Più artisti meno app: EricTheFred e l'antico mestiere del clown

Michael Wharley
Teatro della Tosse Cerca sulla mappa

Genova, 30/03/2018.

C'è un app che ti offre un'immagine e, mentre ti chiede di non far niente per una manciata di secondi, mostra il tempo che passa come a dire che ce l'hai fatta a "smettere". Ma a smettere di fare cosa? Si dice addirittura che sia il primo passo verso la meditazione e un percorso dentro mindfulness. Non fare niente, però, in senso virtuoso, dovrebbe coincidere con il permettersi un tempo speciale per se stessi, no? Ma allora una manciata di secondi non basta. Ah, è il livello beginners, poi c'è anche intermediate e advanced come quando si imparano le lingue. Non ha senso. Neanche se fossero minuti sarebbero sufficienti. Allora, forse, si tratta solo di offrire un'occasione per prendere fiato. Da cosa? Sono una tecnofila e non ho timore a dirlo, seppure è odiosa e spaventosa la situazione che si è creata con l'inganno di Zuckeberg e del suo Facebook. Detto questo però, credo che, ancora oggi, chi ci può davvero offrire un tempo per riconnetterci con noi stessi nel profondo, con quella parte che nemmeno riusciamo a sentire, ecco qualcuno/a c'è. E credo che, al di là delle persone care, credo che chi può siano le artiste e gli artisti. E credo che, in questo caso, Chris Lynam, talentuoso artista britannico a schoolboy in Zimbabwe come si legge sul suo sito, in questo sia da considerare raro esemplare.

In ErictheFred, al Teatro della Tosse ancora il 30 e 31 marzo 2018 all'interno della seconda edizione della rassegna Passaggi - Sguardi sulla morte, Lynam ci ricorda quanto sia antica l'arte della clownerie. Come un reperto archeologico, che si scuote la polvere dall'abito, va in scena la reincarnazione di stilemi e ritmi di una figura che risale a tempi davvero remoti. Minaccioso, pauroso, gentile, imbranato, incompetente, goffo, leggiadro, coraggioso, pavido, brillante, ecc., il clown è e non è. Il clown calpesta o si libra sul palcoscenico per raccontarci in tutte le sue paradossali manifestazioni, altezze e bassezze, la natura umana. Il clown è un artigiano del gesto minimo, del silenzio, della poesia, dei sentimenti cattivi e di quelli buoni. È un artista del sottile, di ciò che appena vibra e quasi non si percepisce. Il clown ci mostra il culo e ci ricorda il cuore che batte.

Lynam ripensa la clownerie sfruttando la tecnologia per interagire con il proprio ologramma e portare il pensiero del suicido e della resurrezione direttamente di fronte al pubblico - alcune soluzioni sono accattivanti ma si è visto già molto e tecnicamente si poteva certo fare di più. Lynam però è un clown mimo antico e, forse forse, il confronto con la tecnologia non lo "aumenta", al contrario rompe quel suo tempo lungo, silenzioso, riflessivo che chiede grande, grandissima attenzione, disponibilità visionaria e immaginativa della mente nel pubblico. Chiede di stare in un livello di sospensione della realtà che non conosciamo più perché il virtuale è ormai reale e la nostra immaginazione è diventata fattuale e ha smesso di concederci, nella maggior parte delle occasioni, la poesia. Ne siamo incapaci, non per natura però, ma per "scolarizzazione", ovvero ognuno ne è capace ma il nostro contemporaneo ci sta educando all'incapacità poetica.

Il tema della morte non è solo la propria fine professionale e umana, il clown che non fa più ridere con i suoi show di magia da "principianti", la morte è annientarsi e annientare l'altro: l'alter ego dentro di noi, l'altro vero quello diverso da noi. La farfalla è l'altro per esempio. L'altro da amare per la sua meraviglia. L'altro che, a livello di stereotipo, rappresenta il bello, la leggerezza, il battito di una natura effimera pura e inarrivabile. Quello stesso altro però può anche essere insetto grande e rumoroso - o un drone, magari - e allora rovinare tutto, o almeno tutto quello che ogni farfalla-prototipo sa suscitare in noi alla sola vista. Quest'altra farfalla, quella sua rumorosità, una certa invadenza e un avvicinarsi non gradito, insomma la sua diversa modalità di presenza merità la morte. Tramite fucile archibugio - oggetto altrettanto antico, fuori da questo nostro tempo accelerato.

Gli oggetti di scena, i costumi e tutto quanto cala dalla graticcia è un'archeologica campionatura di un'arte di intrattenere tramontata tra musica, giocolerie, acrobatici impacci, piccole mimiche e scenette. Musica (originali di Kevin Sargente luci (di Mishi Bekesiperò sono personaggi solidali con il clown. Lo assistono, lo guidano, lo accompagnano, ne vestono i gesti, i ritmi, gli scarti. L'effetto alone o le puntature offrono maschere diverse e portano in primo piano senza "gridare" ancora una volta il tema: la fine di un'arte? la fine di un uomo? la fine di un artista? la morte in tutte le sue strane, perché stranianti e inattese, facce. 

Ecco cosa ci chiede il clown Lynam: ridare forma al tempo della meraviglia. Richiesta difficile, improba: quale compenso ci spetta per lo sforzo? solo una risata? non basta. La meraviglia che dobbiamo ritrovare non è però quella che va in scena, è un tema, un'idea, un vissuto. Lo stupore naive che oggi non trova spazio, non è vendibile, non lo crea Lynam, tocca a ognuno di noi lasciarlo prendere forma. E tanti altri piccoli sentimenti transitori insieme alla meraviglia: la delusione, la tenerezza, quel piccolo sorriso spontaneo a un gesto sciocco o goffo. Quella paura improvvisa e vana di fronte a un insetto insignificante. Ecco cosa ci chiede Lynam di guardare dentro alle piccole e grandi paure, per riconoscere appunto ciò che è da ciò che non è. Questo fa il clown: svela, dice, addita ma senza sguaiataggini. Mette di fronte alla verità, come il fool ma in modo più istrionico, meno cattivello.

Senza risate  a bocca larga, troppo sonore. Senza troppi applausi, senza troppo chiasso. Ci vuole silenzio per la meraviglia, bastano sopracciglia che si alzano, basta che una spalla o un piede cambino inclinazione anche di un solo millimetro perché Lynam sia un fumetto, un minaccioso e spaventoso clown, un acrobata provetto o un contorsionista pagliaccio. Basta... un artista, un grande artista che ci trascini dentro il suo linguaggio con precisione, accuratezza e coerenza di contenuti per restituirci qualcosa di noi o almeno farci da faro per un "piccolo" poetico viaggio in quella direzione.

Applausi. Applausi. Applausi.

Da non perdere, ma lasciando il cellulare spento, ché il lavoro sulle luci di questa produzione è raffinato, e molto, quindi ogni altra luce in platea DISTURBA - scusate il grido-ortografico, sintomo da patologica frustrazione-di-sala ricorrente.

29 - 30 - 31 marzo 2018 

Teatro della Tosse
per la rassegna Passaggi - Sguardi sulla morte 2018 - IIa edizione

EricTheFred
creato e diretto da Clive Howard, Chris Lynam, Zoot Lynam, Kate McKenzie e Sarah Richards
con Chris Lynam
musiche originali Kevin Sargent
luci e contributo tecnico Mishi Bekesi
film di Clive Howard
foto di Michael Wharley, Clive Howard
con i contributi di Tomas Kubinek, John Wright
EtF Productions

Altri appuntamenti della rassegna Passaggi 2018
Clicca qui per il programma completo

> 30 marzo 2018 ore 18.00 foyer sala Aldo Trionfo
Death cafè
a cura di Braccialetti Bianchi  incontro condotto da Arturo Sica

> 30 marzo 2018 ore 19.30 foyer  Sala Aldo Trionfo
Ma come fai?
di Daniela Basso in collaborazione con i Dottor Sogni di Fondazione Theodora Onlus  

> 30 marzo 2018 ore 21.30 e 31 marzo 2018 ore 19.00 Sala Dino Campana
Dove va la vita
di Michèle Guigon  regia Saverio Soldani  con Mariella Speranza
produzione La Compagnia Italiana di Prosa-Teatro della Tosse

> 30 marzo 2018 ore 22.30 LaClaque
Love in dying world
di e con Nero Kane e Samantha Stella
produzione Joe Cardamone e Samantha Stella

 > 31 marzo 2018 ore 11.00 Luzzati Lab
Meditazione: leggerezza nella profondità
a cura di Braccialetti Bianchi

> 31 marzo ore 21.30 sala Agorà (LaClaque)
Tracciati
di Cristiano Fabbri, con  Cristiano Fabbri e Marco Laganà  realizzazione pupazzo Marco Laganà scenografia Cristiano Fabbri |musiche originali EDIL B (Luca Ravaioli) |organizzazione e distribuzione ARBALETE Coproduzione ARBALETE-Spaziodanza (Genova)

Leggi anche com'è nata la rassegna Passaggi - Sguardi sulla morte 2017 - prima edizione

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