Itinerari ciclabili in Lombardia: in bicicletta lungo l'ex ferrovia da Menaggio a Porlezza

Como, 03/12/2020.

C’era una volta la ferrovia, il mezzo di trasporto che cambiò le vite della gente, le loro abitudini e l’intera società. Ma laddove c’era una volta la ferrovia e oggi non c’è più - perché superata dalle auto o addirittura dai treni ad alta velocità - sono rimasti dei cammini ferrati che sono al tempo stesso memoria storica, patrimonio culturale e, spesso, ambiente incontaminato da ripercorrere indietro nel tempo, a piedi o in bicicletta.

A venti di essi l’autrice e instancabile viaggiatrice Ornella D’Alessio ha dedicato il libro Vie Verdi: sui tracciati ferroviari dismessi (itinerari in tutta Italia da fare in bicicletta o a piedi), edito da Cinquesensi (29 ottobre 2020, 10 euro). Il volume include anche due itinerari in Lombardia, uno nel varesotto lungo il tratto della Ferrovia della Valmorea (da Castellanza a Castiglione Olona) e uno che collega il lago di Como e il lago di Piano (da Menaggio a Porlezza): di seguito pubblichiamo, per gentile concessione dell'editore Cinquesensi, il testo relativo a quest'ultimo itinerario.

Vie Verdi: itinerario ciclabile da Menaggio a Porlezza

Unica al mondo questa tratta di 12.241 metri nasce nel 1884 per trasportare i primi turisti del nord Europa che arrivavano a Lugano e poi col vaporetto fino a Porlezza per proseguire in treno verso Menaggio, sul lago di Como, con uno scartamento di 850 millimetri, misura inesistente nelle ferrovie pubbliche fino a quel momento e pendenze che oscillavano da un minimo di 10 a un massimo di 50 per mille (per oltre tre chilometri dell’intero tracciato). Inoltre, per risolvere il dislivello tra Menaggio e Grandola, la linea ferrata si dirigeva per circa 900 metri verso sud, in direzione Griante, con una pendenza del 5% fino a un largo piazzale, dove la locomotiva veniva staccata, mentre i vagoni rimanevano fermi, raggiungeva una piattaforma girevole per invertire il senso di marcia, e tornava su un altro binario per agganciare i vagoni e riprendere la corsa in direzione opposta, in termini tecnici chiamato regresso e per i tempi una soluzione innovativa in Italia e in Europa. Il 26 marzo 1884 la Gazzetta Ticinese di Lugano, riportava l’arrivo in città della prima locomotiva. Seguirono vari ritardi anche per la chiusura dei passi di frontiera tra Italia a Svizzera per evitare la diffusione del colera fino all’inaugurazione ufficiale il 5 novembre con la locomotiva a vapore che trainava il piccolo convoglio.

Oggi la ciclopedonale, lunga 13,5 chilometri, ripercorre per circa il 90% il vecchio tracciato ferroviario, dismesso nel 1939, ma all’inizio la segnaletica è scarsa quindi meglio seguire le indicazioni. Prima di partire si caldeggia un giro per Menaggio e per le sue viuzze invitando ad ammirare la prestigiosa Villa Vigoni, dalla bella architettura settecentesca, con ampio parco romantico all’inglese e la vicina Villa Valsecchi, esito significativo del liberty lombardo.

La partenza è nei pressi dell’ex stazione di Menaggio, oggi sede del Consorzio Agrario, tra la strada Regina e il muro di sostegno del giardino dell’Asilo degli Olivi, dietro al benzinaio, e si prosegue per l’Ostello della Gioventù. Dopo 500 metri di sterrato si imbocca la strada in salita a fianco del Monte Crocetta fino alla SS 340, che collega Menaggio a Lugano. Si continua a salire e a sinistra, al successivo tornante, si imbocca la ciclopedonale. Ci si addentra nella Val Menaggio e, percorsi i 90 metri di galleria, la pista si interrompe sulla SP di Grandola e Uniti. Volendo qui si può fare una piccola deviazione per andare al borgo di Cardano, dove si trova la Villa Bagatti Valsecchi, privata ma bella anche dall’esterno. In fondo al borgo si attraversa la SP di Grandola ed Uniti per imboccare via Gonte. Dopo circa 400 metri si prende a sinistra via Cascinello Rosso (attenzione al traffico, non è pista ciclabile) che dopo ulteriori 400 metri sbuca sulla SS 340, si attraversa e seguendo le indicazioni per Bene Lario/Grona si ritrova la ciclabile sulla destra.

Si pedala nella valle dominata dal Monte Crocione (1.641 metri) e dal Monte Galbiga (1.698 metri), arrivati a Grona la pista si interrompe per riprendere all’altezza del cartello Lago di Piano. Costeggiato il bosco si entra nella Riserva Naturale Lago di Piano, una delle aree protette della Lombardia, in quanto riconosciuta come zona SIC, dove nidificano varie specie di uccelli, per arrivare al piccolo ecomuseo Casa della Riserva, quasi di fronte a un dosso di formazione glaciale chiamato Montecchio del Brione. Sorpassata l’area industriale alzando lo sguardo si vede il piccolo borgo medievale di Castel San Pietro con le sue casette e le mura in sasso, che vale una piccola deviazione.

Lasciandosi alle spalle il ponte in legno sul torrente Cuccio, si prosegue lungo il corso d’acqua fino all’incrocio con la SP 14. Altri cento metri fino all’imbocco di via Prati e a sinistra del complesso residenziale riprende la pista ciclabile che costeggia il lago. Superato il ponticello sul fiume Rezzo si scende sul lungolago di Porlezza, dove lasceremo la bici per una visita a questo antichissimo centro, già importante in Alto Medioevo, come ci ricordano i documenti relativi alla Pieve romanica di San Vittore, al tempo una delle 57 pievi dell’Arcidiocesi di Milano. Nel tempo l’originaria struttura dell’antico edificio ha perso parte dei suoi connotati. All’interno, un occhio agli affreschi nel presbiterio, firmati da Giulio Quaglio, maestro settecentesco di aria tiepolesca e un ricchissimo Altar Maggiore barocco, riccamente decorato.

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