Don Gallo è morto. Genova dice addio al prete da marciapiede

Don Gallo è morto. Genova dice addio al prete da marciapiede

Attualità Genova Mercoledì 22 maggio 2013

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Don Andrea Gallo
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La camera ardente é aperta dalle 20.30 di mercoledì 22 maggio presso la chiesa di San Benedetto al Porto di Genova. Sulla bara di Don Gallo il suo cappello nero, la sua sciarpa rossa, il suo sigaro e la bandiera della pace. Molte persone vicino al Don sono giá andate a rendergli l'estremo saluto. Tra queste lo scrittore Bruno Morchio e il regista e attore Pino Petruzzelli.

«Il feretro è collocato in una bara refrigerata e ben visibile da una lastra di vetro nella camera ardente». La camera ardente resterà aperta aperta anche giovedí 23 (ore 9-21; Santa Messa alle 17.30, a seguire S. Rosario) e venerdì 24 maggio (ore 9-23; Santa Messa alle 17.30, a seguire S. Rosario; veglia funebre alle 21)

La Comunità di San Benedetto chiede espressamente di non portare fiori, secondo Don Gallo «sono sempre stati fuori luogo ai funerali».

Sabato 25 maggio a Genova ore 11.30 presso la chiesa del Carmine in via Brignole De Ferrari 3, si svolgerà la cerimonia funebre di Don Andrea Gallo. A celebrare la messa saranno il cardinale Angelo Bagnasco e Don Luigi Ciotti. Al termine sul sagrato interverranno il sindaco Marco Doria e Moni Ovadia.

Alle 10 dalla Comunità di San Benedetto via San Benedetto 12, partirà il corteo funebre per accompagnare Don Andrea alla chiesa del Carmine.

Alle 16 a Campo Ligure, paese dove vive gran parte della sua famiglia, si terrà una funzione in forma più ristretta presso la parrocchia di Piazza Vittorio Emanuele. Subito dopo la salma sarà accompagnata al cimitero locale.

Venerdì 24 maggio dalle ore 21 nella chiesa di San Benedetto si terrà la Veglia, occasione per chi lo volesse, di salutare Don Andrea in modo più personale.

Su desiderio di Don Gallo la Comunità chiede di non portare corone o fiori, si potrà rendere omaggio attraverso il c/c della Comunità: Banca Etica IBAN IT86J0501801400000000138289, oppure c/c postale n. 15149164. Per la Comunità di San Benedetto al Porto.

Leggi i ricordi di Don Gallo da parte dei suoi amici e delle persone che lo hanno conosciuto

Genova - Sorriso, sciarpa rossa e sigaro sempre in bocca. Noi Don Gallo vogliamo ricordarlo così, quando gridava ai giovani: «Alzate la testa! Voi siete il futuro», quando ricordava alle piazze l’importanza della democrazia e le bussole che lo hanno guidato per tutta la vita, «Il Vangelo e la Costituzione», quando cantava Bella Ciao durante la messa o predicava il sesto Vangelo, quello «secondo De André». E poi le sue battute, gli scherzi, il suo modo di saper prendere la vita con gioia e allegria, l’aiuto che ha saputo dare a chi ne aveva bisogno, a quegli ultimi, troppo spesso dimenticati dalla società, che alla Comunità di San Benedetto hanno ritrovato la speranza, perché come ci ha raccontato Lilli, uno dei pilastri della Comunità, «Don Gallo è un padre che accoglie non giudica».

Don Gallo si è spento oggi, mercoledì 22 maggio alle 17.45, alla Comunità di San Benedetto all'età di ottantaquattro anni, dopo che il suo stato di salute si è aggravato nei giorni scorsi

Senza il Don Genova non è più la stessa. Don Andrea, prete da marciapiede era il grande vecchio della città, sempre presente per dire la sua e per camminare con gli ultimi, come amava dire lui, citando De André, in «direzione ostinata e contraria».

Non aveva paura il Don, non l'ha avuta da giovane, quando si è imbarcato missionario alla volta del Brasile, né quando è stato cappellano sulla nave-riformatorio Garaventa, dove ha cercato di cambiare i metodi coercitivi, predicando il Vangelo e l'amore. Non l'ha avuta davanti ai Cardinali, che spesso lo richiamavano all'ordine per le sue idee un po' troppo rivoluzionarie e non l'ha avuta neanche da vice-parroco al Carmine nel '70,  quando ha predicato ai fedeli un cristianesimo fondato sulla carità e sulla fratellanza, motivo per cui la Curia lo ha rimosso dall'incarico. Non ha avuto paura da anziano, quando è diventato sempre più famoso, quando è andato al G8 in mezzo alla gente, quando ha difeso i diritti dei trans, degli omosessuali, dei poveri, degli emarginati. Non si è mai tirato indietro il Don, in prima linea anche in politica, dall'appoggio a Sel a quello a Marco Doria, che anche grazie al sostegno di don Andrea ha vinto le elezioni a sindaco di Genova.

Dal 1970, da quando era stato mandato via dal Carmine - non senza le proteste dei fedeli al grido di M'hanno rubato il prete - Don Gallo era un prete senza parrocchia, lo aveva accolto Don Federico a San Benedetto al Porto, dove don Andrea aveva fondato la sua Comunità. E pur essendo senza parrocchia, era il prete più famoso d'Italia.
Ma a farlo amare dalla gente non erano solo le sue idee per una chiesa diversa, più aderente alle origini, più evangelica, comunitaria e che meglio sapesse rispondere ai tempi, dal matrimonio per gli ecclesiastici al sacerdozio femminile. Don Gallo sapeva comunicare. Sapeva parlare a tutti, agli 'ultimi' e ai 'primi', ai giovani e ai meno giovani. Parole semplici, aneddoti, racconti, battute, speranze e anche fede.

Ogni giorno erano tantissime le persone che si mettevano in coda davanti alla sua porta solo per poterlo incontrare, tantissimi quelli che gli scrivevano, lettere, mail, messaggi su Twitter e su Facebook, mezzi di comunicazione nuovi, ma di cui il Don aveva capito l'importanza per parlare alla gente. Non a caso la sua pagina Facebook conta più di 100.000 follower. E il Don, come poteva, e tra i suoi tanti impegni ha sempre trovato tempo per tutti

Noi di mentelocale.it lo abbiamo sempre seguito nelle sue tante avventure, siamo stati con lui a cena all'Ostaia Marinara A' Lanterna, abbiamo visitato più volte la Comunità di San Benedetto, abbiamo letto i suoi tanti libri, eravamo con lui quando ha fatto canestro al suo compleanno, quando ha fondato la Casa di quartiere Ghettup, quando ha presentato il calendario per le Princese del Ghetto, fino alla sua ultima battaglia, quella contro i Casinò per combattere la ludopatia.

Ma anche lui ci leggeva e ci seguiva sempre: «Ciao biondina, salutami la Capa e tutto mentelocale» mi diceva quando ci incontravamo e ogni tanto veniva anche a trovarci e a sedersi con noi in redazione. 

Con la scomparsa del Don Genova perde un pezzo di sè e della sua storia. Ora non resta che ricordarlo e non perdere i suoi insegnamenti, uno su tutti, l'odio all'indifferenza, per il Don «l'ottavo vizio capitale».

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