Shakespeare in town! Il Bardo letto, commentato, giocato, narrato. A Savona dall'11 al 17

Genova, 10/12/2017.

La definisce messa a fuoco invece che messa in scena Marco Ghelardi, regista e direttore artistico della compagnia Salamander e di Shakespeare in town! (11-17 dicembre 2017) il festival che si svolge, ormai da tredici anni, a Savona in vari luoghi della città e che è dedicato al drammaturgo elisabettiano. «Con Giulio Cesare, lo scorso anno, avevamo proposto - spiega Ghelardi - una lettura con cinque attori, accanto alla quale c'era un mio commento-approfondimento. La lettura si apriva su questi momenti interrotti, in cui mettevo a fuoco alcuni punti specifici e alcune parole chiave. L'ottimo esito della formula ci ha spinto a percorrere di nuovo questa via perché abbiamo riscontrato un grande desiderio da parte del pubblico di capire e di essere coinvolto».

Stessa modalità, ma con un piccolo-grande cambiamento: «quest'anno lettura e azioni sceniche sono interpretate da due attori venuti appositamente dall'Inghilterra e la sfida - prosegue Ghelardi - è garantire la comprensione anche di fronte alla recitazione in lingua inglese». Loro sono Eleanor Jackson e Charles McGuire, ma la volontà è che non domini mai un'unica voce che spiega o dice, ma interventi che si concatenano a partire da una regia, dove però l'evento spettacolare è volutamente secondario rispetto alla spinta alla divulgazione. «La messa a fuoco non si tiene in uno spazio teatrale, proprio perché non voglio che si crei alcuna falsa aspettativa, ma tutto lavori piuttosto nell'ottica di innescare un coinvolgimento diretto, con momenti di interazione del pubblico opportunamente stimolato».

Per gli attori Ghelardi fa leva sull'esperienza che dal 2014 l'ha portato a realizzare regie in Inghilterra per il Cambridge Shakespeare Festival. «È un evento storico che l'anno scorso ha celebrato i trent'anni. Ho conosciuto e lavorato con molti attori è il caso di Charles McGuire con cui ho fatto Le allegre comari di Windsor e Molto rumore per nulla, proprio la commedia al centro dell'edizione di quest'anno del nostro festival a Savona. L'attrice invece, Eleanor Jackson, l'ho selezionata appositamente - è  una neodiplomata della scuola di Manchester».

Com'è nata l'esperienza di Cambridge? «Il festival mi ha preso al momento come l'uomo delle commedie. Sono sei per ora gli allestimenti di cui mi sono occupato e tutte commedie appunto. Ne deduco che loro mi vedono più adatto a questo ruolo - il che non mi dispiace affatto. C'è stato un colloquio, cercavano un regista, la prima produzione della Bisbetica domata è stata molto apprezzata e da lì hanno continuato a chiamarmi». 

Chi sono gli altri colleghi e come funziona la manifestazione? «Ci sono i registi storici che hanno creato il festival o quasi e poi ci sono tutti gli altri che hanno un'impostazione un po' più anglossassone rispetto al lavoro di regia». Ovvero? «Non è necessario imporre sempre il proprio concetto di regia o la propria presenza artistica, si può essere benissimo soddisfatti con l'essersi messi a servizio del testo e aver raccontato una bella storia. Uno stile che avevo già conosciuto quando frequentavo la scuola in Inghilterra - la Central School of Speech and Drama di Londra. In tutto sono 8 gli spettacoli messi in scena per ogni edizione: 4 vanno subito in scena, gli altri vengono provati durante il festival. Ci sono 40 attori selezionati dalla direzione artistica che fa casting avendo ben presente tutto il festival e assegnando doppi ruoli agli attori. Il sogno in una notte di mezza estate va in scena tutti gli anni. Gli spettacoli si tengono nei giardini dei college dell'università di Cambridge. I numeri di pubblico sono incredibili. Da regista, questa sfida di mettere in scena basandosi solo sulla parola e sull'attore, fa imparare tanto e consente di scoprire meglio il testo e le sue possibilità, è una bella scuola».

Avete delle regole da seguire rispetto alla vostra regia? «Sì, ci sono linee guida molto precise: scene, luci e suoni sono da tenere al minimo, per i costumi si tratta per lo più di abiti storici con qualche piccola variante concessa. Per quanto riguarda la drammaturgia invece non è consentito interpolare i testi con altri testi, neanche dello stesso Shakespeare, si può tagliare, sì ma se venisse in mente di aggiungere anche solo un Sonetto per esempio, non è possile. L'enfasi è tutta sulla parola shakespeariana anche come linea narrativa».

Tornando a Shakespeare in town!, la decisione di non mettere più in scena uno spettacolo in senso tradizionale è una rinuncia o piuttosto una scelta? «Non avendo più a disposizione le risorse che avevamo fino a due anni fa, ci siamo trovati a un bivio: abbandonare tutto oppure rivedere il festival come programma culturale. Abbiamo scelto la seconda opzione, confermando i principi che ci hanno sempre animato. Trattandosi di arte pratica, poi, come spesso succede, il teatro permette di scoprire sempre qualcosa: il pubblico ama molto questo essere partecipe di una regia in azione, non è proprio una prova aperta, ma si è portati dentro lo scambio tra artisti».

In fase di riesame anche le collaborazioni con l'Università di Milano e Pisa. «Siamo in una fase di stand by perché il festival ha cambiato forma e dobbiamo capire come riallaciare le fila. Prima con l'allestimento tutto veniva determinato da quello, ora uno studente di drammaturgia può trovare tanti spunti e stimoli, si tratta però  di ritrovare una progettualità comune».

Rispetto alle precedenti edizioni, l'altra novità è l'apertura del festival ad altri artisti: «Sto cercando di fare un po' più rete, perché il festival sia una casa amica per tutti coloro che lavorano su shakespeare, molto spesso adattandolo. Quest'anno ne ho invitati tre: Caroline Pagani, Filippo Renda, Alessandro Veronese. Personalmente non ho mai fatto riscritture, però vorrei che il festival potesse diventare un punto di riferimento per chi affronta Shakespeare. Da anni creiamo un collegamento con le associazioni del territorio, tra cui Atlantide, attiva da tre anni, che si occupa di giochi di società e da tavolo, concentrandosi sugli aspetti di convivialità e interazione anche a partire da giochi inventati. Con loro per esempio il fil rouge è che molti di questi giochi hanno come elemento comune la narrazione e l'interpretazione. Collaboriamo anche con le varie SMS (Società di Mutuo soccorso) che sono ormai l'unico luogo di aggregazione rimasto in periferia».

Quindi questo è il primo anno che non ci sarà una tua nuova traduzione da Shakespeare? «Esatto. Non ho tradotto perché sono tornato a scrivere. Ne è uscito un nuovo testo Curamistrega  da un'idea sviluppata con due attrici: Silvia Quarantini e Monica Ceccardi. Abbiamo debuttato a Brescia a settembre e dall'anno prossimo andremo in tournée - è una produzione del Centro Teatrale Bresciano». Di cosa parla? «Ruota intorno a un'amicizia tra donne, sullo sfondo della caccia alle streghe del '500 e dell'Inquisizione. Un passato-maschera che permette uno sguardo forse più lucido, un po' come faceva Shakespeare, per toccare argomenti del contemporaneo come l'abuso sessuale, il rapporto tra sessi, il femminicidio, ecc.».

Shakespeare in town! - XIII edizione
Savona, 11-17 dicembre 2017

  • inaugurazione lunedì 11 dicembre - ore 18.30 @ Villa Cambiaso
    evento d’apertura Il cuore di Shakespeare - incontro con Marco Ghelardi su «come Shakespeare abbia dato forma ai palpiti del cuore e come il suo stile ancora determina cosa sia e non sia una “storia d’amore». 
  • mercoledì 13 dicembre - dalle ore 20.30 @ Boutique della Birra
    Play Shakespeare: sfida in una serie di giochi da tavolo ispirati ai temi cari al Bardo, in collaborazione (ormai pluriennale) di Salamander con “Atlantide”, l’associazione savonese che riunisce appassionati e creatori di giochi da tavolo;
  • giovedì 14 dicembre - ore 18.30 @ La Città dei Papi (via dei Mille 4): Shakespeare adattato, Shakespeare adottato - incontro su come le opere di Shakespeare possano essere adattate per comporre nuove narrazioni contemporanee con Caroline Pagani, Filippo Renda, Alessandro Veronese;
  • venerdì 15 dicembre - dalle ore 15.00 alle 18.00, la cantastorie Martina Folena nella sua tournée dedicata alla narrazione per l’infanzia fa tappa a Savona con un appuntamento creato per il Festival La cantastorie scespiriana, storie di Shakespeare, adattate per i bambini dai 5 ai 10 anni;
  • sabato 16 dicembre - dalle ore 19.00, @ Bar Reposi di Via Paleocapa, aperitivo accompagnato dal Menù della poesia: in cui l’attrice Valeria Perdonò servirà poesie scespiriane e non solo a tutti gli avventori;
  • domenica 17 dicembre - ore 21.00 @ la SMS Leginese, Circolo Arci Milleluci, (via Chiabrera 4), in scena l’esperimento Much ado about nothing - Messo a fuoco, con Marco Ghelardi e recitato nell’originale inglese;  Much ado about nothing School Workshop è il progetto che Shakespeare in Town! dedica alle scuole superiori, un laboratorio didattico in cui gli studenti possono scoprire ed approfondire i contenuti teatrali del testo di Shakespeare. 

Shakespeare in Town! XIII EDIZIONE – Molto rumore per nulla è organizzato dalla Compagnia Teatrale Salamander con il contributo di Fondazione A. De Mari, Rotary Club Savona e il sostegno di Regione Liguria – Assessorato alla Cultura e Spettacolo e in collaborazione con: Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica - Università di Pisa, Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere - Università degli Studi di Milano, IASEMS Italian Association of Shakespearean and Early Modern Studies.

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