Rubaldo Merello tra divisionismo e simbolismo: la mostra a Palazzo Ducale. Foto, orari e biglietti

R. Merello, Studio di mare. La scogliera (Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma)
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Nella foto: particolare di Rubaldo Merello, Studio di mare. La scogliera, 1907 circa olio su cartone, cm 28,5 x 27,5 Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma (inv. 2285). 

Genova, 05/10/2017.

Che colore ha l’anima? il vuoto di una perdita o la gioia improvvisa? Il giallo intenso di un fienile, il rosa di un fico che cresce là, dove lo sguardo si ferma, il blu intenso che, mentre acceca, si scorpora per diventare già altro. L’anima ha gli occhi del mare, ma pure la voce del dolore e gli echi di una natura che tutto sa dire. Anche quello che muore dove iniziano le parole umane. 

Da venerdì 6 ottobre 2017 a domenica 4 febbraio 2018 Palazzo Ducale a Genova ospita, nel suo Sottoporticato, la mostra Rubaldo Merello tra divisionismo e simbolismo. Segantini, Previati, Nomellini, Pellizza (orari: dal martedì al venerdì 10-13 e 15-19; sabato e domenica 10-19; chiuso il lunedì. La biglietteria chiude un’ora prima. Biglietti: intero: 10 euro, ridotto 8 euro, ridotto speciale 5 euro, scuole 4 euro). L'artista che fece della Liguria la propria casa dello spirito torna protagonista a Genova con la sua pittura e pure con i suoi disegni e la sua attività plastica.

Ma non solo: perché la mostra, come sottolinea Matteo Fochessati, curatore insieme a Gianni Franzone«non vuole essere una retrospettiva su Rubaldo Merello, ma desidera mettere a confronto la sua ricerca artistica con il contesto figurativo del tempo, nel passaggio dal divisionismo al simbolismo». 

Subito, dunque, gli Olivi a San Fruttuoso di Rubaldo Merello, che accolgono gli occhi dello spettatore, lasciano il posto a L'ora mesta di Giovanni Segantini, dove donna e animale sembrano emergere da un paesaggio che sa di fatica e di mancanza, di durezza e dignità. Accanto, il busto che ritrae Segantini si pone in dialogo con quello che punta la memoria verso Vittore Grubicy de Dragon: radici e mito del divisionismo. Dinnanzi, il colore di Rubaldo Merello, quello del fienile, della pennellata che si fa già filamentosa, come sottolinea Gianni Franzone, pronto a intraprendere un viaggio fuori dal divisionismo, dove si avverte il passaggio verso un colore che si fa tonalità interiore.

Davanti agli occhi, dunque, una natura che perde le caratteristiche del reale per diventare espressione dell'anima. Come il mare e il paesaggio di Liguria, cari a Rubaldo Merello e ad artisti quali Gaetano Previati, che a Lavagna trovò una rinnovata tranquillità e una nuova energia creativa. Nel suo Tramonto in Liguria, in mostra a Palazzo Ducale, la frutta, quasi di una circolarità perfetta, come sottolinea il curatore Gianni Franzone, e la distesa del mare suggeriscono qualcosa che va oltre il puro dato visivo. 

Un mare caro pure a Plinio Nomellini, fotografato nell'esposizione a Genova prima nell'opera La diana del lavoro, che, ritraendo i cantieri navali della Foce, racconta l'impegno sociale, e poi nei dipinti marittimi, come La pesca e Mare di Genova, dove le onde, sottolinea Fochessati, si increspano in quella forma ellittica, in quegli occhi, di cui si sentono gli echi anche in Rubaldo Merello. Un nome, quello di Nomellini, afferma il curatore, che ebbe «un ruolo fondamentale nel passaggio dal divisionismo al simbolismo». 

A Palazzo Ducale, anche alcune opere di Giuseppe Pellizza da Volpedo, chiamato nella città della Lanterna, proprio da Nomellini. Le dodici sezioni della mostra intrecciano, così, due linee direttrici, che si guardano e si toccano: quella che punta l'attenzione sulla «ricerca artistica di Merello - afferma Fochessati -, che segue il suo cambiamento, stilistico e tematico, e quella che riguarda gli artisti che hanno operato in quegli anni, da Segantini a Nomellini, da Previati a Pellizza, da Emilio Longoni a Angelo Morbelli». 

Mentre fluisce la natura di Rubaldo Merello, i suoi alberi che si gettano nel mare abbarbicandosi alla terra, scorrono le immagini colte da altri artisti, come in un montaggio alternato, come in una polifonia di voci. Nel cammino verso un paesaggio che si fa simbolo dell'anima troviamo pure i dipinti di Merello che cantano San Fruttuoso, il suo Convento, raccolto in un blu così tagliente che sembra gettarsi fuori dalla tela. Guardandosi attorno si vede un linguaggio pittorico che si spinge sempre più avanti, toccando accenti fauve.

Di fronte alla San Fruttuoso in blu, i lavori di Eugenio Olivari, che andò a trovare l'artista durante il suo soggiorno in quell'angolo di Liguria e che, di contro, restituiscono l'immagine di «una pittura legata ancora a una concezione ottocentesca», per usare le parole di Franzone.

La riviera del Levante ligure compare anche nella sezione fotografica che presenta scatti di Alfred Noack e dei Fratelli Alinari. Da lì, dalle acque di Liguria, i cerchi si allargano nella sezione Le forme dell'acqua. Dal rosso dell'atmosfera che punta verso est de L'ora nostalgica sul Mé-Nam di Galileo Chini si arriva alle tinte rarefatte e potenti della Sinfonia del mare di Filippo Minozzi, passando per le opere di Antonio Discovolo.

Poco più in là, l'attenzione passa al Merello scultore e a Merello e il simbolismo. Se nella pittura l'essere umano scompare per lasciare posto al paesaggio, nell'attività grafica e plastica dell'artista la figura umana si fa presente. In mostra, negli spazi di Palazzo Ducale a Genova, anche la statua Il dolore. A percorrere la ricerca di Merello in quest'ambito, una forza espressiva che sembra essere toccata da tratti espressionisti.

L'ultima sessione guarda Oltre Merello: qui, troviamo, per esempio, la natura dipinta da Antonio Discovolo, rimasto anch'egli affascinato dalla Liguria più a levante, quella che porta fino alle Cinque Terre.

Una mostra, dunque, quella ospitata a Palazzo Ducale a Genova, che, prendendo come fil rouge il cammino artistico di Rubaldo Merello, porta ad ascoltare più voci (i nomi citati sono solo alcuni esempi di quelli scelti e presentati nell'esposizione per contestualizzare la produzione artistica di Merello), più paesaggi: quelli che travalicano la Liguria per diventare territori della mente e dell'animo. Quelli che parlano di un artista non solo locale, ma connesso con il fervore artistico del tempo: un artista capace di guardare. Tra il rosa di un fico, il giallo di un fienile e il rosso impastato nella terra che si getta nel mare. 

Federica Burlando

La mostra Rubaldo Merello tra divisionismo e simbolismo. Segantini, Previati, Novellini, Pellizza, osserverà le seguenti aperture straordinarie: 1 novembre, 8 dicembre, 26 dicembre, 1 gennaio, 6 gennaio: dalle 10 alle 19. Palazzo Ducale a Genova propone anche una serie di incontri, a ingresso libero, intorno a Merello che si svolgeranno presso la Sala del Munizioniere alle ore 17.45. Questo il programma: Elisabetta Papone - Il fascino della luce. La Riviera ligure nella fotografia di fine Ottocento (14 novembre); Giulio Sommariva - Marine e paesaggi della Riviera ligure nelle collezioni dell’Accademia Ligustica (28 novembre); Francesca Cagianelli - Alberto Grubicy e il sogno di un divisionismo internazionale (5 dicembre); Sergio Rebora e Aurora Scotti Tosini -Milano capitale del divisionismo 1891-1906 (12 gennaio); Caterina Olcese Spingardi - Dal “motivo” alla “visione”. Gaetano Previati, la Liguria e Merello (19 gennaio). 

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