badano e Lionello Calza), a Genova. L’edificio è un immenso complesso, all’interno del quale migliaia di studenti svolgono giornalmente la propria vita universitaria, percorrendo un dedalo di aule, corridoi, uffici e sale studio. Alla sommità dell’edificio stesso lo spazio interessato dal concorso: due ambienti distinti ma collegati, al sesto piano e al mezzanino tra sesto e settimo piano.

Future Library è un concerso che invita i progettisti a riflettere su quella che è la dimensione superstite su cui l’architettura deve lavorare: perché se è vero che lo studio, l’accesso all’informazione non è più vincolato ad un luogo, la biblioteca , resiste ancora una dimensione che la tecnologia non è perfettamente riuscita a smaterializzare: la relazione. Il confronto, il lavoro collettivo, l’azione creativa, l’interazione fra individui - che è alla base dello studio e della conoscenza - necessitano ancora di luoghi. 

L'idea del concorso deriva da una considerazione. Le biblioteche rappresentano uno dei fenomeni architettonici più affascinanti nella storia del genere umano. Dalla biblioteca di Alessandria ai più recenti capolavori dell’architettura contemporanea, la biblioteca è da sempre centro di sedimentazione della memoria collettiva, il luogo dove le esperienze umane potevano essere conservate, cristallizzate, rese eterne, trasmettendosi dalle antiche alle nuove generazioni. I libri necessitavano di uno specifico spazio di archiviazione e consultazione; ma nell’era della de-materializzazione, della virtualità e del 4.0, l’informazione è trascesa a una sequenza impalpabile di codici, sequenze immateriali che possono essere interrogate e decifrate da qualsiasi dispositivo, in qualsiasi momento e in qualunque luogo.

Accade così che mentre lo spazio virtuale si dilata, quello fisico perde terreno, ed anche luoghi che per secoli hanno rappresentato una costante dell’umanità devono mutare connotazioni e sfumature: la biblioteca non è più il luogo di conservazione e consultazione del libro, perché l’accesso all’informazione trascende il libro. E allora quale futuro per le biblioteche, e quale la biblioteca del futuro?

Di Fabio Liguori

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