Genova, 28/09/2018.
67 anni, Premio Strega nel 2005 con il romanzo Il viaggiatore notturno, originario di Castelnuovo Magra. Maurizio Maggiani, nel suo ultimo libro, ha deciso di parlare di Amore (Feltrinelli 2018, pp 208, 16 euro) anche se, confessa: «È stata un’impresa ardita, ma mi sento abbastanza vecchio e libero per poterlo fare».
Lo raggiungiamo al telefono mentre passeggia tra i vitigni di Sangiovese sulla collina appenninica alle spalle di Faenza, voce chiara e piglio deciso. Genova la vede «Vecchia», ma, come ha fatto tante altre volte, alla fine saprà prendere quelle decisioni in grado di cambiare tutto e ripartire.
L'Amore, un titolo semplice quanto forte,
cosa l’ha spinta a scrivere un libro su questo
sentimento?
«Mi ha spinto la sfacciataggine, la
supponenza, l’orgoglio. L’aver scritto la storia di un innamorato è
stata un’impresa ardita. Ma mi sento abbastanza vecchio e libero
per poterlo fare. Del resto questa è un’epoca dedita più agli umori
che ai sentimenti. Anche perché i sentimenti sono impegnativi.
Mentre gli umori non costano nulla: sono solo di trippa e
scriva pure trippa e non pancia: perché la pancia
è una cosa seria».
Qual è l’amore di cui parla
«È la storia di
un innamorato e, come dice l’innamorato stesso parafrasando una
famosa frase di Fidel Castro, sconfitta dopo sconfitta si
arriva alla vittoria finale. Così l’innamorato, addio dopo
addio, arriva all’amore della sua vita. È un innamorato che ora sta
vivendo una storia d’amore duratura, ma la sua vita non è stata
solo questo. Ma come la vita di tutti, è stata una vita di
tentativi, confusioni».
L’amore per i giovani è sempre più
liquido
«Penso che abbiano difficoltà anche a
pronunciarla la parola amore. Ho dei nipoti di 18-20 anni e sento
dire loro la parola fare sesso, avere una
relazione, ma non sento mai dire loro la parola amore. Forse
per cautela. O forse perché a me non è mai venuto in mento di dire
ho fatto sesso, ma ho sempre detto ho fatto
l’amore. Certamente ho osato dire la parola amore commettendo
peccato, perché l’ho usata a sproposito - la mia generazione l’ha
usata a sproposito- ma è una parola che ha un suo perché».
Come si possono aiutare i giovani a
riscoprirlo
«Si possono aiutare solo tra loro. Chi ha
aiutato me? Mi hanno aiutato i miei coetanei e le mie coetanee. Mi
ha aiutato la vita. Se non si aiutano fra di loro non li può
aiutare nessun altro. E io ho molto fiducia nelle ragazze. Loro
qualche volta la parola amore la usano. Andranno incontro a
illusioni e disillusioni ma questo alle donne è sempre successo. E
sapranno anche come vendicarsi, anche questo è sempre
successo».
Durante Book
Pride 2018, sabato 29 settembre alle 18 a Palazzo Ducale,
affronterà il tema “Tutti i viventi”, chi sono per
te?
«Tutti i viventi per me sono il creato. Non la
natura: il creato. Sono esseri che hanno non solo una loro dignità
di essere, ma anche un loro spirito. Guardo le vigne in vendemmia e
anche quest’uva è vivente, tra poco sarà morente ma rinascerà in
vino Sangiovese (Quando lo raggiungiamo al telefono Maggiani si
trova nella collina appenninica alle spalle di Faenza
ndr)».
Per Bruno Ventavoli, il responsabile di Tuttolibri,
l’inserto della Stampa dedicato alle lettura, si stampano
troppi libri e questo non aiuta né il lettore né il settore. Cosa
ne pensa?
«Ci sono troppi libri brutti, questo sì, e il lettore non ha più
voglia di spendere per quello che gli viene presentato come una
cosa bella e poi non lo è. Non so se ci sono troppi libri, ma
sicuramente ci sono troppe fregature».
Da lontano come vedi Genova e la
Liguria
«Genova la vedo vecchia: in una delle sue fasi
cicliche che ogni due tre secoli la sorprendono non antica com’è,
ma vecchia, appunto. E questo è un problema. Genova deve decidere
di sé, e se mai prenderàdelle decisioni non saranno decisioni
facili. Ma lo ha fatto tante volte e lo farà ancora. Come quando il
Balilla ha lanciato quel sasso al grido di Che l'inse
ed è cambiato tutto».
Di Rosangela Urso