La leggenda di Moby Dick. Torna a Genova il Melville di Chierici

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Genova, 21/08/2017.

Landa di attesa e di infinite possibilità, di ferite e di vittorie, di lotte dure e di amori inespugnabili: il mare racconta storie spesse come bruma e sospese come stelle. Basta un nome, un inizio, Chiamatemi Ismaele - l'eterno errante -, per entrare nel mondo di Moby Dick.

Dopo il successo di quest'estate al Porto Antico, venerdì 8 dicembre alle 20.30 il capolavoro di Herman Melville tornerà a salpare a Genova con La leggenda di Moby Dick in scena al Teatro dell'Arca all'interno del Carcere di Marassi. 

La scelta del testo, come sottolinea Chierici, non è casuale: si affaccia sul mare di Genova nel 25ennale delle Colombiadi del 1992, quando, sempre nell'area del Porto Antico di Genova, Vittorio Gassman inaugurava piazza delle Feste con il suo Ulisse e la balena bianca. «L'adattamento teatrale di La leggenda di Moby Dick - afferma Chierici -, presentato in forma di monologo, sarà però totalmente diverso, a incominciare dal titolo per cui si è scelto di mantenere un elemento di continuità con il tema della leggenda». Dalla storia di Novecento a quella della balena bianca cantata da Melville attraverso Ismaele, unico superstite del Pequod.

A dargli voce, lo stesso Igor Chierici, pronto a rievocare il suo lungo viaggio di uomo di mare da sempre imbarcato su navi mercantili, la sua decisione di salpare a bordo di una baleniera, l'incontro con Queequeg e quello con Achab e il suo equipaggio alla ricerca di Moby Dick. Un miraggio, un simbolo, un lucore della mente che segna il legame tra l'essere umano e la natura, tra il bene e il male, tra l'eterno domandare l'Assoluto e l'impossibilità di raggiungerlo, raccontato da uno dei romanzi simbolo della letteratura. Un romanzo che grida forte anche l'attesa, come quella che cela per pagine e pagine la rivelazione sulla scena del capitano Achab che, con la sua presenza fantasmatica, fa parlare il silenzio.

A far bisbigliare il silenzio, a farlo urlare, a Genova nello spettacolo La leggenda di Moby Dick, oltre alle parole di Chierici/Ismaele, ci sarà anche «la musica, sempre importante negli spettacoli con la mia firma, visto le mie radici da musicista - sottolinea l'attore. A far rivivere l'equipaggio del Pequod, le scene di caccia e persino a far risuonare la gamba di Achab», strappatagli via da Moby Dick e sostituita da una protesi, «saranno sei suonatori di taiko, tamburi giapponesi. Oltre a loro - continua Chierici - anche un violoncello (Giacomo Biagi) e un'arpa (Federica Magliano)».

Tempo e spazio sono, dunque, pronti a rimescolarsi, a impastarsi in un'unica onda: dal mare della Genova dei giorni nostri, il pubblico si ritroverà - sottolinea Chierici - seduto sulla prua della baleniera, tra botti e arpioni, raccontati da tubi al neon. Bagliori accecanti nella notte, come un baleno, come una balena: «termini che ho voluto accostare», rivela l'attore. Baleno come lampo, lampo come momento di biancore, biancore come Moby Dick. Con la sua fugacità, con la sua leggenda. 

In scena, inoltre, anche Luca Cicolella, che con Chierici cura la regia dello spettacolo La leggenda di Moby Dick. Cicolella vestirà i panni di Queequeg. Dopo un primo momento di diffidenza, i due uomini diventeranno amici tanto da imbarcarsi insieme sul Pequod. Una figura, quella del tatuato personaggio melvilliano, che dice di più, parla di attraversamento: «con lui Ismaele abbatte i suoi pregiudizi», sottolinea Chierici.

Un andare oltre che è anche un po' il senso che l'attore/regista ritrova in Moby Dick e nel legame tra Achab e la balena bianca: «quello della sfida dell'essere umano di superare le proprie potenzialità, i propri limiti. Fin dai tempi più remoti, sottolinea, l'essere umano si è sempre interrogato su cosa ci fosse al di là di quella striscia che divide cielo e mare». Quel mare che Chierici - impegnato anche in progetti di teatro sociale - ha raccontato più volte. Come quello che circonda il mondo di Novecento, che trova la libertà tra le paratie del Virginian, o quello di Billy Budd il marinaio, un'occasione per affrontare tra l'altro il tema della giustizia e della lotta tra bene e male. O ancora come quello, ricco di sogni delusi, de Il lungo viaggio di Leonardo Sciascia.

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