Antonio Ligabue in mostra a Genova: autoritratti e animali per raccontare l'artista

. Antonio Ligabue, Autoritratto con berretto da motociclista, s.d. (1954-1955), olio su tavola di fa

Genova, 02/03/2018.

73 opere principalmente a raffigurazione animale, oltre che autoritratti, sculture e disegni, raccontano la vita e l'arte di Antonio Ligabue. La mostra a cura di Sandro Parmiggiani e Sergio Negri presso la Loggia degli Abati di Palazzo Ducale (aperta da sabato 3 marzo a domenica 1 luglio) traccia la parabola artistica di un autore fuori dagli schemi, ma che sarebbe riduttivo definire naif o borderline.

Un'esistenza difficile quella di Antonio Ligabue, che dopo anni turbolenti nell'infanzia e nell'adolescenza con anche un ricovero in manicomio, fu costretto a lasciare la Svizzera e ad approdare a Gualtieri in provincia di Reggio Emilia. Lontano dalla sua terra e dalla sua lingua natia, il tedesco, Ligabue fu vittima di scherno e isolamento. Sono poche le persone che lo aiutarono, mentre si sviluppava la sua arte, tra l'ennesimo ricovero in manicomio e la vita tra i boschi lungo il Po. Solo verso la metà degli anni '50 la sua opera viene apprezzata e riconosciuta: del 1961 è l'esposizione a Roma presso la Galleria la Barcaccia che ne segna la consacrazione nazionale. Un successo di durata breve, perché la vita di Ligabue si conclude appena pochi anni dopo nel 1965.

Nell'esposizione a Palazzo Ducale, una mostra itinerante che ha già toccato Palermo, Roma, Pavia e Napoli, e che a Genova si arricchisce di due preziose opere di collezione privata, vengono toccati i fondamenti dell'arte di Ligabue. Un'ampia sezione è dedicata al mondo animale e principalmente agli animali selvaggi, tigri, leoni e leopardi, raffigurati nell'attimo in cui balzano sulla preda in tutta la loro ferocia. Tra i soggetti preferiti dal pittore, gli animali esotici, visti nel circo, studiati sui libri, sono raffigurati con una vivacità di colore e uno studio puntuale della loro fisicità ed espressione. Non a caso per Ligabue si parla di espressionismo tragico

Ed è proprio l'espressione di quest'uomo, nei tantissimi autoritratti, tutti ripresi dalla stessa visuale - si dice che portasse spesso con sé uno specchio - a mostrare i segni della sua sofferenza. «Ne sentiamo quasi il muto grido nel silenzio della natura e nella sordità delle persone che lo circondano» dice il curatore della mostra Sandro Parmiggiani.

Tra le opere in mostra anche sculture per lo più a tema animale e paesaggi in cui il pittore mescola la vita dei campi del reggiano ai castelli, chiese e guglie dell'amata Svizzera. Non mancano due video, in uno dei quali Sergio Negri racconta aneddoti e scorci della vita dell'artista e della sua complessa esistenza.

Antonio Ligabue, emarginato dal mondo, ma genio autodidatta, a oltre cinquant'anni dalla sua scomparsa, ancora non viene annoverato a pieno titolo tra gli artisti del Novecento (non esiste un museo dedicato e le sue opere provengono tutte da collezioni private) e troppo spesso il suo nome è ancora associato alla sua follia, facendo perdere la vera connotazione artistica della sua opera, che con quest'esposizione i curatori puntano a rimettere in luce.

La mostra è, inoltre, adatta a tutta la famiglia: con un percorso kids friendly, tra cui un'opera ad altezza bambino e tante attività didattiche e visite guidate per adulti e piccini.

Orari: da martedì a domenica, ore 10-19; lunedì chiuso. La biglietteria chiude un’ora prima.
Biglietti: intero 11 euro; ridotto 9 euro; scuole 4 euro (audioguida compresa).

Di Chiara Pieri

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