Miseria e nobiltà in nome della leggerezza al Carlo Felice

Marcello Orselli
Teatro Carlo Felice Cerca sulla mappa

Genova, 26/02/2018.

Tubi innocenti e un edificio in rovina. Esili abitazioni abbarbicate l'una sull'altra ospitano un brullicare di anime affamate: donne bambini uomini di tutte le età, mai quieti (seppure senza cibo?). Si guarda a una povertà precisa quella di Napoli nel dopoguerra, alla vigilia però di uno snodo epocale: il referendum monarchia/repubblica del 1946. Preciso il tempo e anche i contorni dell'azione in questa riscrittura di Miseria e nobiltà, opera in due atti di Luca Rossi e Fabio Ceresa, su musica di Marco Tutino in un nuovo allestimento del Teatro Carlo Felice con la regia di Rosetta Cucchi

Tutta incentrata sulla famiglia del maestro elementare Felice Sciosciammocca (Alessandro Luongo), che ha perso il posto per non aver preso la tessera del partito fascista, questa nuova versione operistica tanto trattiene e altrettanto trasforma rispetto all'originale: la commedia che Eduardo Scarpetta scrisse nel 1887 e che tanto successo ebbe in seguito nelle produzioni per la Tv e per il cinema - memorabile la versione del '54 con Totò di Mario Mattoli.

Restano un buon numero dei vari giochi di parole che costellavano l'originale, restano i grandi temi: il tradimento, l'amore contrastato, la fame, mentre altri si affacciano sul palco come la dignità e le convinzioni etico-politiche. Resta anche una volontà di calcare sul riso più che sul tragico, di spostarsi sulla dimensione autoironica più che autocommiserativa e pruovere movimento e leggerezza piuttosto che marcare i tratti tragici dei temi o dei personaggi. Si spostano i pesi dunque dei diversi ruoli sia a livello drammaturgico, quindi sul libretto, che in scena. E c'è chi per caratura interpretativa per esempio la Bettina di Valentina Mastrangelo riesce a provocare un salto netto di atmosfera non appena entra dalla quinta e, per un attimo, riesce a restituire spessore a un vissuto dove un pezzo di pane e un poco di amore possono trasformare la miseria di esistenze perdute - anche se solo alla fine del primo atto.

Profili più delineati portano in luce ruoli che la commedia non aveva sviluppato appieno: il figlio di Sciosciammoca, Peppiniello interpretato da Francesca Sartorato che nel costume e nei movimenti ricorda lo Zampanò di Giulietta Masina ne La strada. Come segnala lo stesso Luca Rossi, coautore del libretto insieme a Fabio Ceresa, maggior spazio e carattere anche al personaggio di Don Gaetano, qui Alfonso Antoniozzi che calibra bene tra il buffo e l'ingenuo per lo slancio di riscatto finale. Don Gaetano è il ricco e rozzo commerciante, padre di Gemma (Martina Belli) innamorata di Eugenio (Fabrizio Paesano), figlio del Principe Ottavio - un beffardo e impunito gran viveur a cui presta voce e presenza scenica un disonvolto e convincente Andrea Concetti. Sarà Don Gaetano ad avere la meglio e a offrire al Principe una via d'uscita: "Principe, insomma, non l'avete capito? Seguito il consiglio di un vecchio somaro: il vento è girato... cambiate partito. Avete le terre, io molto denaro... Firmiamo un accordo? L'Italia è un affare..."

Contesa tra trovare un'identità originale e calcare le tracce dell'opera buffa, questa riscrittura di Miseria e nobiltà abbraccia più la tradizione che il contemporaneo, anche dal punto di vista della regia (Rosetta Cucchi) che si vivacizza a fine primo atto per gettare tocchi di teatralità nel secondo. La nota scena di Totò che si abbuffa di spaghetti imboccandosi a grandi mani viene qui amplificata e resa quadro convulso in cui corpi e spaghetti sono un'unica intricata filiforme massa, un groviglio quasi installazione. All'inizio del secondo atto, l'ingresso di Peppiniello in casa di Don Gaetano - che coinciderà con il ritrovamento della madre Bettina - si svolge in un interno che taglia la scena a metà: mentre in alto sullo sfondo il popolo si affanna come nel primo atto in piccole faccende domestiche, presto, con un gioco di luci, solo l'interno rimane a fuoco e il "popolo" scompare dietro le mura. Spassosa la scena a specchio che indugia attraverso il mimo sullo svelamento del falso Principe e fa giocare gli interpreti (Alessandro Luongo e Andrea Concetti): l'uno di fronte all'altro, come fossero un'immagine riflessa, si contendono la verità di fronte a Don Gaetano.

Intanto l'incalzare delle trovate linguistiche culmina nel "Goal" che smaschera Sciosciammocca e prosegue tra slittamenti e giochi di parole che contribuiscono a far prevalere la leggerezza anche di fronte alle note più cupe dell'intera trama: dall'inutile sacrificio di Bettina, che perde tutto, marito e figlio perché concessassi al Principe sperando di restituire al marito lavoro e dignità; agli insulti del Principe nei confronti di Gemma e del genere femminile tutto: "Commovente, figliuolo, ma nessuno ti impedisce di amare. Queste ragazze sono fatte apposta: portala in giro, falla divertire, e poi... non la sposare"; fino al dramma di Sciosciammocca e al suo senso di colpa per aver esiliato la moglie, colpevole di troppo amore e di spirito di sacrificio.

Si ha come l'impressione che in nome di un genere, l'opera buffa appunto, si possa ricalcare la tradizione e i costumi sociali retrogradi da cui invece preferiremmo esserci emancipati. In nome di una leggiadria che spinga sul comico si fa un fascio delle disgrazie e si spinge in fretta versa la risoluzione finale un po' qualunquista di un tutto cambia perché niente cambi quando in chiusura Felice Sciosciammocca ricorda "Nessuno si salva, nessuno è senz'ombre: è falso... è sincero... o è entrambe, chissa? In questo Paese, nel cuore di ognuno, c'è un po' di Miseria e di Nobiltà".

23 febbraio - 1 marzo 2018
Teatro Carlo Felice - Genova

Miseria e nobiltà
opera in due atti di Luca Rossi e Fabio Ceresa
musica di Marco Tutino
direttore Francesco Cilluffo
regia Rosetta Cucchi
scene Tiziano Santi
costumi Gianluca Falaschi
luci Luciano Novelli
assistente alla regia Stefania Panighini
assistente alle scene Alessia Colosso
assistente ai costumi Nika Campisi
Personaggi e interpreti: Bettina Valentina Mastrangelo; Peppiniello Francesca Sartorato; Gemma Martina Belli; Eugenio Fabrizio Paesano; Contadino/Cameriere Nicola Pamio; Felice Sciosciammocca Alessandro Luongo; Don Gaetano Alfonso Antoniozzi; Ottavio Andrea Concetti; Mimi Deos (Luca Alberti, Luisa Bladinetti, Filippo Bandiera, Emanuela Bonora, Dario Greco, Erika Melli, Davide Riminucci, Francesca Zaccaria);
Orchestra del Teatro Carlo Felice
Coro del Teatro Carlo Felice
Maestro del Coro Franco Sebastiani
Nuovo Allestimento in coproduzione Fondazione Teatro Carlo Felice e Teatro Verdi di Salerno 

Repliche

febbraio 2018: venerdì 23 (20.30) debutto; domenica 25 (15.30 C),  martedì 27 (15.30 G)
marzo    2018: giovedì 1 (20.30 B).

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