
Genova - Venerdì 12 dicembre è un giorno importante per Vincenzo Spera, che festeggia i 40 anni di carriera e di attività con la sua Duemilagrandieventi, tra grandi concerti e spettacoli.
Era infati il 12 dicembre del 1974 quando il promoter organizzò al Teatro Aliseo (ora Tosse, n.d.r.) un concerto con Giorgio Gaslini e i Latte e Miele, storica band progressive genovese.
Da quel momento Spera non si è più fermato e in quattro decadi ha portato sotto la luce della Lanterna alcuni degli artisti nazionali e internazionali più influenti della musica contemporanea: da Bruce Springsteen a Lou Reed, da Vasco Rossi a Francesco de Gregori.
Come tutte le grandi storie, quella di Vincezo ha inizio con un piccolo, grande passo: «Il primo evento che ho organizzato - racconta - è stato il Mak p 100, la festa di fine anno del mio liceo, a Salerno. La organizzammo su una nave che facemmo arrivare da Napoli e come ospite c'era Peppino di Capri. Ricordo che il biglietto costava 10 mila lire (che nel 1971 non erano poche, n.d.r.) e fu un successo. Basta pensare che c'erano addirittura i bagarini che vendevano i biglietti. In quel momento ho capito quale sarebbe stata la mia strada».
Per fare il promoter servono: gusto, capacità relazionali, resistenza allo stress e rispetto maniacale per le scadenze, come sottolinea Vincenzo: «Una cosa che spesso nessuno considera è che il mio lavoro non ammette proroghe. Il concerto deve andare in scena all'ora x del giorno x, sennò sei finito. Questo non vale nella maggioranza delle altre professioni, dove si usano mille scuse per non rispettare le scadenze».
Queste non sono le uniche doti per essere un Promoter con la P maiuscola, come continua a raccontarmi Spera: «Devi avere una metodica ferrea e saperti relazionare con più realtà, dalle istituzioni alle forze dell'ordine. Ogni eventualità deve essere presa in considerazione. Anche una vite messa male nella struttura di un palco può far fallire un evento. per questo serve una spiccata capacità di avere una visione di insieme del processo produttivo. Il mio non è un mestiere che impari a scuola o sui libri».
Nella carriera di Vincenzo Spera sono tanti gli eventi indimenticabili, ma quello che lui ricorda con più trasporto è il concerto di inaugurazione delle Colombiadi del 1992: «È stato una serata magica - mi racconta - c'erano più di cento mila persone e il cast di quella serata era stellare. Io ero talmente sotto pressione che persi per tre volte i documenti, ma fu un successo».
Chi ama la musica dal vivo sa che Genova non è una piazza di prim'ordine per gli eventi musicali. Spera questo lo sa bene: «Genova non è riuscita a stare al passo coi tempi. Il Palasport, ad esempio, non è stato aggiornato alle nuove esigenze infrastrutturali che servono per ospitare concerti grossi. Inoltre le istituzioni non hanno mai incoraggiato una cultura degli eventi dal vivo. Ecco perché mi definisco un marziano in questa città: spesso rischio e nell'organizzare gli eventi uso la tecnica del kamikaze: o la va o la spacca!».
La musica stessa è cambiata negli anni, soprattutto nella sua dimensione live: «Quando assisto a un concerto di artisti della mia epoca, spesso rimango perplesso, perché non hanno l'impatto visivo o sonoro delle produzione moderne. Questo non avviene con i dischi, che invece mantengono tutto il loro valore, nonostante siano passati molti anni dalla loro uscita».
Tra i concerti che Vincenzo non dimentica c'è quello di Vasco Rossi allo Stadio Luigi Ferraris di Marassi, nel 2004: «È stato un evento talmente bello e stressante che io sono finito sdraiato su una barella, con la pressione a mille, e ci sono volute due ore per farmela scendere. Da quel giorno devo prendere le pillole per abbassarla».
Festeggiare quarant'anni di carriera non significa chiudere una storia, ma omaggiare una tappa importante di una vita lavorativa vissuta la massimo. A Vincenzo le idee per il futuro non mancano, e sono tante: «Al di la dei concerti, che ormai hanno una conduzione artistica da catena di montaggio, che ne facilita l'organizzazione, voglio riuscire a dar vita a un'associazione capace di sopperire alle difficoltà che spesso incontra Assomusica, l’associazione dei produttori e organizzatori italiani di spettacoli musicali dal vivo di cui sono presidente. Voglio dare inizio a un circolo virtuoso capace di far andare meglio le cose».
Il filo conduttore della storia di Spera è la musica che per lui «può salvarti la vita, come diceva Lou Reed. La musica non ti lascia solo neanche nei momenti più duri della tua vita».