Il Bulgakov di Conte e Lucenti in canto, disegno, danza e recitazione

Donato Aquaro
Teatro della Tosse Cerca sulla mappa

Genova, 09/02/2018.

Il maestro e Margherita di Conte e Lucenti va in scena a sipario chiuso con un joker-clown dal sorriso sinistro che accoglie gli spettatori in sala. La musica è quella di un pianoforte suonato dal vivo in proscenio (Gianluca Pezzino). Quando le luci si spengono, il sipario si apre su uno schermo chiedendo di immergersi in un graphic novel animato di Paolo Bonfiglio: mescolando tecniche del disegno ad animazione e stilemi del cinema muto, si sintetizza così l'interrogatorio a Iesua Ha-nozry, Gesù, da parte di Ponzio Pilato, una delle tracce narrative al centro de Il maestro e Margherita di Bulgakov - «Ogni potere è una violenza sugli uomini». Il sipario si richiude su questo prologo - visione evocativa a cui si rimanda di continuo perché lavoro perduto del maestro e sintesi sul tema del potere - per lasciare campo libero a Voland (Maurizio Camilli): ciarlattano, come si autodefinisce, mago, diavolo e dunque uomo. Sarà lui a tenere le fila dell'intero varietà macabro-grottesco dentro cui si dipanano, articolati in danza, recitazione, canto e musica, alcuni degli episodi centrali dell'incompiuto dell'autore russo. Il maestro e Margherita, produzione Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse e Balletto Civile, è in scena fino a domenica 11 febbraio 2018.

Platea, proscenio, palco di continuo si passano il testimone come luoghi dell'azione, mentre interpreti e danz-attori compongono quadri narrativi estremamente fluidi si tratti di scene a due, assoli, momenti corali. La cornice della diabolica messa-in-scena di Voland tutto tiene e ricompone pur nella voluta frammentarietà delle parti. «Sembra finzione ma è tutto vero», dice Voland e in questa battuta si racchiude un'altro dei nuclei tematici portanti del testo originale e di questo adattamento: una ricerca di ciò che è vero, minata dall'incapacità umana a trattenere un'unica versione dell'esperienza. Persuasione insistita, brame manifeste, perverse ambizioni, soprusi sottili o espliciti vanno in scena nei vari quadri trattenendo quella denuncia alla corruzione che Bulgakov lanciò sul suo paese negli anni '30, qui resa astratta per un comportamento pervasivo che esce dai cardini del tempo e, in un'eccitazione parossistica, abbraccia tutto l'impianto spettacolare culminando in un'invasione della platea e un volo di banconote sulle note di una canzoncina ipnotica Pago cash e l'incalzante invito di Voland: Prendetene, prendetene - difficile non venir sollecitati dal ricordo dell'opera di Brecht/Weil Ascesa e caduta della città di Mahagonny. A niente varrà l'appello incerto del direttore del teatro Rimskij (Pietro Fabbri) - «Ribellatevi a questo spettacolo» - lui stesso colto a più riprese come complice godereccio di un potere che ammalia e intrappola.

Se l'intero spettacolo vive di un'evidente crescita all'interno della collaborazione artistica tra Conte e Lucenti e in senso più ampio tra il Teatro della Tosse e Balletto Civile, alcune scene sfruttano appieno e felicemente il simbolismo su cui si regge tutta la produzione: spostare in canto, per esempio, il volo di Margherita (Michela Lucenti) sulla scopa, in una rivisitazione di Volare, la celebre canzone di Modugno/Migliacci, è un intervento poetico e visionario che si confronta con la dimensione favolistica sfruttando appunto il potere dinamico dell'immaginazione e lasciando il corpo di Lucenti apparentemente statico seppur vocalmente fluttuante per un volo tutto fatto dal potere della voce. Altrettando intensa, nella ricerca di un'armonizzazione significante tra linguaggi, la scena bucolica di Margherita, ora regina Margot, tra le ninfe nell'acqua mentre la voce bianca di Gianluca Pezzino materializza il concetto stesso di fluidità spostando la percezione verso il piano espressivo vocale piuttosto che su quello del movimento che pure è parte integrante del quadro.     

Scarti simili, che restituiscono centralità alla recitazione all'interno di una coreografia o viceversa alla danza e ad alcuni pertinenti assolo all'interno di scene corali, contribuiscono a portare la mediazione tra i vari linguaggi a un livello composito: come tasselli di un mosaico i canali espressivi e le loro funzionalità, pur nella loro autonomia, si prestano ad essere strumentali a un insieme. Si svelano e scompaiono i vari media in un'ipermediazione che tutto tiene e guarda anche a offrire spazio equilibrato sul palco ai vari protagonisti, lasciando in un canto il concetto stesso di ruoli minori - conferma il suo stile tra danza, teatro e cabaret Emanuela Serra nei panni di Hella La strega, capace anche di offrirsi in camaleontiche metamorfosi come sicuro elemento per altre coreografie. Interessante l'evoluzione di Natalia Vallebona, già protagonista con alcune sue creazioni all'interno del festival Resistere e Creare, ma qui più espressiva e decisa a mostrare un proprio carattere.

Un bel lavoro che, come anticipano le note di regia, e viene proprio voglia di confermare, ha un respiro europeo sia per il numero di interpreti, sia per l'equilibrio tra arti e corpi, e sia, ancora, per l'impegno tecnico-artistico determinato dai vari linguaggi in atto. Il margine di sviluppo esiste ovviamente ma si configura in nuce un genere ibrido capace di far tesoro di lezioni e forme teatrali anche molto lontane tra loro, annullando gerarchie e snobbismi storico-artistici per cui il musical e il cabaret brechtiano o l'hip-hop si confrontano e tracciano in continuità autonome letture sulle parole di un classico.

@ Teatro della Tosse
2-11 febbraio 2018 - ore 20.30

Il maestro e Margherita
regia di Emanuele Conte e Michela Lucenti
testo di Emanuele Conte ed Elisa D’Andrea
liberamente ispirato al romanzo di Michail Bulgakov
coreografie Michela Lucenti
impianto scenico Emanuele Conte
costumi Chiara Defant
luci Andrea Torazza
musiche Tiziano Scali e FiloQ
pianoforte Gianluca Pezzino
animazioni video Paolo Bonfiglio

con Michela Lucenti - Margherita, Andreapietro Anselmi – Il Maestro, Pietro Fabbri - Rimskij, Maurizio Camilli - Voland, Gianluca Pezzino –  Behemot, Emanuela Serra – Hella La strega, Stefano Pettenella – Azazello, e con: Fabio Bergaglio, Marianna Moccia, Alessandro Pallecchi, Paolo Rosini, Natalia Vallebona
produzione Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse e Balletto Civile

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