Sagi Gross a Casa Paganini: performance e ricerca H2020 - Genova

Sagi Gross a Casa Paganini: performance e ricerca H2020

Teatro Genova Casa Paganini Sabato 21 maggio 2016

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Genova - Si erano già incontrati lo scorso marzo all'interno della giornata seminariale When art meets science 2016, per il Jazz Maastricht Festival, ora il danzatore e coreografo Sagi Gross viene ospitato a Casa Paganini-InfoMus in collaborazione con il Teatro Carlo Felice e con il sostegno del Goethe Institut Genua ospite di Antonio Camurri, professore ordinario presso il Dibris (Dipartimento di Informatica Bioingegneria Robotica e Ingegneria dei Sistemi) e direttore di Casa Paganini-InfoMus - all'interno del cartellone del Festival Internazionale di Danza Genova OutsideR DanceR.

Camurri e il suo staff lavorano da tempo ai possibili incroci tra linguaggi artistici e tecnologia. Lo sviluppo della piatoforma EyesWeb (traduce in linee, di diverso colore e spessore, un gesto e ne riporta la forza e la qualità) fu un percorso fortemente influenzato dal lavoro con il compositore Luciano Berio e con altri artisti e ricercatori tra cui Nicola Bernardini e Alvise Vidolin. Negli ultimi anni l'attenzione e le collaborazioni con danzatori si sono intensificate e hanno portato all'elaborazione di un «modello concettuale delle qualità espressive», spiega Camurri che consenta di tradurre il gesto artistico di un corpo danzante in un suono. «Si tratta di un nostro vocabolario che va da qualità fisiche di vario livello ad altre più astratte che si discostano dal canale e dall'approccio percettivo. Per esempio la leggerezza si può percepire con un senso ma una voltà isolata come qualità la si può trasportare anche verso altri sensi».

A Maastrich, come a Genova, l'occasione di collaborazione tra il team di Camurri e Sagi Gross è ancora un progetto di ricerca europeo, H2020. In soli 15/20 minuti di performance il pubblico ha assistito all'interazione tra un pianista cieco e un danzatore facilitati dalla tecnologia nel mettere in dialogo le loro tecniche. «Il pianista olandese Bert van den Brink aveva in cuffia la traduzione della fluidità. All'inizio lui suonava e sembrava che improvvisasse, in realtà seguiva quanto aveva in cuffia, la traduzione in suono del gesto danzante di Sagi Gross. Quando il danzatore è entrato in scena e hanno proseguito il duetto c'è stata grande sorpresa perché il pubblico conosceva il pianista e si chiedeva come potesse seguire il danzatore. A un certo punto il danzatore toglie le cuffie al pianista e la regia manda la sonificazione del movimento svelando la terza dimensione».

Il lavoro con i musicisti è una parte integrante del percorso di ricerca tra arte e tecnologia sia per la creazione di sonificazioni delle varie qualità espressive del movimento sia per comprendere altri livelli di fruizione e percezione. Le vostre sonificazioni sono gradevoli da ascoltare? «Questo non è un aspetto di cui ci occupiamo, l'attenzione è tutta diretta alla qualità da realizzare. Per fare un esempio, se il movimento è a scatti il suono ne diventa specchio e sarà spigoloso. Abbiamo collaborato molto con Andrea Cera, un compositore italiano molto attivo e richiesto che lavora anche er IRCAM ed è consulente Reanult per la creazione del suono per rendere le macchine elettriche comunicative».

La creazione di questo vocabolario e l'approfondimento sulle qualità artistiche dei vari linguaggi ha portato a varie collaborazioni, per esempio con la neuroscienziata Beatrice de Gelder, docente all'università Maastricht, ce ne sono altre in vista? «Stiamo sperimentando molto, perché ci sono più modi di affrontare questo nodo tra arte e tecnologia e di interpretare le qualità espressive trasferendole in un vocabolario che possa diventare affidabile. Per esempio abbiamo incrociato il nostro percorso anche con la psicologia sperimentale. In una delle nostre osservazioni abbiamo creato un test in cui alle persone viene chiesto di associare un video a una traccia sonora oppure da una gamma di suoni, scegliere un movimento da associarvi».

Sagi Gross sarà dunque impegnato tre giorni (dal 25 al 27 maggio 2016) in analisi e tracciature in laboratorio. Poi, martedì 24 maggio, (ore 21) sempre a Casa Paganini, sarà però anche sul palco per mostrare la coreografia: Blind Sight, del duo Sagi Gross (coreografo) e Jeroen Fransen (artista multidisciplinare), dedicato all'abilità umana di rielaborare informazioni sia vitali che distruttive. In che modo la società, i gruppi e gli individui affrontano l'immensa mole di informazioni, immagini, tensioni e conflitti che il mondo in cui vivono propone? Come rendiamo questi eventi, a volte scioccanti, parte della nostra esperienza? Che ruolo hanno i nostri sensi in questo procedimento complesso? Attraverso la danza, Sagi Gross offrirà un'appassionata esplorazione su musiche da lui stesso rielaborate e assemblate, che dalla Sinfonia delle Alpi di Richard Strauss ci portano al giovane islandese Ólafur Arnalds.

Il danzatore si tratterrà a Genova ancora un paio di giorni, il 28-29 maggio, con l'associazione Danzarte Diabasis Ballet che organizza per tutti i danzatori genovesi e non, Conceptual physicality Masterclass con Sagi Gross & Jeroen Fransenun workshop che è un'occasione di studio e un'opportunità per capire il lavoro e lo stile di Gross. Il workshop si tiene presso lo Studia Danza 91 è aperto ad allievi dai 15 anni in su e consiste in 10 ore di studio divise in due giorni. Per informazioni su costi e orari clicca qui.

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