Oltre l’arte, Gallleriapiù a Bologna porta «un’estetica con conseguenze»

Oltre l’arte, Gallleriapiù a Bologna porta «un’estetica con conseguenze»

Attualità Bologna Venerdì 3 marzo 2023

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© Piera Pastore
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Bologna - Prosegue il viaggio di Mentelocale alla scoperta delle gallerie d’arte di Bologna. La nona tappa è alla Gallleriapiù in via del Porto 48 a/b nel cuore della Manifattura delle Arti di Bologna: una realtà poliedrica per l’arte contemporanea con un focus sulla ricerca e la sperimentazione, fondata da Veronica Veronesi nel 2013. Gallleriapiù è scritta con tre L non a caso: «Gallleriapiù nasce con un intento ben preciso ossia la volontà di inserire nello spazio espositivo anche più cose come l’angolo caffetteria. Uno spazio dove ospitare le persone…dove poter stare, vivere, partecipare e farsi sicuramente delle domande» così ci racconta la fondatrice e titolare Veronica Veronesi.

Qui l’arte infatti viene usata come potente mezzo di comunicazione per trasmettere al pubblico messaggi, storie ed emozioni. I linguaggi del contemporaneo si incrociano e si contaminano in uno spazio che vuole andare oltre la pura e semplice estetica. Alla base dell’attività di Gallleriapiù infatti c’è un’estetica con conseguenze, come viene definita dalla stessa titolare: «Abbiamo coniato questo termine per definire la linea che contraddistingue la nostra ricerca artistica. Siamo interessati a delle pratiche artistiche che oltre all’estetica abbiano anche degli argomenti fortemente legati a delle stringenti attualità, presenti o future».

La Gallleriapiù a Bologna si contraddistingue quindi per una ricerca attenta e selezionata di artisti emergenti e mid-career; in quest’ottica lo spazio ospita ogni anno quattro mostre inedite. La galleria porta avanti un lavoro continuativo con gli artisti, non solo di curatela ma anche a livello produttivo e manageriale, in un proficuo rapporto di fiducia e di scambio di idee.

Attualmente in mostra alla Gallleriapiù fino al 18 marzo 2023 è possibile ammirare Re/presentation di Emilio Vavarella, artista e ricercatore presso Harvard University che collabora con la galleria già da otto anni. La sua pratica è concentrata prevalentemente sul rapporto tra l’uomo e l’impatto delle tecnologie nella vita quotidiana. Il progetto espositivo propone un’indagine sul ritratto contemporaneo e ne affronta le questioni più̀ profonde, quali la relazione tra l’artista e il committente, l’intimità del collezionista, la memoria. Il titolo gioca sul connubio tra presentazione e rappresentazione, con l’intenzione di ragionare su questi concetti e il loro rapporto con il ritratto, inteso come la presentazione in immagine dell’essenza di una persona.

Re/presentation è l’appendice di un progetto iniziato nel 2018 dove Vavarella ha iniziato a processare il suo codice genetico attraverso diversi software per dar vita a dei ritratti non-ritratti, che realizza anche su commissione. Vavarella nega la rappresentazione e contemporaneamente ne presenta il suo contenuto più̀ intimo e importante. Un tema oggi attualissimo: viviamo in un momento storico in cui il ritratto fotografico è diventato uno dei modi attraverso cui le nostre identità̀ sono comunicate e consumate quotidianamente; l’immagine, sempre più̀ inflazionata, rischia di perdere la sua capacità rappresentativa. Vavarella si focalizza proprio su uno dei temi davvero pregnanti del contemporaneo, il ritratto, e ne riscopre un rinnovato potenziale estetico e concettuale.

Numerosi sono gli artisti nazionali e internazionali che negli anni hanno collaborato con Gallleriapiù. Tra i tanti: Apparatus 22, un collettivo artistico transdisciplinare rumeno fondato dagli attuali membri Erika Olea, Maria Farcas, Dragos Olea e Ioana Nemes; Matteo Cremonesi, artista e ricercatore italiano che si occupa di arte e nuovi media, con un particolare interesse per l'impatto estetico, sociale e politico di Internet e delle nuove tecnologie sulla ricerca artistica e sulla cultura contemporanea in genere; Débora Delmar, artista messicana che lavora sull’esplorazione della cultura del consumo globale del 21esimo secolo, sull’impatto di quest’ultima nella vita quotidiana e sulle aspirazioni estetiche che ne conseguono; Ivana Spinelli, artista italiana e docente di scultura all’Accademia di Belle Arti di Bologna, che da anni analizza principalmente le relazioni tra corpo e linguaggio.

La Gallleriapiù nel corso degli anni e grazie alla sua attività è divenuta uno dei punti di riferimento per l’arte contemporanea a Bologna, città con la quale ha uno stretto e forte legame: «Bologna ha ancora pochi attori attivi nell’arte contemporanea; siamo in una fase di sviluppo. – così dichiara Veronica Veronesi – Il contemporaneo in città è sicuramente legato al polo museale del MAMbo e all’attività che sta facendo Lorenzo Balbi come direttore. Noi come gallerie private stiamo facendo da perfetto corollario a questa scena. Anche Gallleriapiù è parte dell’Associazione Gallerie d'arte Moderna e Contemporanea di ASCOM Bologna e portiamo avanti un dialogo aperto e costruttivo con i colleghi del settore con una ricaduta positiva sull’intero territorio. La cosa interessante della Manifattura delle Arti di Bologna è che in questi ultimi anni diversi spazi no profit hanno deciso di aprire in questo distretto. Si sente il fermento a Bologna anche grazie a questi spazi che dedicano la loro attività alla ricerca, svincolata dal mercato, portando gli artisti in città, i quali sono il vero motore del sistema».

Questo fermento artistico si respira a pieno da Gallleriapiù che al programma espositivo affianca inoltre un ricco calendario di eventi culturali. Una galleria da vivere quindi a 360 gradi dove l’arte contemporanea non rimane appannaggio di un’elite ristretta ma vuole aprirsi, avvicinarsi ad un più ampio pubblico, essere un acceleratore di incontri e idee.

Per rimanere aggiornati sugli eventi della Gallleriapiù vi consigliamo di visitare il loro sito.

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