Spettacoli tout public e pubblico protagonista alla Tosse con Resistere e creare

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Genova, 01/12/2018.

Quando si parla di public engagement si intende riferirsi ad azioni mirate di coinvolgimento e fidelizzazione, ma non necessariamente si pensa all'idea che il pubblico o una parte di esso possa essere protagonista. Quando si parla di spettacoli tout public si immagina una audience molto ampia che include le famiglie, ma magari non esattamente individui tra gli 0 e i 99 anni. La rassegna Resistere e creare alla sua quarta edizione al Teatro della Tosse (22 novembre - 2 dicembre 2018) riesce ad estendere i significati di questi due concetti estremamente attuali nell'ampia riflessione in atto in Italia come in Europa rispetto al teatro e in generale alle arti e alla cultura.

Non c'è equivoco, questa rassegna co-curata da Balletto Civile e Teatro della Tosse è votata all'ibridità dei linguaggi e vuole indagare le molteplici variazioni che possiamo indicare con la parola danza senza esclusioni, prendendosi il rischio di uscire senza rimpianto dalle categorie canoniche per aprire a gruppi che si collocano sul limite di tanti diversi generi teatrali. Non c'è equivoco neanche nell'altra precisa missione dell'evento festivaliero (per spirito e articolazione seppur previsto nel cartellone): preoccuparsi di dare al pubblico più di un'occasione per sentirsi parte facendo largo a reali opportunità di protagonismo.

Si tratti delle pillole pre-spettacolo Impronte, di laboratori mirati a far parte di uno spettacolo - come per Total Eclipse di Chiara Taviani (28 novembre), di worshop per esempio quello di contact  con Joerg Hassmann (sabato 2 dicembre ore 19), dei laboratori di danza intensivi praticamente proposti per tutti i livelli e le età, tra gli altri Workshop Lo schiaccianoci (2 e 3 dicembre)per ragazzi e ragazze dai 14 ai 18 anni con Compagnia Natiscalzi e per chi è over 50 Danzare oltre pensato e condotto da Nicoletta Bernardini e Claudia Monti.

Si può così uscire dal proprio mutismo corporeo. Lo si può fare per soli due minuti, due soli lunghissimi minuti, tutte le sere nel foyer del teatro, con Impronte una formula piccola piccola che vede una compagnia in cartellone chiamare qualcuna/o tra la audience per riaccendere la sensibilità degli arti e dell'anima. Una forma lampo di rieducazione e rialfabetizzazione per un linguaggio tanto sacrificato nel mondo contemporaneo per cui poi non dovrebbe stupirci se molte/i di noi a forza di sopprimerlo nella quotidianità, faticano a leggerlo e ad apprezzarne la complessità. 

Si può uscire dall'afasia, scoprendo che ci sono gesti che non ci appartengono ma che ci aprono a una parte nascosta della nostra identità. Recuperare contatto nasce quindi dentro e a latere del programma e scatenarsi è stato possibile in quest'edizione con Balerhaus (29 e 30 dicembre): due serate senza età, un po' amarcord romagnolo, un po' varietà di una televisione ancora casta, un po' cabaret e avanspettacolo ma anche un grande e ideale spazio per far giocare a ballare con lo sconosciuto. Invitati e guidati dalla verve della compagine delle due compagnie produttrici Teatro della Contraddizione e Compagnia Sanpapié, gli spettatori-danzanti erano anche chiaramente animati da spirito proprio e non hanno certo opposto resistenza al richiamo giocoso della pista da ballo, in cui gettarsi per provare l'ebbrezza di passi dimenticati, tentarne di mai provati o semplicemente come umani-autoscontri concedersi allo spirito teatral-carnevalesco della serata.

Si assiste così alla realizzazione artistica che coniuga corpo e tecnica, agilità e abilità, ma anche sperimenta con il metamorfismo della forma corporea in coreografie, acrobazie, duetti o assoli. C'è forza, fragilità, narrazione, quadro, evocazione di immagini e creazione di mondi immaginari in un corpo in scena. Nello spettacolo Halka (23-24 novembre) della compagnia marocchina Groupe Acrobaqtique de Tanger, la modernità del teatro circo è stata impastata con i cardini di una tradizione magrebina tessuta intorno alla stessa comunità di uomini e donne (14 elementi) che anima la compagnia. Forti e agili i primi, fiere e sfrontate le seconde. I corpi si intrecciano e formano piramidi umane, si producono in antiche danze, o allestiscono coreografiche sequenze di piroette e salti acrobatici che non si esauriscono mai in puro gesto atletico, perché il gruppo è un'unica anima che racconta, canta e mette in scena una cultura al di là del virtuosismo, quasi si fosse stati invitati laggiù in quella terra mentre il palco si scopre di morbida sabbia.

Dall'esterno dunque si scopre o riscopre la meraviglia, da meri spettatori comodamente seduti in sala, sorseggiando un bicchiere nel foyer o buttandosi nella mischia a La claque. Si scopre lasciandosi tentare da una delle occasioni di coinvolgimento e allora ecco in scena le donne (6 donne under 30/35 e 2 over 50)  che hanno risposto alla call della danzatrice Chiara Taviani e lavorato con lei e Emanuela Serra per 6 giorni per poi salire sul palco in Total eclipse in cui hanno dato corpo a un gruppo-comunità che interagisce con la riflessione intima di due figure femminili, impegnate in una riflessione intimista sulla necessità della relazione: sugli incomprensibili disequilibri di essere due e non esserlo più, su quanto di sé ci sia dentro un duo e quanto si perda o si lasci altrove ogni volta che una relazione si spezza. Su quanto la propria ombra ci sia invisibile o diventi improvvisamente necessario interlocutore.

Quest'anno la rassegna aveva un sottotitolo che era anche un gioco sui social poi confluito in una mostra: Se dico danza a cosa pensi? Al di là delle varie impressioni, credo che attraverso la rassegna si raggiungano due nuove possibilità di visione: la prima è quella legata alla trasformazione del corpo in scena, nei vari percorsi artistici, sperimentali e di ricerca che le diverse compagnie propongono ora importando la parola, ora il teatro e la mimica, ora la clownerie e l'acrobatica del teatro circo respirando creatività anche là dove i percorsi sono ancora in fasi di perfezionamento. D'altra parte, la danza entra in un percorso di riavvicinamento attraverso il diretto coinvolgimento del suo pubblico e si fa linguaggio immediatamente più comprensibile all'interno di una serie di ambienti che sono tutti a loro modo votati ad accogliere.

Di Laura Santini

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